Ministero dell'Economia e delle Finanze

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giovedì 29 settembre 2011

PROGRESSIONI: le coincidenze meramente casuali.

Il parlare di coincidenze e, soprattutto, di quelle non casuali è sempre stato lasciato ai margini di un discorso serio e approfondito.
Quasi tutte le volte si è rilevato il ruolo della "fortuna" o "sfortuna", come fossero dee bendate, e si è sostenuto che si tratta solo di “coincidenze meramente casuali”.
A un'analisi più attenta dei fatti, invece, non è sempre così.
Infatti, solo la vigile osservazione, un'intelligenza non distratta e la capacità di leggere i collegamenti apparentemente invisibili fra gli eventi, può dirci qualcosa o comunicarci un'informazione più completa sulla realtà e, conseguentemente, sul significato vero degli avvenimenti.
Abbiamo parlato, appunto, di una pura e semplice coincidenza la relazione che unisce la nostra informativa del 15 settembre 2011 (Progressioni: la mancata certificazione) e la nota di chiarimenti (prot. n.128596) con la quale l’amministrazione ha trasmesso all’organo di controllo le proprie deduzioni sull’intesa del 26 luglio 2011; ma sostenere la “casualità” nella ripetizione di un’altra coincidenza, come quella che lega il nostro secondo comunicato (Progressioni: continua il silenzio) del 26 settembre 2011 con quello inviato in seguito da una organizzazione sindacale sempre nello stesso giorno (Servi del potere), ci pare veramente azzardato.
Quindi, gli eventi che talora accadono e che, all'apparenza, sembrano casualità, in realtà non lo sono perché si tratta di quello o di un qualcosa che "in quel particolare momento" si andava proprio cercando.

Ma, oltre a sfatare la teoria delle “coincidenze meramente casuali”, ci preme soffermarci anche sulla qualità dell’informazione trasmessa.
Il dualismo che è offerto ai lavoratori dalla lettura è semplice: i servi del potere sono gli organi di controllo mentre l’amministrazione, quella che sigla le intese e ratifica gli accordi nazionali con le organizzazioni sindacali, no.
Insomma si rappresenta ai lavoratori una versione distorta con la quale se i servi del potere sono gli organi di controllo, chi è il deus ex machina del SIVAP, con tanto di ripresina super 8 pubblicata in intranet, gli estensori degli accordi “fotocopia” sui fondi di sede che dequalifica e rende marginale sia la sfera delle relazioni sindacali che il ruolo delle RSU, i fautori dell’applicazione anticipata, grazie alla teoria dell’intertemporalità, delle norme brunettiane, chi ha svenduto le funzioni e le professionalità delle DTEF in nome dell’incentivazione del gioco d’azzardo, chi ha fatto carta straccia della trasparenza e della partecipazione attiva negando sistematicamente dati, atti, documenti, ebbene questi non sono servi del potere.
Quindi, si applica un concetto strettamente religioso, cioè quello che ammette solo due principi, l’uno essenzialmente cattivo, l’altro essenzialmente buono; allora esistono i padroni buoni e quelli cattivi; un capitalismo arrogante e uno democratico; una guerra cattiva e una umanitaria; le bombe che uccidono e quelle intelligenti che ammazzano solo i cattivi (salvo effetti collaterali, s’intende!).
In realtà il padrone è sempre il padrone, il capitalismo è il sistema che affama e sfrutta i lavoratori e non esistono guerre umanitarie né, tanto meno, bombe intelligenti, ma solo la guerra imperialista.
Occorre, quindi, fare molta attenzione perché il dualismo e la terminologia utilizzata a senso unico, arrecano solo un grave danno ai lavoratori poiché non li rende coscienti della loro subalternità alla classe dominante.
E’ vero, esistono i servi del potere ma, anche, i servi sciocchi del potere.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

lunedì 26 settembre 2011

PROGRESSIONI: continua il silenzio.

