Il 14 Settembre 2011,
presso l'Aran, è stato costituito il fondo pensione SIRIO, ovvero il fondo di
previdenza complementare dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che
interessa i lavoratori dei Ministeri, degli Enti Pubblici non Economici, della
Presidenza del Consiglio dei Ministri, del CNEL, dell’Enac e al quale potranno
aderire l'Università e Ricerca, le Agenzie Fiscali, gli Enti di Ricerca e
Sperimentazione, il Coni servizi SpA e le Federazioni Sportive, lavoratori che
sino ad oggi non erano stati proiettati nel "pianeta" dei Fondi
pensione.
Quindi, la consorteria di Cgil, Cisl, Uil, Unsa, Flp, Ugl, Cida-Unadis, Assomed e Dirstat si sono macchiati di quest'ennesimo misfatto, sulla strada della privatizzazione e dello smantellamento definitivo delle pensioni pubbliche.
Dal 18 ottobre 2012, pertanto, si apre la campagna di adesione al Fondo, ma già sono partiti, in tutti i posti di lavoro, una articolata e ben mirata operazione di marketing finanziario per spingere i lavoratori ad aderire al Fondo.
Sono già pronti, perciò, a chiedere ai lavoratori di rinunciare alla loro liquidazione, motivando ed esaltando, con tabelle, grafici e proiezioni, tutti i vantaggi e i profitti benefici che si potranno avere "investendo" nella previdenza complementare, attraversando il mercato azionario.
Il Fondo Sirio segue a ruota il Fondo Espero dei lavoratori della Scuola, che ha avuto scarsissime adesioni, e il fondo Perseo, per i dipendenti delle regioni ed autonomie locali e Sanità, che, di fatto, ancora non è partito.
Stessa sorte hanno avuto i fondi previdenza integrativa nel settore privato (Fondo Cometa dei metalmeccanici, Fondo Fonchim dei chimici ecc.).
I due fondi pensione più "antichi e stimati", Cometa e Fonchim, hanno avuto, negli ultimi 10 anni, rendimenti medi annui rispettivamente del 2,51% e del 2,69% lordi, e bisogna ancora togliere da questi rendimenti, i costi, le commissioni, le tasse.
Il TFR, invece, ha reso negli stessi anni al netto di tutte le spese (anche quelle fiscali), più del 3% medio annuo garantendo capitale e un rendimento minimo anno per anno dell’1,5% più il 75% del tasso d’inflazione calcolato dall’Istat.
Questi signori, quindi, proveranno a indurre i lavoratori del Pubblico Impiego a devolvere il loro TFR a qualche fondo pensione chiuso (sinonimi: negoziale, sindacale, contrattuale) o aperto (Società Gestione Risparmio, banca, assicurazione) che sia.
In tutti i casi, è bene che ci resti in mente, che i Fondi Pensione in realtà non sono altro che prodotti finanziari e che, nonostante i nomi, non forniscono ai risparmiatori nessuna garanzia.
La stessa Banca d'Italia ha dovuto ammettere che l'80% dei lavoratori e delle lavoratrici non ha scelto la previdenza integrativa, la cui convenienza è solo presunta, anzi viene smentita da pochi fatti quali:
- i vantaggi fiscali per chi sceglie la previdenza integrativa sono praticamente nulli;
- si è dimostrato che il lavoratore rimasto col TFR dopo 20 anni ha un capitale e un rendimento nettamente superiore, malgrado il contributo datoriale a favore della previdenza integrativa;
- la previdenza integrativa serve per occultare le continue riforme previdenziali, con l'assenso dato da gran parte dei sindacati all'innalzamento dell'età lavorativa e alla perdita di potere di acquisto delle pensioni.
Quindi, la consorteria di Cgil, Cisl, Uil, Unsa, Flp, Ugl, Cida-Unadis, Assomed e Dirstat si sono macchiati di quest'ennesimo misfatto, sulla strada della privatizzazione e dello smantellamento definitivo delle pensioni pubbliche.
