Internet
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L’ADSL
DOVE NON C’E’.
Questa
è la presentazione di una società che opera nel settore delle
Telecomunicazioni.
Offre
servizi di Information Tecnology; è impegnata nello sviluppo di tecnologie
Internet con una serie di notevoli investimenti, raggiungendo un know how
invidiabile a livello nazionale ed europeo.
Il
suo scopo è fornire l’assistenza e la guida a chi desidera conoscere e sfruttare
al meglio le potenzialità di uno strumento innovativo e sempre dinamico:
internet.
La
sua ultima campagna pubblicitaria che ha adottato è questa:
Spontaneamente
ci verrebbe da dire che “ve la potete tenere” voi la vostra ADSL; ma
sembrerebbe, in questo modo, ricalcare i sessismi di chi snobba una donna in
pubblicità per un puro perbenismo borghese.
Ma,
d’altronde, uno slogan così è fatto per scatenare proprio la gara dei doppi
sensi e gira che ti rigira, a essere stigmatizzata è comunque sempre la donna,
la sua sessualità che, in questo caso, si presume particolarmente
generosa.
Diciamo,
quindi, che i nostri pochi soldi a chi specula sulle donne e imprime altri
pregiudizi e stereotipi sessisti, laddove ne esistono già a bizzeffe, non li
diamo.
Purtroppo
siamo abituati a vedere il corpo femminile usato come strumento per vendere o
diventare esso stesso oggetto in vendita; basta pensare alla pubblicità
sessista dello scorso anno di una nota marca di automobili, infarcita di
immagini di parti di corpo femminili, di donne che s'inginocchiano e si
strusciano come anguille su corpi maschili, il tutto dominato dal seguente
testo: guardami,
toccami, accarezzami, sussurami, prendimi, scuotimi, incitami, venerami,
esaltami, sentimi, proteggimi, criticami, lasciami, amami, rilassati,....io sono
Giulietta, prima di parlare di me, provami!
Per
non parlare, poi, di quella relativa ad una società che installa pannelli
fotovoltaici che ha pensato bene di raffigurare una donna nuda esponendola come
merce prona su un pannello solare (altra merce) corredata con la scritta
"Montami, a costo zero" (il termine "monta" si usa per indicare
l'accoppiamento tra animali); o di una famosa gioielleria dove la campagna di un
brand era basata sull'immagine di una ragazza in bikini in varie pose con la
scritta "E tu dove glielo metteresti?".
Tralasciamo,
per motivi di brevità, la raffigurazione del modello di donna che una certa
televisione, da oltre vent'anni, ci propina come cultura dominante e di
riferimento.
Sembra
tutto scontato, tutto ovvio, ormai nel senso comune delle cose; anzi, chi ancora
evidenzia e denuncia l’uso del corpo femminile e la penosa condizione della
donna è tacciato di ipocrisia, di vecchiume, in costante disagio con i tempi.
Invece,
a noi tutto questo fa semplicemente schifo.
Ci
fa schifo la mercificazione perché è una forma di deumanizzazione che riduce la
donna a oggetto, merce, strumento del volere e del piacere altrui, negandole la
possibilità di realizzarsi come persona capace di decidere e agire in modo
responsabile e autonomo.
Perché
la mercificazione delle donne contribuisce al mantenimento dell’ineguaglianza
tra i generi e alla diffusione di atteggiamenti e comportamenti
sessisti.
Ci
fa schifo perché l’esposizione a immagini che oggettivano le donne influenza i
giudizi sulle donne in generale ed esalta la tolleranza agli stereotipi di
genere, del mito dello stupro (il credere che le donne lo provochino con il loro
comportamento, che non aspettano altro), delle molestie sessuali, della violenza
interpersonale.
Comunque, di
una cosa siamo certi: che chi vende, come in questo caso, banda larga la potrà
dare veramente a tutti mentre una donna sceglie ed è proprio per questo che
sempre più spesso è stuprata, seviziata e uccisa da chi non accetta che le donne
possano decidere di
scegliere.
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