Continua il silenzio assordante, da parte di tutte le organizzazioni sindacali, sull’osservazione che l’Ufficio Centrale del Bilancio c/o MEF ha trasmesso all’Ufficio Relazioni Sindacali in merito all’intesa sottoscritta lo scorso 26 luglio 2011.
Com’è noto, solo i “Lavoratori Autorganizzati MEF” hanno dato la dovuta e legittima informazione sulla richiesta di chiarimenti pervenuta che, di fatto, pone seri dubbi sulla speranza di numerosi lavoratori all’acquisizione dell’agognata posizione economica superiore (Progressioni: la mancata certificazione).
Sarà una pura e semplice coincidenza, ma nello stesso giorno della nostra informativa (15.09.2011), l’amministrazione ha inviato all’organo di controllo una nota di chiarimenti (prot. n.128596) con la quale ha prodotto le proprie deduzioni argomentando che l’intesa del 26 luglio 2011 “non costituisce una programmazione aggiuntiva di passaggi, ma configura, in virtù delle risorse resesi disponibili, soltanto una ipotesi di rimodulazione del numero dei passaggi originariamente programmati”.
L’Ufficio Centrale del Bilancio c/o MEF, in riscontro alle predette deduzioni, con nota n. 52319 del 21 settembre 2011, nel confermare la posizione già assunta, ha trasmesso al Dipartimento della Ragioneria Generale dello Stato – IGOP le osservazioni dell’Ufficio Relazioni Sindacali segnalando la necessità di una sua definitiva determinazione.
A questo punto, quindi, la possibilità di ottenere per i 257 lavoratori l’attribuzione della fascia retributiva superiore è nelle mani dell’Ispettorato Generale per gli ordinamenti del personale e l’analisi dei costi del lavoro pubblico che dovrà scrivere definitivamente la parola “fine” a questa interminabile vicenda.
Il tutto, chiaramente, nel silenzio più totale.
   



LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

sabato 17 settembre 2011

Walter Rossi: la memoria non si cancella !