Dal 18 ottobre 2012, pertanto, si apre la campagna di adesione al Fondo, ma già sono partiti, in tutti i posti di lavoro, una articolata e ben mirata operazione di marketing finanziario per spingere i lavoratori ad aderire al Fondo.
Sono già pronti, perciò, a chiedere ai lavoratori di rinunciare alla loro liquidazione, motivando ed esaltando, con tabelle, grafici e proiezioni, tutti i vantaggi e i profitti benefici che si potranno avere "investendo" nella previdenza complementare, attraversando il mercato azionario.
Il Fondo Sirio segue a ruota il Fondo Espero dei lavoratori della Scuola, che ha avuto scarsissime adesioni, e il fondo Perseo, per i dipendenti delle regioni ed autonomie locali e Sanità, che, di fatto, ancora non è partito.
Stessa sorte hanno avuto i fondi previdenza integrativa nel settore privato (Fondo Cometa dei metalmeccanici, Fondo Fonchim dei chimici ecc.).
I due fondi pensione più "antichi e stimati", Cometa e Fonchim, hanno avuto, negli ultimi 10 anni, rendimenti medi annui rispettivamente del 2,51% e del 2,69% lordi, e bisogna ancora togliere da questi rendimenti, i costi, le commissioni, le tasse.
Il TFR, invece, ha reso negli stessi anni al netto di tutte le spese (anche quelle fiscali), più del 3% medio annuo garantendo capitale e un rendimento minimo anno per anno dell’1,5% più il 75% del tasso d’inflazione calcolato dall’Istat.
Questi signori, quindi, proveranno a indurre i lavoratori del Pubblico Impiego a devolvere il loro TFR a qualche fondo pensione chiuso (sinonimi: negoziale, sindacale, contrattuale) o aperto (Società Gestione Risparmio, banca, assicurazione) che sia.
In tutti i casi, è bene che ci resti in mente, che i Fondi Pensione in realtà non sono altro che prodotti finanziari e che, nonostante i nomi, non forniscono ai risparmiatori nessuna garanzia.
La stessa Banca d'Italia ha dovuto ammettere che l'80% dei lavoratori e delle lavoratrici non ha scelto la previdenza integrativa, la cui convenienza è solo presunta, anzi viene smentita da pochi fatti quali:
- i vantaggi fiscali per chi sceglie la previdenza integrativa sono praticamente nulli;
- si è dimostrato che il lavoratore rimasto col TFR dopo 20 anni ha un capitale e un rendimento nettamente superiore, malgrado il contributo datoriale a favore della previdenza integrativa;
- la previdenza integrativa serve per occultare le continue riforme previdenziali, con l'assenso dato da gran parte dei sindacati all'innalzamento dell'età lavorativa e alla perdita di potere di acquisto delle pensioni.
Ora, non contenti, ci
riprovano, ma i lavoratori che hanno assistito negli ultimi anni, sino alle
ultime manovre, ad un pullulare di riforme delle pensioni, tutte al ribasso e
tutte peggiorative, non si faranno certo abbindolare.
Che credibilità possono, dunque, avere i fondi pensione e il fondo Sirio?
Chi oggi dice di non volere subire la crisi economica e finanziaria deve dimostrarlo con i fatti.
Sposare, come fanno tutti i sindacati, la previdenza integrativa inganna i lavoratori perché i fondi previdenziali servono solo alla speculazione, mentre i lavoratori pubblici hanno bisogno di rafforzare il potere di acquisto dei salari e delle pensioni.
Ma c'è un'altra considerazione da fare e, cioè, quella che riguarda l'evidente coesistenza di interessi tra la parte sindacale che promuove le adesioni ai fondi e quella assicurativa, bancaria e finanziaria che ne gestiscono, di fatto, la parte economica.
Per noi, chi siede nei consigli di amministrazione della previdenza integrativa non può ergersi a difensore degli interessi dei lavoratori, cercando maldestramente di convincerli sulla bontà della previdenza complementare privata.
