Siamo stati da sempre convinti che solo ascoltando il cuore riesci a crescere e
ad arricchirti veramente; perché il cuore si trasforma in un serbatoio di quegli
amori che vanno oltre ad un semplice rapporto, che coinvolgono mente ed anima e
ti formano, ti modellano la tua "coscienza" per tutta la vita, in un tutt'uno di
sensazioni.
Il "Mistero buffo" è stato, per tanti di noi, il primo no detto ai
propri genitori che provarono ad impedirci di vederlo.
Ma, da allora, Franca Rame e Dario Fo sono stati quegli
appuntamenti con la nostra crescita che non osavamo mai mancare perché ci sono
persone che trasmettono quel di più, che sono capaci di arrivare dritti al tuo
cuore, ai tuoi sentimenti, capaci di dargli un senso, un equilibrio, un
significato.
Pezzi di cuore, in questi anni bui, ci stanno lasciando uno dopo
l’altro; abbiamo ancora il cuore spezzato per la scomparsa del nostro prete di
strada che altri pezzi di storia, di pensiero, di passioni, come Franca, vanno
via.
Pezzi di un tempo che sembra scomparso, affossato da quel nulla,
da quel maleodorante spettacolo dell’arrogante ignoranza del non-pensiero, della
non-coscienza, della non-morale, della perdita di quei punti di riferimento sui
quali era cresciuta un’intera generazione di folli, pazzi sognatori di un mondo
diverso e migliore.
Forse non è più il tempo; forse è il tempo a non esserci
più.
Quei pezzi di cuore che sembrano come volati via, ma
che rimangono, invece, ancora vivi nella nostra storia, nella nostra memoria e
in quella quotidiana realtà che non accettiamo e che, grazie a loro, continuiamo
a combattere, vivendo quel sogno di cui ci hanno fatto
innamorare.
Franca, un pezzo di cuore che ci riporta anche a quel lontano 8
marzo del 2007 quando molti di noi furono tra gli organizzatori di una
"meravigliosa giornata"; la invitammo, infatti, al MEF, in via XX Settembre, ad
incontrare le lavoratrici e i lavoratori.
Per oltre due ore, ascoltò e parlò con noi e al termine la sala
conferenze high tech della RGS si trasformò, in un modo così surreale, in una
sorte di palcoscenico; Franca concluse regalandoci la storia di Cindy Sheehan,
la madre coraggio di un ragazzo di nome Casey ucciso in Iraq (per coloro che lo
volessero rivedere basta cliccare
qui).
Ci salutò, così, con la sua totale avversione alla guerra, senza
se e senza ma.
Un semplice e meraviglioso messaggio di pace da una donna che
subì, nel 73, il drammatico stupro ad opera di un gruppo di
fascisti.
Che la terra ti sia lieve, cara Franca e, grazie, grazie
ancora.