Ministero dell'Economia e delle Finanze

Ministero dell'Economia e delle Finanze

domenica 27 novembre 2011

Le nuove dotazioni organiche.

Il 30 novembre 2011, alle ore 16, i rappresentanti nazionali delle organizzazioni sindacali sono stati convocati dall'amministrazione per la consultazione concernente la riduzione delle dotazioni organiche del personale delle aree professionali in attuazione a quanto previsto dall'art. 1, comma 3, lett. b) del D.L. 138/2011 convertito con modificazioni dalla Legge 148/2011.
La previsione normativa in questione prevede un'ulteriore riduzione delle dotazioni organiche del personale non dirigenziale, non inferiore del 10% della spesa complessiva, da effettuare entro il 31 marzo 2012; a differenza delle precedenti riduzioni applicate, quest'ultimo dettato normativo ha eliminato alcuni elementi di flessibilità disponendo rigidi vincoli da seguire quali la riduzione del 10% del valore complessivo, la rimozione delle situazioni di sovrannumerosità e l'esenzione dal taglio delle dotazioni delle Commissioni Tributarie.
In conclusione, l'amministrazione ha individuato in 43.781.647 euro il valore della riduzione da apportare e ha predisposto una nuova dotazione organica di 12.645 dipendenti (il DPCM 30 giugno 2011 ha rideterminato la dotazione organica del personale delle aree professionali in 13.542) a fronte di 11.443 presenti in servizio (al 17 settembre 2011), con uno scostamento pari a 1.202 unità.
Lo schema inviato dall'amministrazione, dal quale si possono analizzare anche le riduzioni apportate specificatamente per area di appartenenza, può essere facilmente consultabile sul nostro sito web www.lavoratoriautorganizzatimef.blogspot.com, oppure cliccando direttamente questo link.
E' chiaro che ci troviamo di fronte ad un incontro puramente formale, considerato inevitabile dalla parte pubblica ma che rappresenta, in realtà, l’ennesimo tassello di un progetto generale di smantellamento e di attacco al lavoro pubblico.
Le ultime manovre "anticrisi" adottate dal governo dimissionario, e quelle in procinto di essere varate dal governo "Goldman Sachs" in carica, riguardano essenzialmente una nuova stretta sul pubblico impiego, a partire dall’obiettivo di ridurre il numero dei dipendenti pubblici ricorrendo alla messa in mobilità.
In base al maxiemendamento del Governo al DDL di stabilità, infatti, le pubbliche amministrazioni che hanno situazioni di soprannumero o rilevino comunque eccedenze di personale dopo aver informato le organizzazioni sindacali e trascorsi dieci giorni, potranno ricollocare il personale "anche mediante il ricorso a forme flessibili di gestione del tempo di lavoro o a contratti di solidarietà".
Sarà possibile anche il passaggio diretto del personale in eccedenza ad altre amministrazioni al di fuori del territorio regionale.
Trascorsi 90 giorni, la pubblica amministrazione colloca in disponibilità (Cassa Integrazione Guadagni) il personale in eccedenza. "Dalla data di collocamento in disponibilità restano sospese tutte le obbligazioni inerenti al rapporto di lavoro ed il lavoratore ha diritto ad una indennità pari all'80% dello stipendio e dell'indennita' integrativa speciale, con esclusione di qualsiasi altro emolumento retributivo comunque denominato, per la durata massima di 24 mesi".
Il progetto, infine, di superamento delle dotazioni organiche, cioè la loro cancellazione e di ogni relativo elemento oggettivo di valutazione delle funzioni e dei carichi di lavoro e, quindi, del personale necessario, ha un duplice scopo: ridurre drasticamente i lavoratori pubblici e cancellare i servizi erogati in quanto la conseguenza diretta tra le dotazioni organiche e i servizi resi è indissolubile.
L’insieme di queste misure portano ad una sola conclusione: futuri licenziamenti nel pubblico impiego e azzeramento dello stato sociale.
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Ministero dell’Economia e delle Finanze

giovedì 24 novembre 2011

IL 26 NOVEMBRE IN PIAZZA PER L'ACQUA.