APPELLO PER IL PROSSIMO 30 SETTEMBRE

Il decennio rosso
Nel decennio che va dal 1969 alla fine degli anni ‘70 solo le dure lotte condotte in prima persona da centinaia di migliaia di persone, in gran parte giovani e fuori dagli apparati partitici e sindacali, permise la difesa della giovane democrazia dalle bombe stragiste di fascisti e servizi di stato.
Nelle fabbriche del nord, nelle scuole di tutta Italia, nei quartieri popolari delle grandi metropoli, le battaglie per i diritti dei lavoratori, dei giovani, delle donne, dei più vulnerabili, dei popoli che lottavano per la loro indipendenza, produssero cambiamenti fondamentali nella convivenza civile di questo paese frenando ineguaglianze, soprusi e la negazione nei fatti di diritti fondamentali quali la casa, il lavoro, il diritto allo studio, i diritti delle donne.
Non è un caso che si debba a quegli anni l’approvazione di leggi quali lo statuto dei lavoratori, la legge sul divorzio, la legge sull’interruzione di gravidanza, imposte da movimenti di massa che fecero uscire il paese da un feudalesimo cattolico nel quale ancora si dibatteva.
La criminalizzazione di un’intera generazione colpevole per avere tentato, e in parte ottenuto, l’attuazione delle norme fondanti della costituzione dello stato repubblicano nata dalla lotta antifascista, è stato il primo passo verso una restaurazione politica, sociale ed economica di cui non vediamo ancora la fine. L’aspro scontro di questi giorni che vede i lavoratori difendere i loro diritti fondamentali ne è testimone.
Il 1977
Walter muore l'ultimo giorno di settembre del 1977, un anno che si era aperto con il tentato omicidio fascista alla Sapienza del giovane Bellachioma e che nei mesi successivi vedrà il progressivo coinvolgimento del Movimento in uno scontro sempre più aspro con uno Stato determinato all'innalzamento militare del conflitto sociale, utilizzando tutti gli apparati repressivi istituzionali, deviati e irregolari (i fascisti) utili al conseguimento dello scopo. La strategia del ministro degli interni Cossiga risulterà presto vincente, il divieto di manifestare renderà presto le piazze di tutta Italia campi di battaglia dove per l'asimmetria delle forze in campo risulteranno presto scontati gli esiti del confronto. L'emarginazione e la denuncia del "PCI della fermezza" renderà il movimento ancora più debole esponendolo alle conseguenze di una azione repressiva senza precedenti. Dal 1977 in poi per i soli scontri di piazza verranno comminati anni ed anni di galera e sarà pagato in termini di vite umane un prezzo elevatissimo. Con il rapimento Moro poi l'ultimo giro di vite, l'equiparazione antagonismo sociale-terrorismo priverà progressivamente il Movimento di qualunque agibilità politica, accelerando di fatto il processo di militarizzazione di alcune minoranze, disperdendo l'iniziativa dei più.
Anni di piombo
Nascerà a partire dagli inizi degli anni 80 una nuova definizione,di grande effetto mediatico: "Anni di Piombo", nata per seppellire quanto di buono c'era stato a livello di impegno sociale e solidarietà nel decennio precedente. L'obiettivo sarà cancellare la memoria di un periodo di politica agita dal basso che aveva realmente sovvertito gli interessi di un consociativismo politico che solo agli inizi degli anni 90 verrà nella sua complessità alla luce. L'impegno di migliaia di militanti e simpatizzanti attenti ai cambiamenti di una società in evoluzione verrà d'ora in poi così criminalizzato nella sua interezza, creando i presupposti per un generalizzato disimpegno dalla politica delle generazioni a seguire, proseguito negli anni fino all'attuale arretramento della coscienza democratica in Italia.
L'Italia oggi
E' uno stato governato da fascisti orgogliosi del loro passato, da xenofobi e razzisti che non fanno mistero dell'avversione per ogni diversità, sostenuto nella sua legittimità da un'opposizione alla perenne rincorsa di un ceto medio moderato da aggregare, incapace perciò di rappresentare gli interessi dei più sofferenti. E' un'Italia governata dagli interessi, con le classi sociali meno abbienti spremute per sostenere ciclopiche opere infrastrutturali destinate alla continuità di un sistema di prebende e mazzette sulle quali prospera tutto il ceto politico. Un sistema economico-politico sull'orlo del baratro che ancora una volta pretende di farci carico dei costi di una crisi infinita. E' un'Italia irriconoscibile quella di oggi, dove si fa fatica a celebrare le origini Risorgimentali dello stato nazionale, dove si cercano di cancellare i presupposti antifascisti e democratici della Repubblica, dove l'uso politico del revisionismo storico è contrastato da pochi storici e associazioni impegnate a trasmettere la Memoria alle giovani generazioni.
La Memoria
Memoria è cultura, significa fornire ai giovani strumenti per rigettare messaggi negazionisti, aiutandoli a ritrovare i valori di solidarietà alternativi ai modelli culturali offerti dal regime. Memoria è form-azione: riscoprire i valori fondanti la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza per indirizzare i giovani a forme più consapevoli di politica agita e non delegata. Memoria non significa perciò solo difesa della Resistenza e della Costituzione, deve anche significare riappropriazione di un patrimonio storico-politico più recente, forzatamente cancellato, significa: Liberare parte della sinistra italiana dalla gabbia degli Anni di Piombo, riscoprendo la storia di anni di impegno spontaneo e solidale, di lotte e conquiste sociali, scritta da migliaia di donne e uomini spinti dalla volontà di cambiare la società.
Walter Rossi
Walter non è stato ucciso una sola volta,quando il killer fascista premette il grilletto quella sera di settembre. L'hanno ucciso una seconda volta garantendo l'impunità ad un collaboratore di giustizia suo assassino, poi di nuovo quando hanno incriminato i suoi amici, infine non bastando le ingiustizie, hanno deciso di assassinare anche la sua Memoria, facendone commemorare il sacrificio da un mazziere sodale degli assassini di allora, divenuto oggi sindaco della Capitale. Sono i frutti questi di una ipocrita ricerca di "memoria condivisa" votata all'equiparazione morale di tutte le vittime degli "anni di piombo"(!), una riproposizione in piccolo di quanto già tentato in Senato con l'adozione dell'Ordine Tricolore per Partigiani e Repubblichini, unendo nel tributo d'onore i Patrioti e i servi dei nazisti loro carnefici.
Walter questo non lo merita e con lui non lo meritano tutti i compagni assassinati in quegli anni, ma per fermare tutto questo non basta la testimonianza portata dai compagni ogni anno nella ricorrenza del suo sacrificio. C'è bisogno di rimuovere una volta per tutte dal ricordo di Walter come da quello degli altri compagni perduti il macigno degli "anni di piombo" che ne ha svilito il sacrificio a vittime di seconda classe.
LANCIAMO UN APPELLO affinché il 30 settembre divenga nuovamente una giornata di mobilitazione cittadina, preceduta da assemblee nei territori, nei centri sociali, nelle scuole, nelle Università (a La Sapienza nella facoltà di Lettere martedì 27/9 alle ore 16.30), che preveda una giornata intera da passare a Piazza Walter Rossi e un corteo che partirà nel pomeriggio dalla lapide in viale delle Medaglie d’Oro (ore 17.00) per poi raggiungere la Piazza dove restare sino a tarda sera con interventi e un concerto finale.

