Ministero dell'Economia e delle Finanze

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martedì 8 ottobre 2013

Gli esodati del sangue.

E’ proprio vero, la solidarietà si paga.
L’ultimo regalo della riforma Fornero, quella della lacrimuccia per intenderci, è indirizzato proprio ai donatori di sangue; ad un anno dall’applicazione dell’ennesima riforma delle pensioni, si scopre che i giorni di assenza dal lavoro per donare il sangue o il midollo osseo, vanno recuperati per raggiungere il tetto di giornate lavorative necessarie al pensionamento. 
Infatti, chiedendo i conteggi per andare a riposo, alcuni lavoratori/donatori si sono sentiti rispondere che i giorni di permesso, retribuito al 100% per donare il sangue, non sono validi per maturare il diritto pensionistico.
Il regalino della professoressa dalla lacrima facile, varrà per tutti coloro che andranno in pensione entro il 2017 senza aver raggiunto i 62 anni di età.
I giorni in questione saranno recuperati in sede di conteggio oppure il pensionato subirà una penalizzazione del 2% sull’assegno vitalizio; quindi, chi, per aiutare il prossimo, ha donato il sangue 100 volte nell’arco della sua carriera lavorativa, dovrà recuperare questi 100 giorni che, sommati alle festività e alle domeniche, rischiano di diventare complessivamente anche 4-6 mesi.
Ma, attenzione, perché le sorprese non potrebbero finire qui.
Se, ai fini del conteggio previdenziale, varranno dopo il 2017 soltanto le giornate effettivamente lavorate (e non i periodi di accredito figurativo dei contributi), potrebbero incappare nella penalizzazione anche tutte le altre fattispecie di assenze retribuite ad oggi esistenti.
Senza le migliaia di volontari che ogni giorno offrono gratuitamente la loro disponibilità donando a chi ne ha bisogno un bene così prezioso quale il sangue, tante prestazioni chirurgiche non potrebbero essere garantite, tante vite non potrebbero essere salvate e tante emergenze finirebbero in inevitabili tragedie.
E allora cosa fa la casta politica?
Invece di stimolare e incentivare le donazioni, penalizza i donatori.
E’ chiaro che penalizzando i donatori dal punto di vista pensionistico, non si riconosce più il valore morale e solidale della donazione di sangue, scoraggiando per l’immediato futuro la chiamata dei donatori.
Soprattutto, lo riteniamo eticamente riprovevole verso chi dona e contemporaneamente molto disincentivante per chi vuole continuare oppure iniziare a farlo.
E pensare che qualche “testolina” della nostra amministrazione aveva, ben prima dell’esistenza della ministra "una lacrima sul viso", anticipato questa nefandezza eliminando dal conteggio delle giornate valide per la remunerazione del FUA ai lavoratori, queste tipologie di assenze.

Ma, forse tutto questo è troppo choosy!

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