Il 12 e 13 giugno scorsi la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato per l’uscita dell’acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico.
Un voto netto e chiaro, con il quale 27 milioni di donne e uomini, per la prima volta dopo decenni, hanno ripreso fiducia nella partecipazione attiva alla vita politica del nostro paese e hanno indicato un’inversione di rotta rispetto all’idea del mercato come unico regolatore sociale.
Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato alcuna attuazione: la legge d’iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua continua a giacere nei cassetti delle commissioni parlamentari, gli enti locali - ad eccezione del Comune di Napoli - proseguono la gestione dei servizi idrici attraverso S.p.A. e nessun gestore ha tolto i profitti dalla tariffa.
Non solo.
Con l’alibi della crisi e dei diktat della Banca Centrale Europea, il Governo ha rilanciato, attraverso l’art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni dei servizi pubblici locali, addirittura riproponendo il famigerato”Decreto Ronchi” abrogato dal referendum. Governo e Confindustria, poteri finanziari e lobbies territoriali, resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia.
IL RISULTATO REFERENDARIO DEVE ESSERE RISPETTATO E TROVARE IMMEDIATA APPLICAZIONE.
Per questo, il movimento per l’acqua si prepara a lanciare la campagna nazionale “Obbedienza civile”, ovvero una campagna che, obbedendo al mandato del popolo italiano, produrrà in tutti i territori e con tutti i cittadini percorsi auto organizzati e collettivi di riduzione delle tariffe dell’acqua, secondo quanto stabilito dal voto referendario.
Quello che avviene per l’acqua è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea. I poteri forti invece di prenderne atto invertendo la rotta, ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro anche attraverso l'art. 8 della manovra estiva, la precarizzazione dell’intera società e la conseguente riduzione degli spazi di democrazia.
Indietro non si torna. Dalla crisi non si esce se non cambiando sistema, per vedere garantiti: il benessere sociale, la tutela dei beni comuni e dell’ambiente, la fine della precarietà del lavoro e della vita delle persone, un futuro dignitoso e cooperativo per le nuove generazioni.
Un altro modello di società è necessario per l’intero pianeta. Insieme proveremo a costruirlo anche nei prossimi appuntamenti internazionali, come la conferenza sui cambiamenti climatici di Durban di fine novembre e a Marsiglia nel Forum Alternativo Mondiale dell'acqua a Marzo 2012.
Siamo vicini ai popoli che subiscono violenze, ingiustizie e vengono privati del diritto all’acqua come in Palestina, di cui ricorre il 26 novembre la Giornata internazionale di solidarietà proclamata dall’Assemblea della Nazioni Unite.
Per tutti questi motivi il popolo dell’acqua tornerà in piazza il prossimo 26 novembre e invita tutte e tutti a costruire una grande e partecipata manifestazione nazionale.
Vogliamo che sia il luogo di tutte e di tutti, da qui l’invito a costruirlo insieme, come sempre è stata l’esperienza del movimento per l’acqua. Un movimento che ha sempre praticato la radicalità nei contenuti e la massima inclusione, con modalità condivise, allegre, pacifiche e determinate nelle forme di mobilitazione, considerando le une inseparabili dalle altre.
Per questo, nel prepararci a costruire l’appuntamento con la massima inclusione possibile, altrettanto francamente dichiariamo indesiderabile la presenza di chi non intenda rispettare il modo di esprimersi di questa ricchissima esperienza.
Vogliamo costruire una giornata in cui siano le donne e gli uomini di questo paese a riprendersi la piazza e la democrazia, invitando ad essere presenti tutte e tutti quelli che condividono questi contenuti e le nostre forme di mobilitazione, portando le energie migliori di una società in movimento, che, tra la Borsa e la Vita, ha scelto la Vita.
E un futuro diverso per tutte e tutti. 
26 NOVEMBRE 2011
ore 14 – P.zza della Repubblica – ROMA
  
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giovedì 17 novembre 2011

Il Governo di "Larga Intesa".