PER LE ADESIONI:  claudio.ortale@comune.roma.it  o  walterossi@lalottacontinua.it

Con Walter e con i movimenti ancora in lotta
per la dignità, l’uguaglianza e la giustizia per tutti e per tutte!

I compagni e le compagne di Walter Rossi

giovedì 15 settembre 2011

Progressioni: la mancata certificazione.

Lo scorso 26 luglio 2011, l’amministrazione e tutte le sigle sindacali, nessuna esclusa, hanno siglato l’intesa circa il reimpiego delle somme residue (492.461,14 euro), derivanti dalla mancata copertura delle posizioni economiche messe a concorso in precedenza, ridistribuendo tra tutte le aree nuove posizioni economiche quantificate in 257 posti.
A seguito di quell’intesa, le organizzazioni sindacali oltre a prodigarsi nel rivendicare la propria titolarità dell’avvenuta concertazione, hanno speso fiumi di parole sul grande risultato ottenuto.
Peccato, però, che a quanto ci risulta, l’Ufficio Centrale di Bilancio del MEF, con nota n. 48906 del 19 agosto 2011 abbia comunicato all’Ufficio Relazioni Sindacali del DCPP che “ai fini della prescritta certificazione di cui all’art. 40-bis del D.Lgs 165/01, quest’ufficio osserva che la redistribuzione delle risorse residue tra le aree appare concretizzarsi in uno scorrimento delle graduatorie e ciò si pone in contrasto con la normativa vigente, che prevede l’emanazione di un nuovo bando per la procedura di riqualificazione”.
Tradotto in parole semplici, l’intesa del 26 luglio 2011, corredata dalla relazione tecnica e di quella illustrativa, non può essere certificata quindi, ergo sum, i 257 lavoratori che speravano di rientrare nelle graduatorie pubblicate lo scorso 1° agosto 2011, rimarranno delusi, per non usare altre espressioni idiomatiche colorate.
Le nostre forti perplessità su questi accordi sono note e lo abbiamo scritto a chiare lettere (Sviluppi economici: la quarta intesa); altrettanto non si può dire verso i firmatari dell’intesa che hanno gettato, su questo fatto, una fitta e impenetrabile cortina di silenzio.
Come mai non è uscita nessuna informativa sindacale su il diniego alla certificazione dell’intesa del 26 luglio 2011?
Questa volta, però, non potranno cavarsela con una semplice rielaborazione dei loro schemini e con il ridimensionamento delle percentuali del tasso di copertura dei lavoratori coinvolti; dovranno spiegare ai tanti esclusi e a quelli cui hanno venduto l’illusione di poterci rientrare, anche i motivi del loro silenzio.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

