Dal mese di luglio, si fanno turni da dieci ore.
Accade nello stabilimento di
Kragujevac, in Serbia, fabbrica di automobili a 150 chilometri da Belgrado che
ha una piccola particolarità: produce la nuova 500L e appartiene alla
Fiat.
L'amministratore delegato, Sergio Marchionne, l'ha inaugurata lo scorso
maggio.
Quindi, il Lingotto lancia un "esperimento": nuovo orario di lavoro
suddiviso in due turni giornalieri da dieci ore, di cui una di pausa, per
quattro giorni lavorativi settimanali.
In Serbia è in assoluto la prima volta
che viene applicato questo metodo e per i prossimi sei mesi, quindi, i 1.700
dipendenti serbi di Fiat avranno due turni unici dalle 6.00 alle 16.00 e dalle
18.00 alle 4.00, con due ore di pausa tra un turno all'altro dedicate alla
manutenzione.
Obiettivo dell'impianto: produrre 550 auto il giorno, contro le
attuali 50.
E mentre il super manager inaugura i turni da dieci ore, si
prende anche il lusso di criticare Wolkswagen che fà utili e aumenta le vendite
pagando gli operai il doppio di quanto Marchionne paga i lavoratori Fiat; anzi,
lui non solo li paga di meno ma, addirittura, li licenzia.
I dati sui
risultati del primo semestre 2012 fanno sorridere i tedeschi: Volkswagen ha
chiuso il primo semestre con un rialzo dell'utile operativo del 7% a 6,49
miliardi di euro, al di sopra delle stime degli analisti e, secondo l'agenzia
Bloomberg, a livelli record. Le vendite sono in rialzo del 23% a 95,4 miliardi
di euro, grazie al buon andamento di Audi in Cina e negli Usa che ha permesso di
compensare gli effetti della crisi in Europa.
Le differenze tra i modelli
gestionali e di business delle due società sono lampanti.
Diversamente dal
modello autoritario Fiat, che precipita sui mercati e taglia i posti di lavoro,
nel colosso tedesco i manager e gli operai decidono insieme (pause di
discussione sul ciclo produttivo) e l’azienda registra utili.
Diverso anche
il trattamento dei lavoratori, se si mettono a confronto le buste paga erogate
dai due grandi gruppi: 2600 euro netti contro 1.200.
Il lavoratore italiano,
se non viene licenziato, prende di meno, paga più tasse e si ritrova welfare e
servizi più scadenti; nonostante questo, i bilanci della casa di Wolfsburg
battono quelli del concorrente torinese.
Questo, quindi, non solo è arroganza
capitalistica ma anche spregevole marciume padronale; e non dimentichiamoci che
il "nostro" manager superpagato, dai maglioncini a girocollo in puro pelo
d'operaio, è amato e temuto in maniera bipartisan dall'intera casta politica,
dagli attuali governatori tecnici oltre che da quella parte sindacale che, con
lui, sigla accordi monnezza.
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