Ministero dell'Economia e delle Finanze

Ministero dell'Economia e delle Finanze

venerdì 2 dicembre 2011

I pesi pesati.

“In conclusione, dalla lettura del presente rapporto emerge un sostanziale successo della sperimentazione che ha coinvolto la stragrande maggioranza delle strutture e del personale confermando che al Ministero dell'economia e delle finanze sono mature le condizioni per l’introduzione del sistema di valutazione del personale e per la presa di coscienza da parte dell’organizzazione nel suo insieme dell’importanza di tale processo”.

Così termina la relazione di monitoraggio del SIVAP definito, nella sua fase di sperimentazione, il 30 novembre 2011.
Il testo, redatto dall’Ufficio VII della DCPP del DAG, è pubblicato sull’intranet dipartimentale.
Non ci soffermiamo più di tanto sui dati riportati, sulle torte e sui grafici colorati; così com’è noto il nostro giudizio negativo verso questo miserevole sistema di valutazione.
Ci tratteniamo, invece, sulla metodologia, sull’approccio culturale con il quale è stato redatto il documento da parte dell’amministrazione che dimostra, ancora una volta, la sua cecità e la totale insensibilità nei confronti dei lavoratori, delle persone.
Si è volutamente utilizzato un asettico e disprezzante approccio tecnicistico/aziendale, scevro da qualunque relazione e sensibilità sociale o d’interdipendenza umana.
Parlare di criticità della procedura in termini di notifica e visualizzazione dell’email, di disallineamento e di mancato aggiornamento del SIAP, è un vero e proprio insulto verso i lavoratori che, in carne ed ossa, hanno subito questa umiliazione.
La libertà assunta, poi, di scrivere che la sperimentazione del processo di valutazione del personale è la risultante positiva di un impegnativo e proficuo lavoro di squadra che, in chiave prospettica, può contribuire a garantire il successo del modello di valutazione delle performances, da il voltastomaco.
Il sistema nervoso, poi, è messo a dura prova quando si arriva a leggere che la sperimentazione sin qui condotta ha prodotto risultati apprezzabili sotto l’aspetto della partecipazione all’iniziativa.
L’imposizione del SIVAP ai lavoratori è interpretata per “partecipazione all’iniziativa”, violentando concetti quali la solidarietà e la democrazia partecipata, quale metodo fondamentale per la definizione delle scelte collettive.
Insomma, senza vergogna.
Di successo sostanziale, quindi, si può parlare solo a proposito del raggiungimento degli obiettivi assegnati al dirigente preposto che s’intascherà il conseguente cospicuo premio di risultato.
Ma non sarà il solo, non vi preoccupate, perché si troverà in buona compagnia.
Per i lavoratori, invece, si tratta di un’indegna sottomissione a una procedura lesiva della dignità della persona, pericolosissima anche per la stabilità delle relazioni sociali tra gli stessi lavoratori. Anziché fornire concrete opportunità di crescita sia professionali che salariali, l’amministrazione dispiega una task force, una gioiosa macchina da guerra, utilizzando punteggi parziali, pesi e punteggi pesati.
Non basta solo l’infamante gogna mediatica, lo smantellamento dei diritti, l’attacco feroce alle condizioni materiali, l'instabilità del rapporto di lavoro e la volontà di far pagare ai lavoratori il costo della crisi; non contenti, infatti, ricorrono anche all’umiliazione personale e alla mortificazione dello stesso lavoro.
Di fronte a questo scempio, i lavoratori assistono anche alle incredibili prese di posizioni di alcuni soggetti che si assurgono al ruolo di rappresentanti di parte sociale, di fronte all’amministrazione.
Una pietra miliare è la lettera unitaria di Cgil, Cisl e Uil inviata alla parte pubblica il 29 novembre 2011; redatta nella forma di un decreto (manca solo la registrazione da parte dell’organo di controllo), dopo i tanti “visti” si chiede un confronto per concordare criteri più oggettivi possibili. Quindi, nessun rigetto del sistema di valutazione individuale, ma solo la richiesta di cogestirlo insieme.
Qualcun altro, invece, invita i lavoratori a trasmettere le schede di valutazione con il compito di consegnarle direttamente all’amministrazione, mentre si sorseggia thè e pasticcini.

La resistenza dei lavoratori a questo pesante attacco deve essere, quindi, la più forte possibile.
Cerchiamo, nelle nostre scelte, nei nostri interventi, di stimolare la resistenza dei lavoratori, perché crediamo nell’autorganizzazione con cui combattere la battaglia anticapitalistica, per una società più giusta.
La posta in gioco è molto alta, perché il lavoro umano non è una merce e nessuno si può permettere di valutarlo e di prezzarlo.


 
 LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze

2 commenti:

  1. Senza contare (l'assurdo nell'assurdo) la pratica della "negoziazione" del giudizio finale, per cui è bastato respingere la scheda per vedersi magicamente attribuito un punteggio superiore (anche di oltre 10 punti, olè!), senza alcun contraddittorio (che non c'è stato neanche nella 1^ fase di elaborazione del medesimo), senza giustificazioni o motivazioni ne assunzioni di responsabilità.
    Un giro di roulette dove bastava fare la puntata a pallina "ferma" per essere sicuri di vincere.
    Complimenti ai valutatori, che con le "rivalutazioni" dell'ultima ora hanno mostrato, se ce ne fosse stato il bisogno, la totale assenza di basi fondate per esprimere giudizi lapidari, come solo un numero è in grado di sintetizzare.

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  2. L'impegnativo e proficuo lavoro di squadra, nel mio ufficio (ma anche in altri) è consistito nel dichiarare da parte del valutatore "si tratta di una prova per vedere se funziona il sistema, per cui metto a tutti lo stesso punteggio"!!!

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