mercoledì 14 settembre 2011

Nasce il blog dei Lavoratori Autorganizzati MEF

Nasce, oggi, il blog dei Lavoratori Autorganizzati MEF http://lavoratoriautorganizzatimef.blogspot.com/.
Ma il nostro lavoro è iniziato già da qualche tempo, suscitando immediatamente condivisione e curiosità tra i lavoratori.
Siamo un gruppo di semplici compagni, di comuni lavoratori del MEF, provenienti da diverse esperienze e percorsi, convinti che l'informazione e la comunicazione della realtà dello sfruttamento, anche nel nostro ambiente, mistificata dalla pochezza della realtà sindacale esistente nel MEF, sia una precondizione necessaria per qualsiasi percorso di ricomposizione di classe e, quindi, per la riorganizzazione politica della classe stessa.
Anche se i lavoratori salariati, i proletari, che vivono vendendo la propria forza lavoro, rappresentano, oggi, la maggioranza, si tratta però di una maggioranza che è invisibile, senza riconoscimento, senza consapevolezza di sé, senza potere.
E' lo stesso modo di produzione capitalistica, con la sua estensione a livello globale, che crea questa maggioranza e che, allo stesso tempo, cerca di ostacolare in ogni modo possibile il suo riconoscimento e la sua ricomposizione, cercando di dividerla economicamente, socialmente e politicamente.
Una divisione che, da una parte, segue le linee della divisione internazionale del lavoro e della guerra di concorrenza tra frazioni borghesi; dall'altra, le linee della gerarchizzazione economica e sociale: lavoratori autoctoni contro immigrati, lavoratori a tempo indeterminato contro precari, impiegati contro operai, lavoratori dei servizi contro lavoratori della produzione.
Tra di noi, la divisione è tra buoni e cattivi, tra bravi, meno bravi e inutili, sempre oggetto di una campagna mediatica denigratoria, senza precedenti.
Il progetto dei LAVORATORI AUTORGANIZZATI MEF, quindi, è nato da queste riflessioni, qui esposte in modo molto sintetico, ponendosi l'obiettivo di contribuire alla costruzione di condizioni più avanzate, a partire dalla costruzione di una rete informativa oltre e contro le divisioni funzionali al mantenimento dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, anche nel nostro ambiente di lavoro ministeriale.
Questo, ha portato alla convinzione di costruire uno strumento informativo indipendente.
La direzione in cui procede il nostro lavoro, è quella della costruzione di una vera e propria rete condivisa, un obiettivo che crediamo non possa essere demandato al futuro, al momento in cui la classe sottoposta riuscirà a esprimere nuovamente la propria organizzazione politica autonoma ma che, invece, debba essere posto oggi, proprio in funzione di questa ricostruzione.
Una rete democratica, partecipata dei lavoratori del MEF, che ha una propria linea ma non è "di linea", nel senso che non è megafono di nessuno, ma si pone invece l'obiettivo di documentare, insieme alle contraddizioni del modo di produzione capitalistico e alla lotta tra le classi che ne consegue, anche i processi di organizzazione economica e politica dei lavoratori del MEF.
Ed è in questa direzione che chiediamo a tutti i colleghi del MEF di aprire un confronto ampio per la costruzione di una rete di lotta, dal basso, allargata con quanti si riconoscono in questa breve presentazione del progetto.
La proposta, in concreto, è quella di costruire collettivi di lotta in ogni singolo posto di lavoro, senza contaminarsi da realtà pseudo sindacali, che si assumano il compito di documentare i processi di resistenza, così come di collegare in una rete comune gli strumenti di comunicazione libera.
La prospettiva è quella di arricchire ulteriormente la capacità informativa dei lavoratori del MEF, estendere il più possibile la raccolta d’informazioni, migliorare la strutturazione della comunicazione, strutturare al meglio la collaborazione con chi vive quotidianamente l'alienazione dello sfruttamento, individuare percorsi di analisi e inchiesta sulla situazione della classe ma, anche, sulla strutturazione/ristrutturazione del ciclo produttivo, sul saccheggio delle risorse ambientali, sulle strutture politiche del capitale, a livello locale così come a livello nazionale e internazionale.
Dal mese di luglio 2011 è partito, nel nostro ministero, il SIVAP (Sistema di Misurazione e Valutazione della Perfomance del Personale delle Aree).
I sindacati balbettano: i soliti noti si lamentano per la mancata cogestione e concertazione nel procedimento; gli altri vorrebbero concertare, però non possono e, quindi, strombazzano mobilitazioni e rivoluzioni di cartapesta.
In questo quadro, i prossimi tempi si disegnano cupi, con una dilagante lacerazione e competizione tra i lavoratori del MEF, tutti protesi a ingraziarsi il giudizio della dirigenza.
Quale occasione migliore per lanciare questo progetto di costruzione dal basso, di comitati di resistenza e di boicottaggio alla padronanza dirigenziale?
Se non ora, quando?


LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

lunedì 12 settembre 2011

Antonio ci ha lasciato.

Il compagno Antonio Grilletto è deceduto.
Protagonista di tante lotte, persona leale e coraggiosa ha sfidato la malattia ma questa volta ha dovuto arrendersi.
Lascia un vuoto incolmabile tra quanti l’hanno conosciuto ed apprezzato per le sue doti politiche ed umane.
I Lavoratori Autorganizzati MEF sono vicini alla sua compagna e ai suoi figli.
Che la terra ti sia lieve.

domenica 11 settembre 2011

Mozione conclusiva assemblea nazionale del 10 settembre 2011

L’assemblea nazionale realizzata a partire dall’appello proposto da Roma Bene Comune, che si è tenuta oggi 10 settembre 2011, ha raccolto nella struttura dell’ex deposito Atac di San Paolo a Roma una partecipazione che non si vedeva da tempo, di collettivi, associazioni, movimenti, realtà del sindacalismo conflittuale e di base; una partecipazione ampia e attiva soprattutto di moltissimi attivisti e persone che hanno deciso di prendere parte a un momento di confronto realmente orizzontale e partecipativo, offrendo la propria disponibilità a mettersi in gioco dentro una nuova stagione di conflitto e trasformazione dal basso.
Innanzitutto le tante soggettività intervenute hanno condiviso la necessità di alimentare e costruire un processo indipendente, che rifiutando deleghe e scelte di rappresentanza istituzionale, respinge qualunque ipotesi di alternanza di Governance della crisi del capitalismo e affermi la necessità di costruire l’alternativa dentro il conflitto.  Un processo indipendente che valorizzi e amplifichi il peso delle tante lotte che crescono nel nostro paese e che faccia di esse processo costituente e trasformativo.
Un processo aperto e plurale, che cresca come luogo pubblico di confronto ed iniziativa, dentro il quale le soggettività consolidate si rendono disponibili a fare un passo indietro ricercando nuovi spazi di protagonismo sociale e politico, di sperimentazione di linguaggi e di pratiche. Un processo, quindi, al quale intendiamo dare continuità senza scorciatoie o accelerazioni politiciste.
Un processo che guarda lontano e si alimenta da subito delle tante iniziative di contestazione alla nuova manovra dettata dalla BCE che il governo Berlusconi ci sta imponendo con la complicità delle false opposizioni politiche e sindacali, che si nutre delle tante lotte sociali, da chi nei territori si batte per la difesa dei beni comuni, per l’accesso ai saperi, per i diritti dei lavoratori e lavoratrici, contro la precarietà e contro il razzismo e le discriminazioni.
In questo quadro la data della mobilitazione internazionale del 15 ottobre prossimo convocata dai movimenti europei e del mediterraneo è un’occasione fondamentale che non potrà essere rinchiusa nei recinti angusti di nessuna rappresentanza.
Il terreno comune su cui sperimentarsi proprio a partire dai prossimi giorni e settimane, prima e dopo la giornata del 15 ottobre è una campagna d’iniziativa e mobilitazione che metta al centro una parola d’ordine e un concetto chiaro: il debito attraverso il quale ci vogliono far pagare il prezzo della loro crisi, non è il nostro, non lo abbiamo contratto, noi non lo paghiamo. Questo vuol dire smascherare e agire contro i responsabili della crisi e i loro simboli, riconquistando la sovranità ed esercitando nuove forme di riappropriazione di reddito e di vita. 
L’assemblea individua come tappe condivise di questo percorso i seguenti passaggi:
  • Dare vita a partire dalla giornata di Lunedì prossimo a manifestazioni in tutta Italia contro la manovra finanziaria in occasione della ripresa delle discussioni parlamentari; per Roma riprendere e rilanciare la piazza dell’indignazione a Montecitorio.
  • Una settimana di lotta da costruire nei territori, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle città a partire dalla composizione delle lotte esistenti, dal 10 fino al 15 ottobre, con al centro appunto la parola d’ordine: IL DEBITO NON E’ IL NOSTRO, NOI  NON LO PAGHIAMO.
  • Costruire e Amplificare la mobilitazione del 15 ottobre, a partire dalle parole d’ordine e dai contenuti proposti dalle reti europee, che hanno promosso la mobilitazione Internazionale, definendo le modalità e le pratiche di una nostra partecipazione collettiva.  A TAL FINE PROPONIAMO LA COSTRUZIONE DI UNA RIUNIONE NAZIONALE APERTA PER DEFINIRE LE MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE e IL PERCORSO DI AVVICINAMENTO alla MANIFESTAZIONE.
  • Ampliare e Garantire la partecipazione dei movimenti italiani alle mobilitazioni che si terranno in Occasione del G20 a CANNES-NIZZA dal 1 al 4 Novembre.
  • Costruire alla metà di NOVEMBRE un Forum Nazionale dei movimenti sociali indipendenti.
L’assemblea coglie come occasione di confronto le iniziative indette per il 17 settembre contro la finanza internazionale e le borse europee, l’assemblea dell’1 ottobre dell’appello “dobbiamo fermarli” e la costruzione dello sciopero precario.
L’assemblea esprime inoltre la sua incondizionata solidarietà alle persone arrestate in VAL di SUSA (9 settembre) e a Napoli (6 settembre).