L’esecutivo guidato da Mario Monti ha preso la forma prevista del governo delle banche.
Un governo imperniato sulla massima concentrazione dei poteri nelle mani di Banca Intesa, prima banca italiana per profitti; persino formalmente è un governo di banchieri al servizio delle banche con il suo management e con tecnici confindustriali, ammiragli, fiduciari del Vaticano che completano la sua foto di gruppo.
Sembra una barzelletta, ma il Super Ministro più importante è un banchiere, proprio chi è tra le cause principali della crisi economica. L’operazione Alitalia nel 2008 ha succhiato oltre 4 miliardi di euro di denaro pubblico e la delega ai trasporti conferita dovrebbe contrastare “leggermente” con la veste, nello stesso momento, di socio e creditore non solo della stessa Alitalia ma, anche, della Ntv, cioè dei supertreni di Montezemolo e Della Valle.
Ma non solo: il Ministro della Giustizia designato non ama le intercettazioni e ha difeso tutti, ma proprio tutti come l‘Eni, l’Enel, la Telecom, la Total, la Rai, Caltagirone, Geronzi, Gifuni, Prodi, Rutelli, Consolo, Formigoni, Cesa e, soprattutto, ha curato la difesa del legale della Fininvest accusato di corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir, poi fuso con il Lodo Mondadori.
Il Ministro del Turismo e dello Soprt è nel Cda della Sesto immobiliare Spa che ha in gestione la riconversione delle aree ex acciaierie Falk di Sesto S. Giovanni, da alcuni mesi al centro dell'inchiesta delle "tangenti rosse" di Filippo Penati.
Non mancano neppure nomi provenienti dalla baronia universitaria, docenti della Bocconi, della Cattolica e della Luiss, i tre maggiori atenei privati italiani, in sfregio all'università pubblica le cui drammatiche condizioni sono sotto gli occhi di tutti.
Il governo Monti, quindi, è semplicemente la sintesi di tutti i poteri forti con un mandato preciso, cioè riuscire a rapinare le classi subalterne, con la copertura dell'unità nazionale e dell’appoggio dei sindacati confederali, per garantire gli interessi della finanza mondiale.
Aggrediranno la Costituzione, i diritti, il lavoro, i beni comuni, tutto; insomma, la finanza ha smesso di lavorare dietro le quinte e ha preso direttamente le redini del governo.
E mentre il Governo Monti s’insediava, ieri il mondo del lavoro ha vissuto l’ennesima tragedia, davanti alla quale non si può e non si deve rimanere indifferenti: ben 5 assassinati in un solo giorno dal padronato e dal sistema di sfruttamento capitalista.

“I governi cosiddetti tecnici, sono i peggiori governi politici che si possano immaginare.
Il loro scopo è quello di fare il contrario di ciò che la sovranità popolare ha indicato, sono antipopolari e reazionari”.

Palmiro Togliatti, discorso alla Camera dei Deputati - 1963.
  
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martedì 15 novembre 2011

17 novembre.

