Ministero dell'Economia e delle Finanze

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domenica 8 dicembre 2013

Nadiba.

E’ morto, nella serata di giovedì 5 dicembre, Nelson Mandela, uno dei protagonisti della lotta di liberazione contro la segregazione razziale e, più in generale, contro il dominio coloniale delle classi dominanti, legati ai bianchi afrikaner, in Sudafrica.
In queste ultime ore, i potenti e i media si affannano nel ricordare il Mandela Nobel per la Pace; noi, invece, vogliamo ricordare il Nadiba militante rivoluzionario.
Infatti, negli ultimi anni si è cercato di disinnescare la figura rivoluzionaria di Nelson Mandela facendone una icona del pacifismo e della convivenza, usandolo come testimonial per campagne umanitarie ma depotenziando completamente il piano politico e rivoluzionario della sua vita e della storia.
Basta pensare che l'African National Congress, che ha guidato la lotta contro l'apartheid in Sudafrica, è stato rimosso dall'elenco delle organizzazioni considerate terroristiche dal governo degli Stati Uniti solo nel 2008.
La Lady di ferro inglese, Margaret Thatcher, considerava Mandela un vero e proprio terrorista.Certo, siamo consapevoli che, nonostante i passi avanti e i diritti ottenuti dalla popolazione nera, in Sudafrica oggi le disuguaglianze sociali restano un nodo irrisolto: il reddito pro capite dei neri sudafricani è ancora sei volte inferiore rispetto a quello dei bianchi, mentre dilaga la corruzione.
Non ultimo, nei mesi scorsi il paese è stato scosso dalla protesta dei minatori che chiedevano migliori condizioni lavorative, salariali e di vita in generale; una protesta che più volte è finita nel sangue con l’intervento repressivo della polizia.
La vicenda storica e politica di Mandela è, quindi, ben più complessa rispetto alla narrazione mainstream.
Qualche data e qualche dato: nel 1942 Mandela entra nell’African National Congress e fonda l’associazione giovanile Youth League.
Nel 1948, insieme al compagno e avvocato Oliver Tambo, costituiscono un ufficio legale per l’assistenza gratuita delle persone prive di qualsiasi tutela giuridica.
Nel 1961 divenne il comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC, della quale fu cofondatore. Coordinò la campagna di sabotaggio contro l’esercito e gli obiettivi del governo ed elaborò piani per una possibile guerriglia per porre fine all’apartheid; raccolse anche fondi dall’estero per il MK e dispose campi militari.
A sostenere la battaglia, anche armata, contro il segregazionismo istituzionale bianco ci furono diverse realtà dell'internazionalismo antimperialista dell’epoca: combattenti cubani, angolani dell’MPLA, le milizie armate dell’African National Congress e dei namibiani della Swapo, per citarne solo alcuni.
Nell’agosto 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana e imprigionato per 5 anni con l’accusa di viaggi illegali all’estero e incitamento allo sciopero.
Mandela fu accusato di sabotaggio e di altri crimini equivalenti al tradimento e fu condannato all’ergastolo il 12 giugno 1964.
L’imputazione includeva il coinvolgimento nell’organizzazione di azione armata, in particolare di sabotaggio (del cui reato Mandela si dichiarò colpevole) e la cospirazione per aver cercato di aiutare gli altri Paesi a invadere il Sudafrica (reato del quale Mandela si dichiarò invece non colpevole).
Rifiutando un’offerta di libertà condizionata, in cambio di una rinuncia alla lotta armata (febbraio 1985), Mandela rimase in prigione fino al febbraio del 1990; uscì dal carcere di Robben Island, dopo circa 28 anni di detenzione.
Nel 1994 divenne il primo presidente nero del Sudafrica.

La storia della sua vita, quindi, non è quella che ci raccontano banalmente.
Madiba è una vicenda molto più ricca, complessa e radicale della melensa immagine di "pace e amore" con cui in questi giorni viene riempito lo spazio comunicativo.
Nelson Mandela fu un guerrigliero, un rivoluzionario.


Solo chi è disposto a sognare un mondo migliore lo cambia davvero e, un vincitore, è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.

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