Ministero dell'Economia e delle Finanze

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mercoledì 27 luglio 2011

Sviluppi economici: la quarta intesa.

E’ arrivata la quarta intesa sugli sviluppi economici.
Sono passati 360 giorni dalla prima ipotesi di accordo (28.7.2010), 260 dalla seconda (4.11.2010) e circa 30 dalla terza (28.6.2011); ora è arrivata la quarta, siglata ieri sera dall’amministrazione e da tutte le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa.
Si tratta del reimpiego delle somme residue (492.461,14 euro) derivanti dalla mancata copertura delle posizioni economiche messe a concorso, riutilizzo, questo, in ragione di un “criterio di proporzionalità” tendente a ridistribuire, tra tutte le aree, nuove posizioni economiche.
In realtà, si sta parlando di un’ipotesi d’accordo che, per la sua sottoscrizione in via definitiva, dovrà seguire tutto l’iter previsto dall’art. 40 bis del D.Lgs 165/01 (UCB/MEF, DRGS/IGOP, Dip. Funzione Pubblica); quindi, è opportuno tenere debitamente conto dei tempi necessari per la sua certificazione, salvo sempre eventuali rettifiche richieste dai predetti organi di controllo.
A oggi, però, nonostante la mole di “relazioni sindacali” elaborata, i lavoratori non hanno avuto ancora la possibilità di vedere pubblicato uno straccio di graduatoria e, conseguentemente, neppure una proiezione pur approssimativa dei tempi occorrenti per ottenere a regime la progressione economica tanto desiderata.
Alcune semplici considerazioni, quindi, sono dovute, partendo da un primo ed elementare concetto: un accordo, considerato favorevole per i lavoratori, oltre che per il suo contenuto, deve tenere conto anche dei tempi di realizzazione, dell’efficacia concreta dei suoi effetti.
E’ trascorso, quindi, un anno, ben oltre i 9 mesi per una tranquilla gestazione, di dolce attesa, ma nessun “bimbo” è venuto alla luce.
In questo periodo, soggetto a mutevoli trasformazioni, si sono registrate solo le ansie da prestazione delle organizzazioni sindacali, alcune affette da eiaculazione ritardata, altre da ejaculatio praecox: “la procedura on-line d’acquisizione delle domande e l’informatizzazione delle procedure assicurano l’elaborazione delle graduatorie in tempi brevi e in ogni modo entro l’anno corrente” (comunicato inviato ai lavoratori da un’O.S. il 3.12.2010).
Intanto, in tutti questi mesi, le condizioni dei lavoratori del MEF sono continuate a peggiorare sia sul fronte dei diritti, sia su quello salariale.
Il pagamento dell’80% del FUA 2010, decurtato di 16 milioni di euro per le progressioni economiche, saccheggiato dalla remunerazione per le finte turnazioni e dall’iniqua e clientelare ripartizione delle somme dovute all’assistenza fiscale (tutte le organizzazioni sindacali glissano colpevolmente), avverrà con il cedolino unico di agosto 2011; della restante quota del 20% non si sa nulla; gli straordinari dei primi 5 mesi sono stati liquidati solo a fine luglio; si sono cancellate le DTEF e sono aumentati vertiginosamente i carichi di lavoro; è partito il SIVAP che prospetta tempi durissimi e lacerazioni tra colleghi.
A corollario di tutto questo, è intervenuta una manovra finanziaria “lacrime e sangue” che congela ulteriormente i contratti nazionali, taglia le detrazioni fiscali, aggredisce il sistema solidale con aumenti di tariffe e dei servizi primari, intacca le pensioni.
Per non parlare, poi, del recente decreto correttivo del D.Lgs 150/09 dove fasce retributive, mobilità forzata, licenziamenti sono i regalini che la compagine governativa ha fatto ai sindacati collaborazionisti che hanno contribuito alla macelleria sociale dei lavoratori pubblici.
Insomma, la penosità salariale e la compressione dei diritti, i lavoratori la subiscono quotidianamente, giorno dopo giorno.
Un secondo aspetto è l’architettura elaborata per il procedimento: la mancata unificazione del punteggio concernente l’anzianità di ruolo tra quella nel MEF e quella maturata presso altre pubbliche amministrazioni; la fallita valutazione degli anni di servizio pre-ruolo; l’eliminazione della validità triennale della graduatoria; il dimezzamento della retroattività; la decurtazione del punteggio per i provvedimenti disciplinari di lieve entità e la ciliegina finale dello spostamento dell’eventuale punteggio ottenuto a seguito della partecipazione ai precedenti processi di riqualificazione (idoneità) dal punteggio totale dei titoli di studio a quella dell’esperienza professionale, sono tutti presupposti che hanno minato fortemente l’equità e la sostenibilità della procedura.
Un terzo elemento di riflessione è la platea dei beneficiari di questi accordi. Si vocifera di una copertura del 90/95% delle domande pervenute (quindi non del personale in servizio).
Questo dato, preso in modo asettico, porterebbe a un’immediata e semplicistica valutazione positiva; però, siamo abituati a elaborare analisi che tengano conto anche dell’aspetto qualitativo oltre che di quello quantitativo.
Lo spirito primordiale delle intese sulle progressioni economiche è stato quello di dare sostegno salariale ai lavoratori che, negli ultimi 10/25 anni, sono stati esclusi, a qualsiasi titolo, dalle procedure di riqualificazione e non hanno avuto, quindi, possibilità e opportunità di ottenere benefici economici e professionali.
Sembrerebbe, invece, che se pur soddisfatta questa condizione, altre sono state ampiamente esaudite.
Basta pensare che beneficeranno delle progressioni economiche anche gli incaricati di funzioni dirigenziali ai sensi dell’art. 19 comma 6 del D.Lgs 165/01 che, di sofferenza salariale e di opportunità, certamente non sono afflitti; a numerosi lavoratori dell’area III, alla quale l’amministrazione pone da anni particolare attenzione, è garantito un ulteriore passaggio economico dopo i 2 o 3 (se si considera anche la “posizione super”) già ottenuti nell’ultimo quinquennio.
In conclusione, il dilemma “meglio un uovo oggi che una gallina domani”, non si pone.
I lavoratori del MEF, da qualunque parte si possa vedere, continueranno a essere stritolati, da tutti.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

