Ministero dell'Economia e delle Finanze

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lunedì 2 giugno 2014

Benvenuti ai Mondiali 2014!

La Coppa del Mondo l’avevamo lasciata quattro anni fa a Johannesburg, quando la nazionale olandese si era dovuta arrendere, nei tempi supplementari, al gol del centrocampista del Barcellona Andrès Iniesta, regalando alla Spagna il suo primo mondiale.
Oltre ad essere stato il primo mondiale vinto dalla Spagna, quell’edizione è stata anche la prima giocata in Africa, in particolare in Sud Africa, uno dei paesi appartenenti ai Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), ovvero ai nuovi stati emergenti.
Il Sud Africa, nonostante i mondiali del 2010, è ancor oggi teatro di una grande disuguaglianza sociale e razziale, oltre ad essere scosso da ripetuti scioperi dei minatori, sempre più repressi nel sangue dalla polizia.
Dopo il Sud Africa, un altro paese Brics si appresta a ricevere il mondiale.
Il Brasile che ospiterà la Coppa del Mondo, però, non è certamente il Sud Africa né dal punto di vista economico, né da quello del livello di mobilitazione sociale.
Il gigante carioca, infatti, è effettivamente una delle più grandi economie al mondo, che da 10 anni cresce a ritmi molto elevati ed è ormai diventata una potenza regionale. Un’economia che, però, negli ultimi due anni sta accusando battute d’arresto, sia perché c’è un forte attacco speculativo verso le monete dei Brics, sia per la concorrenza messa in campo da altri paesi.
Inoltre, le famose politiche assistenziali del governo Lula, proseguite da Dilma Russef, hanno avuto pochi effetti redistributivi limitati ai primi anni e, ormai, sono di fatto saturi; per essere realmente efficaci e redistributivi, avrebbero bisogno di intaccare quegli interessi fondamentali dell’alta borghesia brasiliana, cosa, questa, che però non succede.
Questo è il contesto economico in cui si inserirà il mondiale 2014, una rassegna che secondo il governo avrebbe dovuto far entrare ufficialmente il Brasile nei "grandi" dell’economia mondiale.
Al momento, quello che si sta vedendo è un aumento vertiginoso della speculazione edilizia e della costruzione di grandi opere inutili, con milioni di dollari investiti dal Governo brasiliano.
Da oltre un anno, inoltre, i prezzi dei servizi pubblici, ma anche degli alimenti di base, sono in costante aumento a fronte di salari costanti e mediamente bassi. Un fenomeno che è inevitabilmente legato all’avvicinarsi dei mondiali.
Proprio l’aumento dei biglietti del trasporto pubblico, uno dei servizi tra i peggiori al mondo, è stato il fattore scatenante delle prime proteste contro i campionati del mondo, a cui sono seguite le manifestazioni degli insegnanti, non direttamente legate alla speculazione connessa alla rassegna calcistica, ma che hanno solidarizzato immediatamente con gli altri manifestanti.
La protesta, inoltre, si è estesa ad altre tematiche più generali in cui la rabbia per i mostruosi investimenti pubblici effettuati per costruire infrastrutture inutili, si unisce alla richiesta di spostare questi fondi per migliorare i servizi essenziali come l’istruzione, gli ospedali o il trasporto pubblico.
Fino agli ultimi mesi, le proteste erano rimaste interne alla classe media, che vedeva depauperare i propri guadagni a causa dell’inflazione, dei salari bloccati e del peggioramento dei servizi.
Il conto alla rovescia verso il 14 Giugno ha, però, fatto irrompere sulla scena altri attori: i favelados (gli abitanti delle favelas).
Più di 250.000 persone, infatti, sono state violentemente sgomberate dalle loro case, o meglio baracche, per far posto a un nuovo stadio o ad un nuovo centro commerciale, senza fornirgli alcuna soluzione alternativa.
Insomma, finti piani di riqualificazione che nascondevano speculazioni edilizie e progetti di gentrificazione coatta.