venerdì 9 settembre 2011

Un ministro entra in un cesso, plof….


Accade in Italia.
Accade che un Ministro della Repubblica, commentando una vicenda politica - sindacale, ricorra a una barzelletta che, in sostanza, nega l'esistenza della violenza sessuale: “Come mai non è stata violentata?”; “Perché ho detto di no!”.
Maurizio Sacconi è il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha raccontato questa barzelletta durante un dibattito rispetto all'articolo otto della manovra economica appena varata del governo che, di fatto, permette ai padroni di licenziare a loro piacimento.
Ma il contesto è secondario.
La gravità è la banalizzazione e la negazione dello stupro, l'insopportabile e umiliante visione della sessualità maschile e delle relazioni tra gli uomini e le donne.
Noi, Signor Ministro, non abbiamo riso, anzi…..

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze


martedì 6 settembre 2011

Senza cena.....

Il prestigioso Ufficio Stampa del nostro ministero, con un autorevole comunicato stampa emesso certamente per dare sicurezza ai mercati, necessaria per risollevare le sorti dei titoli che, anche nella giornata di ieri, sono precipitati, ha comunicato ai media e alla popolazione tutta, che “Il professor Tremonti, ieri sera, ha lavorato fino a tardi al Ministero e non ha preso parte a nessuna cena”.
Evidentemente i tagli alla spesa pubblica stabiliti, che colpiscono duramente le fasce sociali più deboli e le pensioni, hanno avuto ricadute economiche sull’appetito del ministro della “finanza creativa”, nella piena consapevolezza degli enormi sacrifici finanziari richiesti ai lavoratori.
Coraggiosamente, quindi, non ha esitato a fare la sua parte.
Ridotti alla fame.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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lunedì 5 settembre 2011

Il 15 ottobre, contro l'Europa delle banche.

L’Italia, non da oggi, è, di fatto, commissariata dalla BCE.
La politica, in quanto tale, non conta più nulla; ogni decisione economica, cioè le uniche decisioni che dettano l’indirizzo di un governo e marcano le differenze, vengono prese direttamente dalla sede della Banca Centrale Europea, nonché dai famigerati mercati.
Quindi, chi decide quali politiche attuare sono le strutture economiche controllate dai fondi d’investimento, dalle grandi multinazionali e dai pescecani delle banche.
Qualcuno ci ha deriso quando, giustamente, abbiamo gridato al fascismo di ritorno nel quale stavamo sprofondando, al neoliberismo che ci governava, a una democrazia svuotata di significato e di contenuti.
Oggi, quello che sta accadendo nel nostro paese, è l'attacco finale alle condizioni materiali d’interi settori popolari, tra i quali quelli dei lavoratori del pubblico impiego, degli statali, oltre alla svendita e alla privatizzazione dei beni comuni.