martedì 26 luglio 2011

Scusateci.

E’ incredibile.
Le prime notizie che trapelavano del massacro dei giovani laburisti norvegesi e dell’attentato agli edifici governativi a Oslo, sono state tutte a senso unico.
E’ bastata una semplice rivendicazione di un gruppo sconosciuto islamico a scatenare intellettuali, sociologi, politici, tuttologi nostrani in analisi sulla guerra jihadista accesa contro la civiltà occidentale.
La guerra quedista, quindi, continua, sempre più feroce, il nemico è alle nostre porte, dietro l’angolo.
Ipotesi, commenti, elucubrazioni condite di se ma, nello stesso tempo, sicure, certe sulla matrice e su chi ha armato la mano terrorista.
I fatti, in realtà, ora sono a portata di tutti: l’autore della strage, la sua provenienza e la sua appartenenza, tutto il contrario di quanto in realtà si voleva far credere.
Com’è stato scritto in un interessante articolo apparso sulla carta stampata (uno dei pochi degno di attenzione), “se il giornalismo italiano avesse un minimo di serietà, dovrebbe chiedere scusa, con titoli cubitali, a tutti i musulmani italiani e del mondo per le pagine vergognose di odio scritte”.
Ma questo, è sicuro, non accadrà.
Allora lo facciamo noi, che non siamo giornalisti ma semplici lavoratori: scusateci di questa vergogna, dei pericolosi idioti nostrani (Borghezio: le idee di Breivik? Ottime e condivisibili).
Non sarà sempre così, è il nostro impegno quotidiano, la nostra speranza e il desiderio di avere un paese e un mondo diverso.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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giovedì 21 luglio 2011

Cassa Sovvenzioni, come Beautiful !

Non era questo il quarto comunicato che i lavoratori aspettavano.
La nota della Cassa Sovvenzioni n. 569 del 20 luglio 2011
http://www.fileden.com/files/2011/9/14/3195646//cassasovvenzioninotadel20.7.2011.pdf


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mercoledì 20 luglio 2011

Loro la crisi. Noi la speranza.

