Ministero dell'Economia e delle Finanze

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mercoledì 20 giugno 2012

La settimana di ferie.


Le aziende che non hanno ancora delocalizzato chiudono i battenti al ritmo di una quarantina al giorno; la cassa integrazione cresce a ritmo esponenziale; la disoccupazione dilaga; una cospicua parte di quelli che ancora lavorano è impegnata a far quadrare i conti a fine mese; altri sono impegnati in lavori saltuari; donne e uomini, precari da una vita, non trovano speranza per una definitiva stabilizzazione della propria esistenza; ragazzi e ragazze, i nostri figli, con lavori intermittenti, discontinui, a chiamata, flessibili, sottosalariati schiavizzati e schiacciati da un fututo incerto; ma a fronte di questo tremendo scenario, il sottosegretario Gianfranco Polillo sembra avere scoperto la formula magica per innalzare il Pil: basta rinunciare ad una settimana di ferie.
Sembra una gag di Crozza ma è realtà, pura realtà.
Il "tecnico" del governo Monti, ex consulente di Giulio Tremonti, ha dichiarato, infatti, che "nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese lo choc può avvenire dall'aumento dell'input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l'anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve. Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul pil immediato di circa un punto".
L'idea non è nuova; infatti la propose anche Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, moglie del fu Tommaso, con l'unica differenza che il Pil crescerebbe solo dello 0,1% anzichè dell'1%.
Insomma, se per 
le statistiche il lavoratore italiano lavora mediamente 9 mesi l'anno e che una settimana di lavoro equivarrebbe ad un punto di Pil, basterebbe rinunciare ad una settimana di ferie per innalzare di un punto di percentuale il nostro prodotto interno lordo.
Abituato a dividersi fra i salottini buoni della televisione e le auto blu del nostro ministero, fra una seduta alla Camera e un articolo per il Sole 24 Ore, il sottosegretario deve avere ormai perso (se mai l'avesse mai avuta) ogni contatto con la realtà, arrivando a pensare che gli italiani lavorino tutti in maniera continuativa e facciano tutti tre mesi di ferie l'anno.
Non gli è passato neppure per l'anticamera del cervello il fatto che questo dato rappresenta semplicemente un elemento statistico, derivante dalle molteplici situazioni in cui si scontrano i lavoratori italiani.
Parte dei quali, lavora precariamente un mese si e due no, o un paio di mesi durante l'estate; oppure, al contrario, si può permettere non più di un paio di settimane l'anno di ferie e, in tanti, ormai neppure più quelle.
Se stiamo affogando nella "popò" è proprio perché la banda bassotti di cui anche Polillo fa parte, sta progressivamente eliminando qualsiasi prospettiva di lavoro decentemente retribuito, attraverso tutta una serie di processi che spaziano dalla delocalizzazione al dumping sociale, dallo smantellamento della pubblica amministrazione alla devastazione del welfare sociale, dalla riforma delle pensioni a quella del lavoro, dalla mobilità ai licenziamenti di massa, dall'introduzione dell'IMU all'aumento dell'IVA.
Comunque, c’è da dire che il sottosegretario non è nuovo a queste uscite come quando definì il referendum sull’articolo 18 "un mezzo imbroglio"; quando difese le banche contro i conti correnti gratis per i pensionati; o che "gli accordi firmati dagli esodati con le aziende possono essere nulli".
E come dimenticare, infine, il "parere favorevole" espresso sulla proposta di legge per tassare cani e gatti?

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