Ministero dell'Economia e delle Finanze

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martedì 8 maggio 2012

I Cento Passi.


Nella notte tra l’otto e il nove maggio 1978, il corpo di Peppino Impastato, posto sulla linea ferroviaria Palermo – Trapani, è dilaniato da una carica di tritolo.
Il suo funerale, partecipato da centinaia di giovani provenienti da tutta la Sicilia, è aperto da uno striscione con la scritta "Con le idee e il coraggio di Peppino, noi continuiamo".


Noi continuiamo e ci impegniamo, ancora oggi, a ricostruire quotidianamente, pur dentro alle difficoltà del presente, partecipazione, protagonismo, autorganizzazione.
Intorno anche a una cultura dell’antimafia, come quella che Peppino ha incarnato, non ipocrita, non di facciata, ma viva, vera, sociale; lottare contro le mafie è, per noi, anche lotta contro la precarietà, per il salario sociale, il reddito di cittadinanza.
Per questo Peppino, il suo ricordo, è parte fondativa del nostro vissuto politico e sindacale.
Per questo rifiutiamo interpretazioni edulcorate e centriste: Peppino fu uomo del ’68, non va dimenticato.
Fu militante anticapitalista che organizzava conflitti sociali, dagli studenti ai braccianti, ai contadini poveri.
E fu precursore, anche come organizzatore culturale, di un’intensa e moderna criticità come rovesciamento al senso comune di massa.
La sua radio fu la struttura comunicativa più moderna del Mezzogiorno, esempio straordinario d’inchiesta e controinformazione.
La metafora, il sarcasmo, la desacralizzazione dei capi mafiosi diventarono, con Peppino, strumento di lotta politica.
I Cento passi, che oltre trenta anni fa rappresentavano la distanza tra due case, ora non possono che essere il punto di partenza per contrastare i governi dei padroni, di chi crea le disuguaglianze sociali ed economiche, le speculazioni finanziarie, gli obblighi di pareggio di bilancio, il pagamento del debito, il rifinanziamento delle banche e delle istituzioni internazionali.
Cento passi contro chi ci ha portato sull’orlo del baratro.


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