Dieci anni fa, migliaia di persone, giovani e adulti, donne e uomini di tutto il mondo, si diedero appuntamento a Genova per denunciare i pericoli della globalizzazione neoliberista e per contestare i potenti del G8, intenti a convincere il mondo che trasformare tutto in merce, avrebbe prodotto benessere per tutti.
Le persone che manifestavano a Genova erano parte integrante di un grande movimento "un mondo diverso è possibile", diffuso in tutto il pianeta.
Era nato a Seattle nel 1999 con una grande alleanza fra sindacati e movimenti sociali e, ancor prima, nelle selve del Chiapas messicano.
Nel gennaio 2001 si era incontrato nel grande Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre, in Brasile, che aveva riunito la società civile, i movimenti, le organizzazioni democratiche di tutto il mondo.
Quel movimento diceva, e ancora oggi dice, che la religione del mercato avrebbe portato al mondo più ingiustizie, più sfruttamento, più guerre, più violenza. Che avrebbe distrutto la natura, messo a rischio la possibilità di convivenza e persino la vita nel pianeta. Che non ci sarebbe stata più ricchezza per tutti ma, piuttosto, nuovi muri, fisici e culturali, tra il nord e il sud del mondo.
Non la pacificazione, ma lo "scontro di civiltà".
Avevamo ragione, e i fatti l’hanno ampiamente confermato.
Ora lo sanno tutti. Ma dieci anni fa, per aver detto solo la verità, fummo repressi in maniera brutale e spietata.
La città di Genova fu violentata fisicamente e moralmente. Le regole democratiche furono sospese e calpestate. Un compagno fu ucciso. Migliaia furono percossi, feriti, arrestati, torturati.
Eravamo le vittime, ma per anni hanno tentato di farci passare per i colpevoli.
Oggi, le ragioni di allora sono ancora più evidenti.
Una minoranza di avidi privilegiati pare aver dichiarato guerra totale al resto dell'umanità e all'intera madre Terra. Dopo aver creato una crisi mondiale, cercano ancora di approfittarne, rapinando a più non posso le ultime risorse naturali disponibili e distruggendo i diritti e le garanzie sociali messe a protezione del resto dell'umanità in due secoli di lotte.
E' un progetto distruttivo: ha prodotto la guerra globale permanente, l'attacco totale ai diritti (al lavoro e del lavoro, alla salute, all'istruzione, alla libertà di movimento, alle differenze culturali e di genere, nonché alle scelte sessuali), la rapina dei beni comuni, la distruzione dell'ambiente, il cambiamento climatico e il saccheggio dei territori.
Ormai è chiaro a tutti, a molti più di quanti erano a Genova dieci anni fa, che solo cambiando radicalmente direzione si può dare speranza di futuro, impedendo la catastrofe che i poteri dominanti, sia pure in crisi, stanno continuando a preparare.
Viviamo in un mondo che continua a non piacerci, un mondo che continua ad avere tutte le caratteristiche che abbiamo fortemente denunciato 10 anni fa, se possibile ancora più accentuate, attraversato da profonde crisi etiche, morali, democratiche aggravate dalla crisi economica e finanziaria prodotta dal sistema capitalistico mondiale.
Però, noi non perdiamo la speranza.
Per questo, ripensare, recuperare, allargare e aggiornare lo "spirito di Genova" che ha segnato una generazione, può aiutare non a guardare indietro ma a guardare avanti, al futuro che abbiamo tutti e tutte, la responsabilità di costruire.
Continuiamo a portare avanti le ragioni di allora, a costruire elementi per un mondo diverso con le lotte, le rivendicazioni, a tessere reti più forti di resistenza, di solidarietà, di costruzione di alternativa alla barbarie.
LORO LA CRISI.
NOI, LA SPERANZA.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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martedì 19 luglio 2011

Malati d'azzardo....

Da oggi, per legge, si può diventare malati d'azzardo.
Nonostante solo pochi giorni fa la commissione Antimafia abbia denunciato il legame stretto tra gioco d'azzardo e criminalità organizzata, questa compagine governativa ha dato via libera allo stesso gioco d'azzardo online. Il gioco d'azzardo, ormai, colpisce un’intera fascia di popolazione e quello online incide maggiormente sulle fasce giovanili poiché maggiormente esposte al mezzo telematico, grazie alla sua facilità d'accesso.
Il gioco d'azzardo, è risaputo, comporta aspetti patologici, crea dipendenza ed è una vera e propria piaga sociale perché, di fatto, costituisce una tassa sui poveri che s’illudono di far quadrare i propri miseri bilanci.
Quindi, si favorisce la dipendenza, il legame con la criminalità, l’espansione del gioco illegale e l’usura.
Per soddisfare i mercati e la speculazione finanziaria, pertanto, non basta solo una manovra classista di oltre 80 miliardi di euro interamente sulle spalle dei ceti meno abbienti (pensioni bloccate e rimandate, tagli agli enti locali e all’assistenza, al welfare, alla sanità, alle detrazioni fiscali e, per noi lavoratori pubblici, tagli agli organici, mobilità obbligatoria e riduzione del salario dovuta al prolungamento del blocco degli stipendi e al diniego di aggancio alla dinamica del carovita), che premia ancora una volta le grandi rendite, i redditi più alti, l’evasione e l’elusione fiscale, i vitalizi parlamentari, ma s’introducono anche altre forme di “tassazione dipendente”.

In questa logica, la nostra amministrazione è parte attiva su entrambi i fronti: non soltanto per l’elaborazione delle disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria ma, anche, sull’implementazione della dipendenza al gioco avendo supinamente messo sull’altare sacrificale i servizi e le strutture periferiche del ministero.
Nessuna risposta, quindi, chiara e coraggiosa sul piano culturale, etico e educativo, ma solo strumento esecutivo delle decisioni politiche e legislative antipopolari.
LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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giovedì 14 luglio 2011

CASSA SOVVENZIONI: la vittoria di Pirro.

La telenovela degli avvisi bonari delle Agenzie delle Entrate (cartelle pazze) relative alla liquidazione della Cassa Sovvenzioni, è finita com’è terminata la vittoria del re Pirro dell'Epiro che sconfisse i Romani sostenendo perdite così alte da condannare il proprio esercito a perdere la guerra.
Sconfitti, quindi, sono ancora una volta i lavoratori che pagano il prezzo dell’inefficienza e dell’approssimazione dell’alta dirigenza.
Una storia grottesca che inizia con il primo comunicato dell’amministrazione, del 4 luglio 2011, con il quale, sostanzialmente, la parte pubblica prende le distanze dall’accaduto e dichiara di essersi attivata per chiarire quanto accaduto.
Nel frattempo, continuano a piovere gli avvisi bonari e i lavoratori, giustamente preoccupati, si trovano tra le mani le ingiunzioni di pagamento.
Dopo 48 ore, appare dal nulla, un secondo comunicato questa volta del comitato liquidatore della stessa Cassa Sovvenzioni: tutti in cassa a ritirare un attestato delle somme liquidate con il quale presentarsi agli sportelli territoriali delle Agenzie delle Entrate al fine di una rideterminazione corretta del conguaglio fiscale sulle tre liquidazioni effettuate dalla Cassa Sovvenzioni.
La ciliegina sulla torta è di ieri pomeriggio: un terzo comunicato, sempre del comitato liquidatore della Cassa Sovvenzioni con il quale si dichiara che gli avvisi bonari devono essere considerati superati, che non bisogna pagare nulla né, tantomeno, occorre presentarsi agli sportelli delle Agenzie delle Entrate poiché sarà la stessa Agenzia a rideterminare l’eventuale importo dovuto, previa nuova comunicazione agli iscritti.
I fessi che, nel frattempo, hanno preso un giorno di ferie, si sono sorbiti la fila allo sportello, hanno ottenuto il ricalcolo e si sono affrettati a pagare l’F24, possono, se lo ritengono, compiere una segnalazione all’Agenzie delle Entrate per il tramite della stessa Cassa Sovvenzioni.
Quindi, per ora non intasiamo gli sportelli delle Agenzie, ma prepariamo il portafoglio.
Intanto, le organizzazioni sindacali si accapigliano per rivendicarsi il merito……

Insomma, una Repubblica delle banane, dove non si trovano mai i colpevoli ma, a pagarne le conseguenze, sono sempre i poveri cristi.
Vorremmo, se fossimo un paese serio, un quarto comunicato dove, in chiare lettere, i lavoratori potessero comprendere lo sbaglio, chi è stato il responsabile del procedimento e il perché devono rispondere direttamente i soci dell’errore sulla tassazione applicata e non il sostituto d’imposta.
Chi ha sbagliato, quindi, l’Agenzie delle Entrate? La Cassa Sovvenzioni? La Milanese Sogei?

Sì, si potrebbe, se fossimo un paese serio.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze