Ministero dell'Economia e delle Finanze

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giovedì 30 agosto 2012

I turni da 10 ore.


Dal mese di luglio, si fanno turni da dieci ore.
Accade nello stabilimento di Kragujevac, in Serbia, fabbrica di automobili a 150 chilometri da Belgrado che ha una piccola particolarità: produce la nuova 500L e appartiene alla Fiat.
L'amministratore delegato, Sergio Marchionne, l'ha inaugurata lo scorso maggio.
Quindi, il Lingotto lancia un "esperimento": nuovo orario di lavoro suddiviso in due turni giornalieri da dieci ore, di cui una di pausa, per quattro giorni lavorativi settimanali.
In Serbia è in assoluto la prima volta che viene applicato questo metodo e per i prossimi sei mesi, quindi, i 1.700 dipendenti serbi di Fiat avranno due turni unici dalle 6.00 alle 16.00 e dalle 18.00 alle 4.00, con due ore di pausa tra un turno all'altro dedicate alla manutenzione.
Obiettivo dell'impianto: produrre 550 auto il giorno, contro le attuali 50.
E mentre il super manager inaugura i turni da dieci ore, si prende anche il lusso di criticare Wolkswagen che fà utili e aumenta le vendite pagando gli operai il doppio di quanto Marchionne paga i lavoratori Fiat; anzi, lui non solo li paga di meno ma, addirittura, li licenzia.
I dati sui risultati del primo semestre 2012 fanno sorridere i tedeschi: Volkswagen ha chiuso il primo semestre con un rialzo dell'utile operativo del 7% a 6,49 miliardi di euro, al di sopra delle stime degli analisti e, secondo l'agenzia Bloomberg, a livelli record. Le vendite sono in rialzo del 23% a 95,4 miliardi di euro, grazie al buon andamento di Audi in Cina e negli Usa che ha permesso di compensare gli effetti della crisi in Europa.
Le differenze tra i modelli gestionali e di business delle due società sono lampanti.
Diversamente dal modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro, nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme (pause di discussione sul ciclo produttivo) e l’azienda registra utili.
Diverso anche il trattamento dei lavoratori, se si mettono a confronto le buste paga erogate dai due grandi gruppi: 2600 euro netti contro 1.200.
Il lavoratore italiano, se non viene licenziato, prende di meno, paga più tasse e si ritrova welfare e servizi più scadenti; nonostante questo, i bilanci della casa di Wolfsburg battono quelli del concorrente torinese.
Questo, quindi, non solo è arroganza capitalistica ma anche spregevole marciume padronale; e non dimentichiamoci che il "nostro" manager superpagato, dai maglioncini a girocollo in puro pelo d'operaio, è amato e temuto in maniera bipartisan dall'intera casta politica, dagli attuali governatori tecnici oltre che da quella parte sindacale che, con lui, sigla accordi monnezza.

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