Ieri,
abbiamo informato i lavoratori sulla convenzione per la telefonia mobile stipulata
tra l’amministrazione e la Telecom Italia
SpA.
E’
stata un’asettica informazione, utilizzando volutamente il condizionale
sull’eventuale fruizione
di tariffe telefoniche vantaggiose per il traffico dei dipendenti del
MEF.
Infatti,
a differenza di altri che non hanno perso tempo a riconoscere l'impegno
dell'amministrazione nel fornire un servizio aggiuntivo ai lavoratori, a
rivendicare paternità e meriti, noi non ci siamo sbilanciati perché siamo
abituati a guardare la luna e non il dito.
Come
titolo, avremmo voluto utilizzare un termine sicuramente più appropriato, più
adatto, ma siamo sempre molto attenti, oltre a quello che scriviamo, anche
all’uso di vocaboli ed espressioni, per così dire poco
eleganti.
Pertanto,
utilizzeremo la parola "furbata"
per descrivere un atto da furbo, un gesto astuto compiuto per lo più a danno di
qualcuno.
L’altro
termine, invece, è senz'altro poco signorile ma certamente più appropriato ad
esprimere chi sa abilmente e con disinvoltura volgere a proprio favore una
situazione, o fare comunque il proprio interesse.
Per
chi è curioso e vorrà scoprire il termine in questione, basterà
cliccare qui.
L’amministrazione,
quindi, stipula una convenzione con
la Telecom
Italia SpA per l’erogazione di un servizio di telefonia mobile
a tariffe agevolate per i propri dipendenti.
Che
bravi, ci viene subito da pensare; finalmente basta con gesti odiosi nei
confronti dei lavoratori, con la spending review, con i blocchi contrattuali,
con l’attacco al diritto alla pensione, con l’incubo della mobilità e del
licenziamento.
E’
l’ora di un atto concreto, utile, a favore dei propri dipendenti che versano in
condizioni miserevoli.
Sarà,
ma la storia e l’analisi delle fasi ci hanno insegnato a diffidare della
magnanimità della controparte, di chi all’improvviso è folgorato sulla via di
Damasco; è vero, la tariffazione del profilo "Tim to power" è conveniente perché
dialogare a 1 cent/min con utenze aderenti al contratto, 5 cent/min verso
numerazioni nazionali mobili Tim fuori del contratto e di altri operatori e 2
cent/min per chiamate verso numerazioni nazionali di rete fissa, il tutto con 0
euro di scatto alla risposta, è indubbiamente
concorrenziale.
Ma
a che prezzo il lavoratore deve pagare questa “convenienza”?
Qual
è il costo effettivo?
Nelle premesse
della convenzione è scritto "che l'Amministrazione,
aderendo alla suindicata proposta, potrebbe usufruire di un ulteriore canale
di diffusione per eventuali comunicazioni massive di servizio” e, all'art. 2, "il
dipendente è tenuto, altresì, quale condizione necessaria per il rilascio della
SIM, ad autorizzare l'Amministrazione all'uso del numero telefonico per
comunicazioni di servizio".
Quindi, l'amministrazione, essendo essa
stessa intestataria delle SIM ricaricabili, le assegna al lavoratore che ne farà
richiesta solo previa autorizzazione, da parte di
quest'ultimo, "all’uso del numero telefonico per
comunicazioni di servizio" che diviene una
conditio sine qua non, una "condizione
necessaria",
indispensabile per il rilascio dell'utenza.
Che
cosa vuol dire?
Semplice, s’intende che i lavoratori che aderiranno a
questa convenzione saranno permanentemente
reperibili, il tutto a costo zero per
l'amministrazione.
Infatti,
l’amministrazione, salvo una generica asserzione sulla propria competenza circa
le modalità di adesione, glissa su tutto il resto.
Ma
anche se dovesse delineare, con successive circolari, i confini nei quali far
rientrare le cosiddette "eventuali comunicazioni massive di
servizio", questo
non cambierebbe di una virgola il
contenuto.
E
così, da una parte ci sono lavoratori reperibili,
contrattualmente regolamentati, in servizio presso specifici uffici che sono
giustamente remunerati per tale particolare posizione lavorativa (17,35 euro
lordi per periodi di durata non superiori alle 12 ore – ipotesi di accordo siglato il 31.7.2012); a
questi, l’amministrazione fornisce l’apparecchiatura telefonica oltre che il
costo del traffico (ad
altri, pur non rientrando nella sfera dell’indennità di reperibilità,
l'amministrazione fornisce ugualmente il telefono e il solo costo del flusso
delle chiamate per servizio).
Dall’altra
parte, con quest’operazione da manuale, si mettono tutti gli altri in
reperibilità permanente, e a costo zero per l'amministrazione; è chiaro, nessun
atto d'imperio o vessatorio, ma volontariamente, su richiesta esplicita dello
stesso lavoratore.
Insomma, l’amo
è stato gettato e tanti pesci sono pronti ad
abboccare.
Anzi,
il paradosso è che sarà lo stesso lavoratore che, per poter utilizzare il
profilo tariffario conveniente, si pagherà la propria reperibilità permanente,
la propria messa a disposizione h24, mediante il meccanismo della
ricarica.
Quindi,
anziché farsi pagare dall'amministrazione la reperibilità, l'apparecchio e il
traffico telefonico, saranno i lavoratori stessi a pagarseli offrendo la
propria rintracciabilità "gratis"!
Infine,
oltre ad esprimere forti dubbi sul benefit proposto, ci poniamo anche altri
inquietanti interrogativi su un eventuale e indebito controllo di massa cui i
lavoratori, inconsapevolmente, potranno cadere.
Mania
di persecuzione, pura paranoia, la nostra?
Non
crediamo; la storia recente e passata ne è
testimone.
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