Franco Bernabè, ex Presidente della Telecom Italia, dopo che la spagnola
Telefonica ha conquistato il 66% del gruppo Telecom, nell'audizione al Senato
dello scorso 25 settembre, ha dichiarato: "Ho appreso di Telefonica solo dai comunicati
stampa".
Il 3 ottobre, poi, rassegna le dimissioni dalla carica di
presidente esecutivo e il consiglio dell’azienda gli esprime i suoi vivi
ringraziamenti “per il grande impegno e l'elevato apporto manageriale profuso in
questi anni alla guida della Società”.
Quindi, Bernabè è andato via e, come previsto dalla relazione
sulla remunerazione per l'esercizio 2012, riceverà il compenso e i benefit a cui
avrebbe avuto diritto fino a fine mandato.
Quanto?
6,6
MILIONI DI EURO
Nel dettaglio, 3,7 milioni di euro rappresentano il trattamento a
cui Bernabè avrebbe avuto titolo sino a naturale scadenza del mandato (compenso
fisso, variabile, benefit e altri compensi a equilibrio degli oneri fiscali
applicabili ai benefit tassati).
Gli altri 2,9 milioni di euro sono il corrispettivo dell'accordo
di non concorrenza, di durata pari a 12 mesi, la cui stipula e' stata deliberata
dal consiglio di amministrazione in linea con la possibilità prevista dal
contratto in essere.
Bernabè si qualificava come consigliere esecutivo non
indipendente, ed era presidente del Comitato Esecutivo. E’ possessore di 468mila
azioni ordinarie di Telecom Italia (di cui 18mila indirettamente) e 480mila
azioni di risparmio (di cui 30mila indirettamente).
Insomma, una bella cifretta per un presidente di società che non
sapeva dell’acquisizione spagnola e che ne prende conoscenza grazie alla
stampa.
Considerato che la memoria, per noi, è un ingranaggio collettivo,
è giusto ricordare che lo scorso 27 marzo 2013 i sindacati filo padronali Cgil,
Cisl, Uil e Ugl Telecomunicazioni firmarono un accordo con Telecom Italia che
portò a 250 licenziamenti coatti, 250 contratti di mobilità, 32.000 contratti di
solidarietà e l’abolizione del premio di risultato.
Raccontarono ai lavoratori che tutto questo era un sacrificio
necessario, che sarebbe servito a salvare
l’azienda.
I lavoratori, che hanno sempre denunciato quell’inganno, oggi
sanno di avere ragione.
Sanno di aver ragione a sostenere che negli ultimi decenni Telecom
Italia è stata spolpata, ridotta all’osso e gettata
via.
Franco Bernabè, quindi, torna a casa con 6,6 milioni euro in
tasca.
Del sacrificio fatto dai lavoratori quel 27 marzo 2013 non rimane
neanche il ricordo, se non sulla loro pelle e su quella dei loro
familiari.
Insomma, come al solito si privatizzano gli utili e si
socializzano le perdite.
Allora, un piccolo “problemino” di ingiustizia e disuguaglianza
sociale, di redistribuzione della ricchezza, di odiosa lotta di classe al
contrario, in questo paese di poeti, navigatori e santi, esiste o
no?
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