Il governo italiano
concede la nazionalità alle vittime del naufragio di Lampedusa mentre i
superstiti sono denunciati per immigrazione clandestina e rischiano 5mila euro
di multa e l’espulsione.
Insomma, ci
commuoviamo quando arrivano da morti e ci incazziamo quando arrivano da
vivi.
Per questo noi non
proviamo nessuna umana commozione; noi proviamo, invece, disprezzo, un profondo
disprezzo per chi ha progettato e gestito le politiche migratorie in Europa e in
Italia.
Per chi si "prese la responsabilità" di offrire a questo paese una legge sull'immigrazione, la Napolitano/Turco, importatori del modello di detenzione amministrativa del CPT, autori del Testo Unico e diffusori della categoria di clandestino che, proprio da quel
periodo, cominciò a circolare come frame interpretativo delle migrazioni in Italia.
Quella legge fece da battistrada all'attuale Bossi/Fini, che rende un calvario la vita di chi si muove nella direzione sbagliata; ma entrano nella graduatoria anche gli ultimi ministri competenti in materia, fino ad arrivare all'attuale ministra per l'integrazione.
Per chi si "prese la responsabilità" di offrire a questo paese una legge sull'immigrazione, la Napolitano/Turco, importatori del modello di detenzione amministrativa del CPT, autori del Testo Unico e diffusori della categoria di clandestino che, proprio da quel
periodo, cominciò a circolare come frame interpretativo delle migrazioni in Italia.
Quella legge fece da battistrada all'attuale Bossi/Fini, che rende un calvario la vita di chi si muove nella direzione sbagliata; ma entrano nella graduatoria anche gli ultimi ministri competenti in materia, fino ad arrivare all'attuale ministra per l'integrazione.
Con una storia come
la sua, noi riteniamo che se non è in grado di imporre una sterzata alle
politiche migratorie, se non è in grado di proporre una prospettiva diversa al
sangue e alla galera per i suoi fratelli meno fortunati, se non ha la
possibilità di farlo perché il suo governo è impegnato a lisciare il pelo ai
potenti di turno, abbia almeno uno scatto d'orgoglio e si dimetta.
Invece, ancora una
volta dobbiamo parlare di una barca di clandestini e di una strage prevedibile,
di uomini affogati, altri bruciati, donne e bambini straziati, di bare caricate
sui camion frigo che trasportano il pesce pescato; alla miseria tocca anche una
morte infame, dopo una vita ad arrancare solo per mangiare e sfamare la propria
famiglia.
Nessuno si può tirar fuori da questa strage; perché questo succede in quanto una parte degli uomini brucia più dei suoi stessi bisogni esistenziali, a discapito di intere popolazioni affamate.
Questa è la strage di chi accumula ricchezze, non è una strage dovuta a causa di eventi atmosferici o dall'imprevedibilità.
Questa è la strage del capitalismo, che annovera solo morti, facendo emergere l'egoismo malinconico di chi crede che la vita non sia un diritto di tutti gli esseri umani.
Allo sfoggio della ricchezza, in questo mondo ignobile, si contrappone la miseria dei non eletti e chi crede di vivere in una società avanzata, deve sapere che questo è il colore più amaro della propria ignoranza.
Ma l’ennesima strage ci spinge a ricordare non solo le vittime, ma tutti quei migranti che quotidianamente lottano e da anni si organizzano contro le leggi che governano i confini dello sfruttamento.
Perché sulla pelle dei migranti si gioca molto di più di quanto è reso visibile dalle stragi del mare e dalla sistematica e speculare vittimizzazione e criminalizzazione politica e mediatica.
Si gioca il tentativo di regolare e governare, su scala transnazionale, una nuova geopolitica e i movimenti della forza lavoro.
Si gioca uno scontro politico globale e di classe.