Le proteste, dunque, hanno iniziato a coinvolgere il Movimento dos Trabalhadores Sem-Teto (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto), rafforzato da migliaia di abitanti delle favelas disposti a tutto pur di riprendersi le proprie abitazioni ed infine, gli indios che si battono per la demarcazione delle loro terre e contro i ripetuti attacchi portati dalle multinazionali dell'agro-alimentare di impossessarsi delle loro territori più ricchi.
Questi elementi, quindi, sono una novità nel panorama politico brasiliano perché, per esempio, i favelados raramente si sono sommati alle proteste della classe media, rimanendo sempre ai margini delle mobilitazioni sociali proprio a causa di questo loro status di ultimi tra gli ultimi, di disoccupati perenni, non inquadrabili in nessuna categoria.
Una caratteristica tipica dei settori più emarginati dell’America Latina che, però, una volta scesi in strada, ha una potenzialità conflittuale devastante considerando anche il fatto che nella sola Rio de Janeiro gli abitanti delle favelas sono 2 milioni su 12 milioni di cittadini di Rio.
Proprio in virtù di tutto ciò, la repressione è stata e continua ad essere tremenda; la polizia militare brasiliana non ha avuto nessun problema ad usare le armi da fuoco per reprimere queste manifestazioni, utilizzando dei metodi repressivi appresi direttamente dalle agenzie statunitensi di contractor, tra i quali la tortura e l'assassinio.
Non è certamente la prima volta che i mondiali di calcio vengono utilizzati per fini economici o politici; tra i casi più eclatanti ricordiamo quelli del 1962 in Cile e del 1978 in Argentina, rassegne ad uso e consumo delle dittature locali dell’epoca ma, anche, la stessa Italia ’90 in cui furono evidenti i legami con tutto il sistema di tangentopoli
Quindi, il 12 giugno si alzerà il sipario sul mondiale di calcio in Brasile ed è per questo che desideriamo fare in modo che la realtà patita dal popolo brasiliano a causa della realizzazione di questo evento "sportivo", possa essere conosciuta da più persone possibili, cosicché chi assisterà al torneo sia almeno consapevole dei crimini che sono stati compiuti e che si stanno reiterando ancora.
Ci rendiamo conto che auspicare la sua sospensione o il suo boicottaggio sia un discorso utopistico; ma con l'aiuto di chi condivide il nostro sdegno nei confronti degli atti d'oppressione subiti dalla popolazione brasiliana, possiamo impegnarci affinché questo possa essere il mondiale meno seguito della storia.
30.000.000.000 di dollari sono stati spesi per la sua realizzazione, in un paese dove vige la carenza di scuole (il 10% dei brasiliani sono analfabeti), ospedali e l'impossibilità economica per molte persone di potersi permettere cure mediche; 13.000.000 di brasiliani soffrono la fame; più di 250.000 persone sono state espropriate dalle proprie abitazioni, perché intralciavano i lavori per le strutture necessarie allo svolgimento del mondiale o perché residenti in favelas ritenute di brutto gusto per l'immagine della manifestazione "sportiva".
Anche dalle nostre parti, purtroppo, stiamo imparando cosa significhi essere privati di un tetto sotto il quale vivere per sfratti e sgomberi o perdere la propria abitazione a causa di grandi, inutili opere.
Quindi, chiediamo a chi è solidale verso queste tematiche, ai lavoratori del nostro ministero, di unirsi in questa campagna, una forma di disobbedienza civile che possa sensibilizzare altre persone e mandare un messaggio forte e chiaro.


“Il calcio per me è come camminare: da solo, svincolato da un contesto sociale, non è nulla.
Quando vai a piedi, non fai niente di speciale: se però a piedi vai sotto al Parlamento a far valere le tue idee, cambia tutto.
Così il calcio: se diventa un veicolo per educare la gente, allora è un mezzo formidabile”
Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, detto Sócrates, capitano della Nazionale brasiliana ai mondiali del 1982 e del 1986.
(Belém, 19 febbraio 1954 – San Paolo, 4 dicembre 2011).