Ministero dell'Economia e delle Finanze

Ministero dell'Economia e delle Finanze

venerdì 29 giugno 2012

e se vinciamo gli europei.....


DECRETO LEGGE 27 giugno 2012 n. 87 (G.U. n. 148 del 27.6.2012)
Misure urgenti in materia di efficientamento, valorizzazione e dismissione del patrimonio pubblico, di razionalizzazione dell'amministrazione economica-finanziaria, nonchè misure di rafforzamento del patrimonio delle imprese del settore bancario.


mercoledì 20 giugno 2012

La settimana di ferie.


Le aziende che non hanno ancora delocalizzato chiudono i battenti al ritmo di una quarantina al giorno; la cassa integrazione cresce a ritmo esponenziale; la disoccupazione dilaga; una cospicua parte di quelli che ancora lavorano è impegnata a far quadrare i conti a fine mese; altri sono impegnati in lavori saltuari; donne e uomini, precari da una vita, non trovano speranza per una definitiva stabilizzazione della propria esistenza; ragazzi e ragazze, i nostri figli, con lavori intermittenti, discontinui, a chiamata, flessibili, sottosalariati schiavizzati e schiacciati da un fututo incerto; ma a fronte di questo tremendo scenario, il sottosegretario Gianfranco Polillo sembra avere scoperto la formula magica per innalzare il Pil: basta rinunciare ad una settimana di ferie.
Sembra una gag di Crozza ma è realtà, pura realtà.
Il "tecnico" del governo Monti, ex consulente di Giulio Tremonti, ha dichiarato, infatti, che "nel brevissimo periodo, per aumentare la produttività del Paese lo choc può avvenire dall'aumento dell'input di lavoro, senza variazioni di costo; lavoriamo mediamente 9 mesi l'anno e credo che ormai questo tempo sia troppo breve. Se noi rinunciassimo ad una settimana di vacanza avremmo un impatto sul pil immediato di circa un punto".
L'idea non è nuova; infatti la propose anche Fiorella Kostoris Padoa Schioppa, moglie del fu Tommaso, con l'unica differenza che il Pil crescerebbe solo dello 0,1% anzichè dell'1%.
Insomma, se per 
le statistiche il lavoratore italiano lavora mediamente 9 mesi l'anno e che una settimana di lavoro equivarrebbe ad un punto di Pil, basterebbe rinunciare ad una settimana di ferie per innalzare di un punto di percentuale il nostro prodotto interno lordo.
Abituato a dividersi fra i salottini buoni della televisione e le auto blu del nostro ministero, fra una seduta alla Camera e un articolo per il Sole 24 Ore, il sottosegretario deve avere ormai perso (se mai l'avesse mai avuta) ogni contatto con la realtà, arrivando a pensare che gli italiani lavorino tutti in maniera continuativa e facciano tutti tre mesi di ferie l'anno.
Non gli è passato neppure per l'anticamera del cervello il fatto che questo dato rappresenta semplicemente un elemento statistico, derivante dalle molteplici situazioni in cui si scontrano i lavoratori italiani.
Parte dei quali, lavora precariamente un mese si e due no, o un paio di mesi durante l'estate; oppure, al contrario, si può permettere non più di un paio di settimane l'anno di ferie e, in tanti, ormai neppure più quelle.
Se stiamo affogando nella "popò" è proprio perché la banda bassotti di cui anche Polillo fa parte, sta progressivamente eliminando qualsiasi prospettiva di lavoro decentemente retribuito, attraverso tutta una serie di processi che spaziano dalla delocalizzazione al dumping sociale, dallo smantellamento della pubblica amministrazione alla devastazione del welfare sociale, dalla riforma delle pensioni a quella del lavoro, dalla mobilità ai licenziamenti di massa, dall'introduzione dell'IMU all'aumento dell'IVA.
Comunque, c’è da dire che il sottosegretario non è nuovo a queste uscite come quando definì il referendum sull’articolo 18 "un mezzo imbroglio"; quando difese le banche contro i conti correnti gratis per i pensionati; o che "gli accordi firmati dagli esodati con le aziende possono essere nulli".
E come dimenticare, infine, il "parere favorevole" espresso sulla proposta di legge per tassare cani e gatti?

lunedì 18 giugno 2012

Il tagliatore.


Consiglio dei Ministri n. 35 del 15 giugno 2012
"Nell’ambito dell’esercizio di revisione della spesa, che prevede che tutti i Ministeri presentino degli interventi di riordino e razionalizzazione della spesa capaci di garantire risparmi nel corto e medio periodo, il Presidente del Consiglio e Ministro dell’Economia e delle Finanze, Mario Monti, ha voluto dare un segnale dell’urgenza e dell’importanza di tale azione, firmando un DPCM che riduce, con effetto immediato, gli organici della Presidenza del Consiglio dei Ministri (20% dei dirigenti e 10% tutti gli altri organici).
Inoltre, il Consiglio dei Ministri, su sua proposta, ha adottato analoghe misure per la riduzione del personale (20% per i dirigenti e 10% per gli altri) del Ministero dell’economia e delle finanze nonché misure urgenti in materia di dismissioni del patrimonio pubblico e di razionalizzazione dell’Amministrazione economica-finanziaria.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il Decreto legge include la soppressione dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato accorpandola all’Agenzia delle dogane, e dell’Agenzia del territorio, che viene accorpata alla Agenzia delle entrate.
Il provvedimento prevede altresì la soppressione dell’ASSI (ex-UNIRE), le cui funzioni sono ripartite tra Ministero dell’Agricoltura e la nuova Agenzia delle dogane e dei Monopoli".
L’attacco del governo Monti ai diritti e al futuro di milioni di lavoratrici e lavoratori non si arresta.
Con i tagli lineari ai ministeri, a partire dall’eliminazione del 10% dei lavoratori della Presidenza del Consiglio e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, si percorre un passaggio decisivo circa la messa in mobilità e i futuri licenziamenti già preannunciati con l'accordo firmato lo scorso 3 maggio con Cgil, Cisl e Uil.
Ma si delinea, ancora una volta, la volontà di smantellare definitivamente quello che resta della Pubblica Amministrazione e del welfare.
Il devastante attacco alle residue tutele dei lavoratori messo in campo dalla contro-riforma del lavoro, insieme all’ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di interi settori popolari, evidenziano la necessità improcrastinabile di uscire dal torpore e dalla rassegnazione, creando autorganizzazione e lotta.
Non c'è più tempo.
Lavoratori Autorganizzati
Ministero dell'Economia e delle Finanze

martedì 5 giugno 2012

Ciao Carla.


Non ce l'ha fatta più ad aspettare.
Carla Verbano se n'è andata, ieri sera, in silenzio senza disturbare nessuno.
Ci ha lasciato dopo aver lottato con tutta se stessa contro un male che la tormentava da anni, un male che l’ha colpita più volte e che lei più volte ha sconfitto.
La morte lascia sempre attoniti, impotenti; è una sorpresa improvvisa e, allo stesso tempo, una costante nella vita.
Le emozioni si sommano e si moltiplicano, ma si rimane fermi e attoniti, pensierosi; forse immobilizzati da una valanga di pensieri difficili da condividere con gli altri.
Ma l'intimo dolore, il vuoto che ti ritaglia la morte di un compagno, è uno spazio che si deposita per sempre nel cuore, in eterno, in modo tale che la sua conoscenza diretta diviene un valore aggiunto; non è importante averci parlato, condiviso un sorriso o un momento difficile perché anche dopo la morte, il suo ricordo sarà immortale dentro di te.
Ed è così per questa piccola grande donna, per i gesti e gli sguardi che sostenevano la sua voce, calma e lenta, quando ripercorreva la sua vita, quella di Valerio e di Sardo, suo marito.
L'ultimo 22 febbraio, anniversario dell’assassinio di suo figlio, Carla l'ha vissuto in una stanza di una clinica, davanti a un computer che mandava in diretta la sua voce e le immagini del corteo.
Non poteva mancare all'appuntamento che da 32 anni scandiva la sua vita e quella di migliaia di persone che non si sono mai arrese alle "verità" di stato.
La sua voce, rimandata dall'amplificazione del camion, era una carezza per tutti quelli che nel corso degli anni avevano conosciuto la forza, la serenità, la lucidità di questa donna coraggiosa e generosa.
Carla non se n’è andata via sola: l'hanno accompagnata l'affetto e l'amore di migliaia di ragazzi e ragazze, vecchi e nuovi compagni, amici di quartiere e amici di mille città, volti conosciuti e volti anonimi che riempivano la sua pagina facebook di saluti, domande, richieste d’incontro.
Carla se n’è andata con il cruccio tremendo, incolmabile, di non conoscere la verità dell'assassinio di Valerio, di suo figlio.
Ma è pur vero che la tenacia di una lotta durata 32 anni ha svelato, di fatto, la verità politica di questa storia, tutta interna al rapporto strategico tra manovalanza fascista, apparati dello stato e poteri forti.
A tutti noi, a chi prova ogni giorno a fare della memoria uno strumento collettivo di trasformazione dell'esistente, a chi costruisce percorsi di liberazione, resta un testimone difficile e ambizioso: sfidare l'oblio e raccontare per filo e per segno la storia, le parole e la dolcezza di Carla.
Oggi se ne va una donna, una compagna, un'amica, una maestra di vita, perché Carla ci ha sempre sostenuto nelle difficoltà, tirato su il morale quando pareva che tutto fosse finito nel baratro, ci ha fatto capire con dolcezza e determinazione che i sogni bisogna rincorrerli sempre.
Per continuare a costruire un mondo più libero e più giusto.
Ciao Carla, che la terra ti sia lieve.

Giovedì 7 giugno 2012, dalle 10 alle 15, alla Palestra Popolare Valerio Verbano, in Via delle Isole Curzolane, 133 al Tufello (Roma), ci sarà la camera ardente per un ultimo saluto a Carla Verbano.
Alle 12, si terrà un momento di ricordo collettivo.