Quella di sabato 27 ottobre è la prima vera manifestazione di opposizione, con
un contenuto di classe, al governo antipopolare e antidemocratico dei "tecnici",
alla sua politica di austerità.
Una politica spregevole, dettata dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, necessaria per trasferire ancora di più ricchezza dal lavoro al capitale; necessaria per rimuovere ogni ostacolo esistente allo sfruttamento della forza-lavoro e liquidare, così, diritti e conquiste sociali.
Protagonisti della manifestazione sono le forze operaie e popolari, gli studenti, gli inoccupati e il mondo del precariato, i dipendenti pubblici, i disoccupati e chi il lavoro lo aveva e ora non più, le donne e i pensionati a basso reddito e tanti "choosy" che resistono e lottano, ogni giorno, contro questa compagine governativa e chi la sostiene in nome della "competitività e produttività".Sembra di assistere, purtroppo, ad una moviola infinita; si era detto che l’epoca delle leggi finanziarie e delle successive manovre correttive fossero, ormai, solo un ricordo del passato; ma i sublimi professori del governo della Bocconi non ne azzeccano una.
Una politica spregevole, dettata dall'Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, necessaria per trasferire ancora di più ricchezza dal lavoro al capitale; necessaria per rimuovere ogni ostacolo esistente allo sfruttamento della forza-lavoro e liquidare, così, diritti e conquiste sociali.
Protagonisti della manifestazione sono le forze operaie e popolari, gli studenti, gli inoccupati e il mondo del precariato, i dipendenti pubblici, i disoccupati e chi il lavoro lo aveva e ora non più, le donne e i pensionati a basso reddito e tanti "choosy" che resistono e lottano, ogni giorno, contro questa compagine governativa e chi la sostiene in nome della "competitività e produttività".Sembra di assistere, purtroppo, ad una moviola infinita; si era detto che l’epoca delle leggi finanziarie e delle successive manovre correttive fossero, ormai, solo un ricordo del passato; ma i sublimi professori del governo della Bocconi non ne azzeccano una.
Ma c’è poco da
sorridere, perché il conto lo paghiamo sempre noi.
Eppure si continua a tagliare la spesa pubblica, a togliere diritti ai lavoratori e ai cittadini.
Eppure si continua a tagliare la spesa pubblica, a togliere diritti ai lavoratori e ai cittadini.
E mentre la politica
continua ad offrire spettacoli squallidi e indecenti, questo governo dei tecnici
si guarda bene dal mettere mano a vere normative anticorruzione, il cui costo è
pari ai tagli alla spesa pubblica; o a scovare i capitali illegalmente
esportati, tassandoli al pari di tutti gli altri lavoratori e cittadini.
La recessione continua in tutta Europa con il record di quattro milioni di posti di lavoro persi; ma le uniche misure prese dalla UE, finora, sono state destinate al salvataggio delle banche, quelle stesse che al tempo delle vacche grasse hanno accumulato ingenti profitti e che, oggi, presentano a noi il conto delle loro speculazioni.E’ necessario, quindi, scendere in piazza contro un governo imposto dall’oligarchia finanziaria, per rifiutare i diktat e opporsi alla politica di austerità; scendere in piazza per dire basta ai sacrifici funzionali solo per salvare i profitti dei padroni e urlare che le conseguenze della crisi e del debito, devono ricadere su chi l'ha generata e, cioè, sul capitale.
Lo stop ai licenziamenti, l’aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro, la riconquista dei CCNL e dell’art.18, l’abolizione del precariato, una forte tassazione su profitti, sulle rendite, sugli interessi, sui redditi, sui patrimoni, sulle transazioni finanziarie, la lotta spietata all’evasione fiscale borghese, il taglio delle spese militari e il NO alla guerra, l’aumento di quelle sociali, la difesa delle libertà delle classi sottomesse, sono tutte parole d'ordine che caratterizzano la nostra partecipazione; parole d'ordine che incoraggiano la lotta per la trasformazione sociale, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Altro che "patto per la produttività" necessario solo a ridurre i salari e aumentare gli orari!Sacrifici e privatizzazioni, disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma.
La recessione continua in tutta Europa con il record di quattro milioni di posti di lavoro persi; ma le uniche misure prese dalla UE, finora, sono state destinate al salvataggio delle banche, quelle stesse che al tempo delle vacche grasse hanno accumulato ingenti profitti e che, oggi, presentano a noi il conto delle loro speculazioni.E’ necessario, quindi, scendere in piazza contro un governo imposto dall’oligarchia finanziaria, per rifiutare i diktat e opporsi alla politica di austerità; scendere in piazza per dire basta ai sacrifici funzionali solo per salvare i profitti dei padroni e urlare che le conseguenze della crisi e del debito, devono ricadere su chi l'ha generata e, cioè, sul capitale.
Lo stop ai licenziamenti, l’aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro, la riconquista dei CCNL e dell’art.18, l’abolizione del precariato, una forte tassazione su profitti, sulle rendite, sugli interessi, sui redditi, sui patrimoni, sulle transazioni finanziarie, la lotta spietata all’evasione fiscale borghese, il taglio delle spese militari e il NO alla guerra, l’aumento di quelle sociali, la difesa delle libertà delle classi sottomesse, sono tutte parole d'ordine che caratterizzano la nostra partecipazione; parole d'ordine che incoraggiano la lotta per la trasformazione sociale, per ricostruire uno stato sociale degno di questo nome, per uno sviluppo sostenibile che coniughi difesa del lavoro con la difesa dell’ambiente, per le nazionalizzazioni delle imprese strategiche contro l’abbuffata delle privatizzazioni.
Altro che "patto per la produttività" necessario solo a ridurre i salari e aumentare gli orari!Sacrifici e privatizzazioni, disoccupazione e precarietà, riduzione dei diritti dei salari e delle pensioni per pagare un debito di cui non siamo responsabili e che ha garantito enormi profitti agli speculatori di ogni risma.
Per questo, saremo in
piazza il 27 ottobre.
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