Ministero dell'Economia e delle Finanze

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domenica 16 febbraio 2014

Il BATgoverno.

Dopo i governi Monti e Letta-Alfano, insediati a colpi di diktat e andati avanti a colpi di fiducia, ecco il terzo governo di seguito senza legittimazione popolare, messo su con una squallida manovra di palazzo che ha scalzato "Capitan Findus", giudicato poco energico, troppo tattico e poco rampante, dai gruppi dominanti del capitalismo.
I sette miliardi e mezzo regalati alle banche con il decreto Imu-Bankitalia, evidentemente non sono bastati a placare gli appetiti dei pescecani dell’alta finanza e degli industriali, sempre più aggressivi.
Il cambio a Palazzo Chigi, pertanto, non è solo una questione di poltrone, ma di contenuti e ritmi dell’offensiva capitalista, di voraci interessi.
In quasi due anni e mezzo si è passati dal "governo tecnico" alle "larghe intese" a quelle più "ristrette" ed ora, all'imminente governo dell’ambizioso sindaco fiorentino che si propone con un "programma radicale di riforme" reclamate dall’oligarchia finanziaria e dalle sue istituzioni.
Insomma, i mercati avranno l'uomo che vogliono; giovane, veloce, disincantato, ruffiano, esecutore fedele di un governo "del fare" che opererà senza discussioni, senza rispetto dei vincoli e delle procedure costituzionali, senza alcuna mediazione sociale.
Si nominano governi, si modificano le maggioranze, si aprono e si risolvono crisi pilotate, in spregio alla volontà dei cittadini, dei lavoratori, dei giovani, delle donne e della stessa carta costituzionale.
L’eccezione, quindi, diviene la regola e il passaggio dalla Repubblica parlamentare a quella presidenziale sta avvenendo, ormai, de facto.
Sugli equilibri hanno deciso, oltre che come di consueto Re Giorgio, anche le faide interne al suo stesso partito, che si sposta sempre più a destra in nome della "stabilità dei mercati".
Il nuovo premier, infatti, è chiaramente un iperliberista organico agli interessi delle multinazionali, delle banche, dei manager alla Marchionne, dei parassiti dei paradisi fiscali, spalleggiato dai poteri forti economici a partire dalla Morgan Stanley, una delle banche d'affari responsabile della crisi mondiale, per giungere alle forze imperialiste dominanti.
Anche l'intero gotha dell'industria e della finanza italiana si è schierata, uno ad uno, dalla parte del sindaco di Firenze e il suo futuro governo sarà nuovamente sostenuto dalle stesse forze che hanno sorretto quello precedente, oltre che dalla benevola benedizione del partito dell'amore.
I prossimi giorni chiariranno meglio il quadro del comitato di affari che presiederà.
Il nuovo Presidente del Consiglio, pertanto, sarà la nuova carta che il fiacco e declinante imperialismo italiano giocherà sulla pelle dei lavoratori; il suo obiettivo è reggere fino al 2018 facendo passare nuove misure antipopolari (jobs Act), flessibilità, privatizzazioni, altre porcate elettorali e controriforme costituzionali per soddisfare le esigenze del grande capitale, proseguire con le politiche di austerità e competitività imposte da UE-BCE-FMI, con le missioni di guerra NATO.

Alla "Leopolda", infatti, non si sono visti né le rappresentanze degli sfrattati, dei precari, di chi non ha lavoro o di chi lo ha perso; il sindaco fiorentino vuole decisamente impersonare una storia di successo e gli "sfigati" non fanno audience.
Cambiano i governi e le maggioranze, ma i problemi dei lavoratori, dei disoccupati, dei giovani non si risolvono, anzi si aggravano.
Licenziamenti, chiusure di fabbriche, attacco ai salari, disoccupazione giovanile al 40%, centinaia di suicidi, la povertà che dilaga e un pugno di sfruttatori e di ricchi che si arricchisce sempre più.
Dopo averci fatto pagare lunghi anni di crisi ora ci vogliono far pagare una ripresa che non c’è.
Perciò, dall’Electrolux a Termini Imerese cresce la protesta operaia e popolare, che è destinata a ampliarsi e acutizzarsi, e i lavoratori del MEF di questo ne devono essere coscienti.
La situazione chiama, quindi, a costruire dal basso un fronte unico dei lavoratori, a rafforzare la partecipazione alle lotte al fine di respingere il nuovo attacco padronale, perché d
a qui all'estate ne vedremo di tutti i colori; ce ne faranno sentire di tutti i colori.

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