Il 17 novembre è una data di grande valore simbolico per gli studenti: in quel giorno, infatti, centinaia di studenti cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti nel 1939.
Sempre il 17 novembre del 1973, l’occupazione del Politecnico di Atene fu sgomberata dai carri armati dei Colonnelli.
Nel 2003 il Social Forum Mondiale di Porto Alegre in Brasile e, nel 2004 a Mumbai in India, l’assemblea studentesca mondiale ha ripreso questa giornata trasformandola da momento prettamente celebrativo, a occasione di lotta.
Da quel giorno, infatti, ogni anno in decine di paesi gli studenti si sono mobilitati in ricordo di quei massacri, per rivendicare il diritto allo studio per tutti e per la necessità di costruire un mondo di pace, di giustizia, di democrazia e di libertà.
Questa data ha segnato, quindi, una svolta importante, poiché gli studenti di tutto il mondo hanno assunto la necessità di mobilitarsi congiuntamente proprio a difesa del diritto all’istruzione e all’accesso al sapere per tutti, come chiave di volta dell’uguaglianza globale. La data di mobilitazione studentesca mondiale si oppone, quindi, alle politiche di privatizzazione portate avanti da organizzazioni come WTO, FMI e Banca Mondiale, consolidando il ripudio della guerra come dato essenziale per garantire la vita, la salute e l’istruzione.
Quest’anno anche Occupy Wall Street, sotto attacco repressivo proprio mentre stiamo scrivendo, ha rilanciato il 17 novembre come una data non solo di mobilitazione nazionale studentesca ma, anche, di mobilitazione mondiale contro chi vuole far pagare la crisi ancora una volta ai lavoratori e ai settori popolari più deboli.
Le mobilitazioni si svolgeranno in gran parte d’Europa; dalla Spagna, per rifiutare l’università della precarietà e per un servizio pubblico di qualità, alla Germania, con decine di cortei in tutte le regioni. Gli studenti saranno in piazza anche in Sud America e in Cile.
In Italia, lo scorso anno, oltre 200.000 studenti scesero in piazza riavviando la mobilitazione dell’autunno caldo.
Quest’anno, potrà essere l’occasione per un grande rilancio del movimento, ma non solo studentesco; avere insieme in piazza i lavoratori e gli studenti contro l’ulteriore scempio sociale che si vuole imporre.
Proprio in questi giorni sta per nascere il governo della Confindustria e delle banche, sotto il commissariamento della BCE e della garanzia della Presidenza della Repubblica.
Mai, nella storia italiana del dopoguerra, un esecutivo è stato espressione così diretta del capitale finanziario.
Un governo, quindi, che proverà a edulcorare la confezione d'immagine del suo programma con qualche innocua trovata “anticasta” a fini mediatici e una probabile minipatrimoniale richiesta persino da Confindustria e banche, in funzione antidebito.
Ma dentro la confezione ci saranno l'attacco alle pensioni d'anzianità, il salto generale di dismissione e privatizzazione di beni pubblici, il sostegno più marcato alla demolizione progressiva del contratto nazionale di lavoro, le nuove normative sui licenziamenti. Tutto ciò che chiede l'Europa capitalista per rassicurare i banchieri.
Siamo fortemente convinti, quindi, che dalle scuole e dalle università possa ripartire, in Italia, un grande movimento di contrasto alla crisi globale, alla dittatura dei mercati e a una classe dirigente che sta saccheggiando il presente e distruggendo il futuro.
Le studentesse e gli studenti il 17 novembre chiamano a raccolta il 99% della popolazione, quel 99% che non vuole pagare il prezzo della crisi del debito e che, invece, si sente in credito con quell’1% di banchieri, finanzieri, imprenditori che sulla crisi continuano a guadagnare.
Quel 99% che non ritiene prioritario ridurre lo spread fra bund e btp, ma che vuole colmare lo spread fra la realtà e i propri sogni, che vuol tornare a decidere, riprendere parola sulla propria vita, sullo sviluppo del proprio territorio, sulla gestione dell'acqua, dei trasporti, dell’energia, sui beni comuni, sul lavoro, sull’economia.
Per questo, invitiamo i lavoratori del MEF a partecipare alle manifestazioni programmate nelle principali città d’Italia.
Siamo in credito di diritti, di democrazia, di welfare e siamo stanchi di leggere il nostro futuro.
Noi, vogliamo poterlo scrivere.

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giovedì 10 novembre 2011

L'alto profilo.

Mario Monti è stato nominato, ieri, Senatore a vita dal Presidente della Repubblica.
E’ ovvio che si tratta di un passaggio obbligato verso il Governo Monti; ma la mossa di Giorgio Napolitano, ben vista da molti, andrebbe analizzata più attentamente rispetto alle prime reazioni a caldo.
In effetti, chi esulta forse dovrebbe rileggersi la biografia, la carriera, la vita e le opere di Mario Monti.
Si parla di un “alto profilo”……ma alto profilo de che, verrebbe da chiedersi?
L’altissimo merito è di essere stato commissario europeo con deleghe economiche, dal 1994 al 1999 per nomina del primo governo Berlusconi; dal 1999 al 2004 per nomina del primo governo D’Alema.
Forse il merito è anche per la sua presidenza alla famigerata Commissione Trilateral, una specie di massoneria ultraliberista statunitense, europea e nipponica ispirata da David Rockefeller e Henry Kissinger che riunisce capi di stato, amministratori di multinazionali, leader politici, banchieri, accademici, insomma un’elite esclusiva e potentissima che non ama troppo la pubblicità.
Ci voleva, quindi, un ex sedicente comunista dell’area migliorista, per formalizzare attraverso la persona di Monti il ruolo extraparlamentare dell’economia liberista che sta condizionando l’Europa intera attraverso le politiche della Banca Centrale (oggi presieduta da Mario Draghi, ex collega di Monti e di Prodi come consulente della Goldman Sachs), del Fondo Monetario Internazionale e delle borse.
A questo si può aggiungere qualche altro “piccolo” dettaglio.
Per esempio, il fatto che Mario Monti faccia parte del comitato esecutivo dell’Aspen Insititute Italia, un’inquietante struttura internazionale foraggiata, al momento della nascita, dalla Rockefeller Brothers Fund e dalla Fondazione Ford che, fra l’altro, finanziarono il golpe in Cile di Pinochet.
In Italia, Aspen fa propria la riservatezza e le riunioni a porte chiuse.
E’ stata fondata da Gianni Letta che, se Monti diventasse Presidente del Consiglio, rimarrebbe sicuramente sottosegretario, ed è oggi presieduta da Giulio Tremonti ed ha, fra i vicepresidenti, oltre John Elkann e Lucio Stanca, anche Enrico Letta (nipote di Gianni).
Del comitato esecutivo di Aspen Institute Italia fanno parte, fra gli altri, Emma Marcegaglia, Fedele Confalonieri, Romano Prodi, Giuliano Amato, Giacomo Vaciago, Cesare Romiti, Corrado Passera, Francesco Caltagirone e tanti altri.
Ne faceva parte anche il defunto Tommaso Padoa Schioppa.
Soci di Aspen?
C’è di tutto: Impregilo, Enel, Eni, Rai, Mediaset, SKY, Telecom, Siemens, FIAT, Finmeccanica, API, un elenco infinito.
Monti, quindi, piace a tutti quelli che raccontano la favola delle “grandi intese”, centrosinistra in primis.
Ma le “grandi intese” sono pericolosissime.
Mario Monti ha più volte evidenziato la sua profonda convinzione sulla durezza delle misure da prendere e sulla necessità di presentarle in modo convincente ai cittadini. Non solo, ha in sostanza fatto proprie tutte le indicazioni contenute nella lettera della Bce al governo italiano del 5 agosto, ossia misure per la crescita che devono comprendere la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali; una nuova riforma del sistema di contrattazione salariale che renda gli accordi aziendali più rilevanti rispetto agli altri livelli di contrattazione.
Senza dimenticare, infine, l'accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti.
Quindi, a buon intenditore, poche parole!

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domenica 6 novembre 2011

CARTOLARIZZAZIONE: uno schiaffo ai lavoratori.


Aumenta, ogni giorno di più, l'odio di classe contro i lavoratori del MEF.
E’ una lotta di classe, però, alla rovescia con la quale pezzo dopo pezzo, le classi dominanti si riprendono tutto.
La macelleria sociale dettata dai diktat del FMI e dalla BCE, con i quali si vuole far pagare il costo della loro crisi ai poveri, alle classi lavoratrici e alle nuove generazioni a cui viene negato un futuro, continua a colpire duramente.
Il processo d'impoverimento di interi settori popolari, tra i quali quello dei lavoratori pubblici è, ormai, in stato avanzato e la nostra amministrazione non contribuisce, certamente, ad arginare questo corso.
Anzi, alcuni settori interni sono proprio il braccio operativo di queste scelte infami.
Non solo il recente DPR 173 presagisce ulteriori destrutturazioni del nostro ministero e, conseguentemente, altri tagli ai servizi sociali erogati alla cittadinanza unitamente a nuove rottamazioni delle professionalità interne; il decreto firmato dal ministro, nella parte riguardante le somme derivanti dall'attuazione dell'art. 3 del comma 165 della legge 350/2003 (cartolarizzazione), risulta essere un violento schiaffo alla dignità dei lavoratori del MEF, incaprettati nel cosiddetto comparto "dell'amministrazione economica".
Secondo le informazioni in nostro possesso, la consistenza dei fondi, una volta rispettati i limiti di spesa imposti dalla normativa vigente e applicate le percentuali del 19,363% relativa al comparto dell'Agenzia Fiscali, Dipartimento delle Finanze e dell'Amministrazione dei Monopoli (amministrazione finanziaria) e del 31,031% per il comparto comprendente Gabinetto e Ministero dell'Economia (amministrazione economica), è ridotta drasticamente rispetto agli anni precedenti.
Ma, oltre ai limiti, ai vincoli e ai tetti inseriti dalla recente normativa "antistatali", si deve aggiungere anche lo scippo di somme distratte in favore del fondo di assistenza per i finanzieri e, ancor più detestabile, una ingiustificata difformità nell'assegnazione delle risorse rimaste tra l'amministrazione finanziaria e quella economica.
Infatti, l'importo complessivo per il Gabinetto, i Dipartimenti e la SSEF dovrebbe ammontare a circa 18 milioni di euro, a fronte dei 52.769.000 stanziati l'anno scorso; mentre risulta notevolmente inferiore il divario per il comparto dell'amministrazione finanziaria (Agenzie, Dipartimento delle Finanze e AAMS).
Una nota particolare, la merita la transumanza del Dipartimento delle Finanze che sposta il suo gregge dall'amministrazione economica a quella finanziaria, e viceversa, a secondo di dove trovare il pascolo più verde; l'anno scorso in quella economica, quest'anno in quella finanziaria.
E' evidente che se non si dovesse trattare di questa antica e rispettabile usanza, vorrà dire che ci troviamo di fronte alla genesi dell'ermafroditismo.
A tutto questo, infine, si deve aggiungere anche la percentuale delle risorse da assegnare alla dirigenza che, per l'anno scorso, è stata individuata e concertata da TUTTE le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa, nella misura dell'11%.
In conclusione, grazie a semplici operazioni di matematica, il vanto per gli uffici competenti è stato quello di apportare, rispetto all'anno 2010, una riduzione del 32,58% fino a raggiungere il punto più alto del piacere, un vero orgasmo cosmico, con il presente decreto 2011, mediante la sforbiciata del 51,45% al tetto massimo di risorse attribuibili.
La crisi, quindi, la stanno facendo pagare a noi.
Per questo si rende sempre più necessario applicare misure radicali anticapitaliste che partano dal rifiuto del pagamento del debito illegittimo, dall’opposizione alle misure di austerità e dall'introduzione di forme di reddito sociale.
Colpire i profitti, le rendite, tagliare le spese militari e quelle per le inutili grandi opere, opporsi al governo delle banche e della finanza internazionale, in modo da recuperare risorse per le politiche sociali, per la difesa dei diritti e del potere della classe lavoratrice, ridistribuendo la ricchezza e facendo pagare a chi non ha mai pagato.
Questa, è l'unica strada da percorrere.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

mercoledì 2 novembre 2011

DPR 173 - modifiche al DPR 43.

Informiamo i lavoratori che nella Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 252 del 28 ottobre 2011 è stato pubblicato il Decreto del Presidente della Repubblica n. 173 del 18 luglio 2011 inerente il regolamento recante modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008 n. 43, concernente la riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, a norma dell'articolo 1, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (per il testo completo clicca qui).
Considerata la notevole portata di questo intervento normativo sull’assetto organizzativo del nostro ministero, chiediamo ai lavoratori il proprio contributo e le proprie analisi che possono essere direttamente pubblicate sul nostro blog http://lavoratoriautorganizzatimef.blogspot.com/
Uno strumento informatico di partecipazione messo a disposizione con lo scopo di costruire una vera e propria rete condivisa, un obiettivo che crediamo non possa essere demandato al futuro; una rete democratica, partecipata dei lavoratori del MEF che ha una propria linea ma non è "di linea", nel senso che non è megafono di nessuno, ma si pone invece l'obiettivo di documentare, insieme alle contraddizioni del modo di produzione capitalistico e alla lotta tra le classi che ne consegue, anche i processi di organizzazione economica e politica dei lavoratori del MEF.
Ed è in questa direzione che chiediamo a tutti i colleghi del MEF di aprire un confronto ampio per la costruzione di una rete di lotta, dal basso, allargata con quanti si riconoscono in questo progetto.
La proposta, in concreto, è quella di costruire collettivi di lotta in ogni singolo posto di lavoro, senza contaminarsi da realtà pseudo sindacale, che si assumano il compito di documentare i processi di resistenza, così come di collegare in una rete comune gli strumenti di comunicazione libera.
La prospettiva è di arricchire ulteriormente la capacità informativa dei lavoratori del MEF, estendere il più possibile la raccolta d’informazioni, migliorare la strutturazione della comunicazione, strutturare al meglio la collaborazione con chi vive quotidianamente l'alienazione dello sfruttamento, individuare percorsi di analisi e inchiesta sulla nostra situazione di classe subordinata.

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