Aumenta, ogni giorno di più, l'odio di classe contro i lavoratori del MEF.
E’ una lotta di classe, però, alla rovescia con la quale pezzo dopo pezzo, le classi dominanti si riprendono tutto.
La macelleria sociale dettata dai diktat del FMI e dalla BCE, con i quali si vuole far pagare il costo della loro crisi ai poveri, alle classi lavoratrici e alle nuove generazioni a cui viene negato un futuro, continua a colpire duramente.
Il processo d'impoverimento di interi settori popolari, tra i quali quello dei lavoratori pubblici è, ormai, in stato avanzato e la nostra amministrazione non contribuisce, certamente, ad arginare questo corso.
Anzi, alcuni settori interni sono proprio il braccio operativo di queste scelte infami.
Non solo il recente DPR 173 presagisce ulteriori destrutturazioni del nostro ministero e, conseguentemente, altri tagli ai servizi sociali erogati alla cittadinanza unitamente a nuove rottamazioni delle professionalità interne; il decreto firmato dal ministro, nella parte riguardante le somme derivanti dall'attuazione dell'art. 3 del comma 165 della legge 350/2003 (cartolarizzazione), risulta essere un violento schiaffo alla dignità dei lavoratori del MEF, incaprettati nel cosiddetto comparto "dell'amministrazione economica".
Secondo le informazioni in nostro possesso, la consistenza dei fondi, una volta rispettati i limiti di spesa imposti dalla normativa vigente e applicate le percentuali del 19,363% relativa al comparto dell'Agenzia Fiscali, Dipartimento delle Finanze e dell'Amministrazione dei Monopoli (amministrazione finanziaria) e del 31,031% per il comparto comprendente Gabinetto e Ministero dell'Economia (amministrazione economica), è ridotta drasticamente rispetto agli anni precedenti.
Ma, oltre ai limiti, ai vincoli e ai tetti inseriti dalla recente normativa "antistatali", si deve aggiungere anche lo scippo di somme distratte in favore del fondo di assistenza per i finanzieri e, ancor più detestabile, una ingiustificata difformità nell'assegnazione delle risorse rimaste tra l'amministrazione finanziaria e quella economica. E’ una lotta di classe, però, alla rovescia con la quale pezzo dopo pezzo, le classi dominanti si riprendono tutto.
La macelleria sociale dettata dai diktat del FMI e dalla BCE, con i quali si vuole far pagare il costo della loro crisi ai poveri, alle classi lavoratrici e alle nuove generazioni a cui viene negato un futuro, continua a colpire duramente.
Il processo d'impoverimento di interi settori popolari, tra i quali quello dei lavoratori pubblici è, ormai, in stato avanzato e la nostra amministrazione non contribuisce, certamente, ad arginare questo corso.
Anzi, alcuni settori interni sono proprio il braccio operativo di queste scelte infami.
Non solo il recente DPR 173 presagisce ulteriori destrutturazioni del nostro ministero e, conseguentemente, altri tagli ai servizi sociali erogati alla cittadinanza unitamente a nuove rottamazioni delle professionalità interne; il decreto firmato dal ministro, nella parte riguardante le somme derivanti dall'attuazione dell'art. 3 del comma 165 della legge 350/2003 (cartolarizzazione), risulta essere un violento schiaffo alla dignità dei lavoratori del MEF, incaprettati nel cosiddetto comparto "dell'amministrazione economica".
Secondo le informazioni in nostro possesso, la consistenza dei fondi, una volta rispettati i limiti di spesa imposti dalla normativa vigente e applicate le percentuali del 19,363% relativa al comparto dell'Agenzia Fiscali, Dipartimento delle Finanze e dell'Amministrazione dei Monopoli (amministrazione finanziaria) e del 31,031% per il comparto comprendente Gabinetto e Ministero dell'Economia (amministrazione economica), è ridotta drasticamente rispetto agli anni precedenti.
Infatti, l'importo complessivo per il Gabinetto, i Dipartimenti e la SSEF dovrebbe ammontare a circa 18 milioni di euro, a fronte dei 52.769.000 stanziati l'anno scorso; mentre risulta notevolmente inferiore il divario per il comparto dell'amministrazione finanziaria (Agenzie, Dipartimento delle Finanze e AAMS).
Una nota particolare, la merita la transumanza del Dipartimento delle Finanze che sposta il suo gregge dall'amministrazione economica a quella finanziaria, e viceversa, a secondo di dove trovare il pascolo più verde; l'anno scorso in quella economica, quest'anno in quella finanziaria.E' evidente che se non si dovesse trattare di questa antica e rispettabile usanza, vorrà dire che ci troviamo di fronte alla genesi dell'ermafroditismo.
A tutto questo, infine, si deve aggiungere anche la percentuale delle risorse da assegnare alla dirigenza che, per l'anno scorso, è stata individuata e concertata da TUTTE le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa, nella misura dell'11%.
In conclusione, grazie a semplici operazioni di matematica, il vanto per gli uffici competenti è stato quello di apportare, rispetto all'anno 2010, una riduzione del 32,58% fino a raggiungere il punto più alto del piacere, un vero orgasmo cosmico, con il presente decreto 2011, mediante la sforbiciata del 51,45% al tetto massimo di risorse attribuibili. La crisi, quindi, la stanno facendo pagare a noi.
Per questo si rende sempre più necessario applicare misure radicali anticapitaliste che partano dal rifiuto del pagamento del debito illegittimo, dall’opposizione alle misure di austerità e dall'introduzione di forme di reddito sociale.
Colpire i profitti, le rendite, tagliare le spese militari e quelle per le inutili grandi opere, opporsi al governo delle banche e della finanza internazionale, in modo da recuperare risorse per le politiche sociali, per la difesa dei diritti e del potere della classe lavoratrice, ridistribuendo la ricchezza e facendo pagare a chi non ha mai pagato.
Questa, è l'unica strada da percorrere.
LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze
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