La convinzione, che si può trarre da una condizione del genere, è che tramite i fondi pensionistici integrativi si saldi ancora di più una santa alleanza tra parte governativa, che ha promosso per il tramite dell'ARAN la creazione di questi fondi, le sigle sindacali che partecipano alla promozione e gestione, le entità bancarie e finanziarie nazionali ed internazionali e, indirettamente, i grandi gruppi industriali.
Il dubbio che i lavoratori si devono porre, a questo punto, è come sia possibile, per un sindacato, mantenere efficacemente il suo ruolo in difesa dei lavoratori nel momento in cui sceglie di divenire parte di un complesso meccanismo di promozione finanziaria in collaborazione con quelle stesse entità economiche e finanziarie che, da sempre, hanno il loro interesse nell'avversare i diritti dei lavoratori?
Che credibilità possono, dunque, avere i fondi pensione e il fondo Sirio?
Chi oggi dice di non volere subire la crisi economica e finanziaria deve dimostrarlo con i fatti.
Sposare, come fanno tutti i sindacati, la previdenza integrativa inganna i lavoratori perché i fondi previdenziali servono solo alla speculazione, mentre i lavoratori pubblici hanno bisogno di rafforzare il potere di acquisto dei salari e delle pensioni.
Ma c'è un'altra considerazione da fare e, cioè, quella che riguarda l'evidente coesistenza di interessi tra la parte sindacale che promuove le adesioni ai fondi e quella assicurativa, bancaria e finanziaria che ne gestiscono, di fatto, la parte economica.
Per noi, chi siede nei consigli di amministrazione della previdenza integrativa non può ergersi a difensore degli interessi dei lavoratori, cercando maldestramente di convincerli sulla bontà della previdenza complementare privata.
La convinzione, che si può trarre da una condizione del genere, è che tramite i fondi pensionistici integrativi si saldi ancora di più una santa alleanza tra parte governativa, che ha promosso per il tramite dell'ARAN la creazione di questi fondi, le sigle sindacali che partecipano alla promozione e gestione, le entità bancarie e finanziarie nazionali ed internazionali e, indirettamente, i grandi gruppi industriali.
Il dubbio che i lavoratori si devono porre, a questo punto, è come sia possibile, per un sindacato, mantenere efficacemente il suo ruolo in difesa dei lavoratori nel momento in cui sceglie di divenire parte di un complesso meccanismo di promozione finanziaria in collaborazione con quelle stesse entità economiche e finanziarie che, da sempre, hanno il loro interesse nell'avversare i diritti dei lavoratori?
Cliccando su questo link, potrete scaricare l'atto costitutivo del Fondo pensione Sirio, con l'invito
a soffermarvi in particolare sull'art. 13.
Occorre, quindi, contrastare fortemente l'adesione al Fondo di rapina Sirio e mobilitarsi contro gli attacchi continui al lavoro pubblico e alla sottomissione dei diktat dei banchieri e della BCE.
Sacrifici e privatizzazioni , disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma: è veramente arrivata l’ora di dire basta, di mobilitarsi contro le logiche del mercato, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche, contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Difendiamo i diritti, i salari, i posti di lavoro, i servizi pubblici, rimandando a casa i novelli promoter finanziari (Cgil, Cisl, Uil, Unsa, Flp, Ugl, Cida-Unadis, Assomed e Dirstat) con i loro fondi di rapina.
NO al fondo pensione Sirio.
Occorre, quindi, contrastare fortemente l'adesione al Fondo di rapina Sirio e mobilitarsi contro gli attacchi continui al lavoro pubblico e alla sottomissione dei diktat dei banchieri e della BCE.
Sacrifici e privatizzazioni , disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma: è veramente arrivata l’ora di dire basta, di mobilitarsi contro le logiche del mercato, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche, contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Difendiamo i diritti, i salari, i posti di lavoro, i servizi pubblici, rimandando a casa i novelli promoter finanziari (Cgil, Cisl, Uil, Unsa, Flp, Ugl, Cida-Unadis, Assomed e Dirstat) con i loro fondi di rapina.
NO al fondo pensione Sirio.
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