Dare un nome ed un cognome ai colpevoli è doveroso, quindi, perché altrimenti mai come su questo tema, si rischia di cadere nella trappola della lotta tra poveri, dello spostamento orizzontale del conflitto, dalla lotta di classe al fumo negli occhi della lotta tra lavoratori ed migrati.
Nessuno si può tirar fuori da questa strage; perché questo succede in quanto una parte degli uomini brucia più dei suoi stessi bisogni esistenziali, a discapito di intere popolazioni affamate.
Questa è la strage di chi accumula ricchezze, non è una strage dovuta a causa di eventi atmosferici o dall'imprevedibilità.
Questa è la strage del capitalismo, che annovera solo morti, facendo emergere l'egoismo malinconico di chi crede che la vita non sia un diritto di tutti gli esseri umani.
Allo sfoggio della ricchezza, in questo mondo ignobile, si contrappone la miseria dei non eletti e chi crede di vivere in una società avanzata, deve sapere che questo è il colore più amaro della propria ignoranza.
Ma l’ennesima strage ci spinge a ricordare non solo le vittime, ma tutti quei migranti che quotidianamente lottano e da anni si organizzano contro le leggi che governano i confini dello sfruttamento.
Perché sulla pelle dei migranti si gioca molto di più di quanto è reso visibile dalle stragi del mare e dalla sistematica e speculare vittimizzazione e criminalizzazione politica e mediatica.
Si gioca il tentativo di regolare e governare, su scala transnazionale, una nuova geopolitica e i movimenti della forza lavoro.
Si gioca uno scontro politico globale e di classe.
Dare un nome ed un cognome ai colpevoli è doveroso, quindi, perché altrimenti mai come su questo tema, si rischia di cadere nella trappola della lotta tra poveri, dello spostamento orizzontale del conflitto, dalla lotta di classe al fumo negli occhi della lotta tra lavoratori ed migrati.
Dando nomi e cognomi
ai responsabili ci rendiamo immediatamente conto che ogni idea di
regolamentazione dei flussi migratori, di respingimento, di soluzione di stampo
legalitario non ha alcun risultato perché la ragione è un'altra; il sistema che
genera la condizione drammatica che costringe milioni di persone a lasciare la
propria terra è l'interesse del grande capitale.
Il capitale, che provoca l’immigrazione, trova giovamento proprio dall’ingresso di nuove masse sfruttabili, che costituiscono un moderno "esercito industriale di riserva" da mettere in competizione con i lavoratori, in una spirale che mira all’abbassamento dei salari e alla diminuzione dei diritti dei lavoratori.
Una parte della terra consuma più di quel che dovrebbe; si emigra dalla propria terra perché ridotta ad un cumulo di macerie dall’imperialismo, che opprime i popoli vietando la libertà ed il diritto ad una piena autodeterminazione, al controllo delle proprie risorse, imponendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il capitale, che provoca l’immigrazione, trova giovamento proprio dall’ingresso di nuove masse sfruttabili, che costituiscono un moderno "esercito industriale di riserva" da mettere in competizione con i lavoratori, in una spirale che mira all’abbassamento dei salari e alla diminuzione dei diritti dei lavoratori.
Una parte della terra consuma più di quel che dovrebbe; si emigra dalla propria terra perché ridotta ad un cumulo di macerie dall’imperialismo, che opprime i popoli vietando la libertà ed il diritto ad una piena autodeterminazione, al controllo delle proprie risorse, imponendo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Il Mediterraneo
inghiotte uomini, donne e bambini in fuga dall'orrore di guerre e persecuzioni.
Il mare è il sicario. I mandanti sono i nostri governanti e le loro politiche di
"accoglienza", fatte di accordi segreti con dittatori, respingimenti, centri di
identificazione ed espulsione e sacchi di plastica.
E' solo per
questo motivo che esistono clandestini e miseria.In questo tempo vigliacco non c'è bisogno di guardare la luna, non c'è bisogno di pregare.
Niente di più, niente di meno.
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