Le scelte invocate in questi giorni come rimedi necessari per fare fronte alla crisi sono le solite di questo infame trentennio: la riforma del mercato del lavoro, come se non fosse stato riformato a più riprese in questi anni e sempre in chiave neoliberista e precarizzante; l’aumento dell’età pensionabile; il taglio netto dello stato sociale.
A fronte di questa "ricetta", qualcuno invoca come soluzione alternativa l'istituzione di un governo tecnico, sponsorizzato proprio dalla pseudo opposizione di centrosinistra che, è sempre bene ricordarlo, nel nostro paese è il portavoce più autorevole dei mercati, dei tagli al welfare, dei pareggi di bilancio, della controriforma delle pensioni, della controriforma continua del mercato del lavoro. Lo sosteniamo da sempre, "centrodestra" e "centrosinistra" non hanno più ragion d’essere, sono due fazioni politiche del neoliberismo che governa l’Italia.
Al suo fianco, si è sempre contraddistinta la CGIL che, avallando le cure neoliberiste, ancora oggi firma senza vergogna il documento di smantellamento dello stato sociale con i padroni di Confindustria.
Per questo lo sciopero generale convocato dalla CGIL per il 6 settembre è la registrazione del fallimento degli accordi impresentabili realizzati con i padroni di Confindustria, con i banchieri e con i collaborazionisti di CISL e UIL.
Accordi vergognosi, dettati unicamente dall'ansia di un rientro nella partita della concertazione con le classi dominanti in vista di un ricambio politico di governo; accordi il cui unico ruolo è stato quello di spianare la strada per un attacco frontale al mondo del lavoro.
La sottoscrizione del "Patto per lo sviluppo" del 28 giugno ha dato il via libera alla manovra e alla demolizione degli ultimi diritti dei salariati, e si chiama i lavoratori allo sciopero proprio con una piattaforma in linea con lo sciagurato Patto, non per contrapporsi alla compagine governativa ma per interloquire con essa, affinché quel Patto sia recepito nella manovra.
L'adesione, poi, se pur alternativa a parole, allo sciopero della CGIL di alcune strutture del "sindacalismo di base", oltre a non essere minimamente in grado di influenzare alcunché, risulta estremamente imbarazzante. La costruzione di uno sciopero generale, che coinvolga le realtà sociali del paese, non può calare dall’alto ma deve trovare la sua essenza nel coinvolgimento degli stessi lavoratori.
Costruire uno sciopero generale dal basso significa generalizzare le pratiche e gli obiettivi per comprendere al suo interno le lotte di tutti quei movimenti che in questi anni hanno prodotto un punto di vista alternativo e cicli di conflitto. Quindi generalizzare lo sciopero, vuol dire confrontarsi e condividere; insomma, vuol dire confrontarsi con i lavoratori e non, per creare un fronte di conflittualità diffusa che attraversi il paese da nord a sud, affinché lo sciopero generale non sia solo, nel migliore dei casi, una ritualità, ma diventi un grande momento di lotta per cambiare l’esistente.
Rilanciare una politica economica, sociale e democratica alternativa, è l'unica strada da percorrere; alternativa sia alle scelte sinora attuate dai governi di centrodestra, ma anche a quelle dei governi di centrosinistra e, più in generale, alle decisioni dei governi delle banche europee.
Costruire, quindi, un fronte comune contro il governo unico delle banche, che impone le stesse misure antisociali in tutti i paesi d’Europa, contrario alla politica di unità nazionale che le cosiddette parti sociali, il governo e l’opposizione, stanno lanciando proprio in questi giorni; proporre, invece, un’alternativa radicale che colpisca gli interessi della finanza e delle banche in primo luogo, e che ristabilisca eguaglianza e diritti.
Un autunno di lotte, quindi, insieme alle mobilitazioni europee che si stanno organizzando, tra le quali quelle già programmate per il prossimo 15 ottobre.
Si scenderà in piazza accanto agli indignados spagnoli e ai greci, e a tutti quelli che lottano contro l’Europa delle banche e della finanza.
Questo, è il nostro appuntamento.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze