E’ arrivata la quarta intesa sugli sviluppi economici.
Sono passati 360 giorni dalla prima ipotesi di accordo (28.7.2010), 260 dalla seconda (4.11.2010) e circa 30 dalla terza (28.6.2011); ora è arrivata la quarta, siglata ieri sera dall’amministrazione e da tutte le organizzazioni sindacali, nessuna esclusa.
Si tratta del reimpiego delle somme residue (492.461,14 euro) derivanti dalla mancata copertura delle posizioni economiche messe a concorso, riutilizzo, questo, in ragione di un “criterio di proporzionalità” tendente a ridistribuire, tra tutte le aree, nuove posizioni economiche.
In realtà, si sta parlando di un’ipotesi d’accordo che, per la sua sottoscrizione in via definitiva, dovrà seguire tutto l’iter previsto dall’art. 40 bis del D.Lgs 165/01 (UCB/MEF, DRGS/IGOP, Dip. Funzione Pubblica); quindi, è opportuno tenere debitamente conto dei tempi necessari per la sua certificazione, salvo sempre eventuali rettifiche richieste dai predetti organi di controllo.
A oggi, però, nonostante la mole di “relazioni sindacali” elaborata, i lavoratori non hanno avuto ancora la possibilità di vedere pubblicato uno straccio di graduatoria e, conseguentemente, neppure una proiezione pur approssimativa dei tempi occorrenti per ottenere a regime la progressione economica tanto desiderata.
Alcune semplici considerazioni, quindi, sono dovute, partendo da un primo ed elementare concetto: un accordo, considerato favorevole per i lavoratori, oltre che per il suo contenuto, deve tenere conto anche dei tempi di realizzazione, dell’efficacia concreta dei suoi effetti.
E’ trascorso, quindi, un anno, ben oltre i 9 mesi per una tranquilla gestazione, di dolce attesa, ma nessun “bimbo” è venuto alla luce.
In questo periodo, soggetto a mutevoli trasformazioni, si sono registrate solo le ansie da prestazione delle organizzazioni sindacali, alcune affette da eiaculazione ritardata, altre da ejaculatio praecox: “la procedura on-line d’acquisizione delle domande e l’informatizzazione delle procedure assicurano l’elaborazione delle graduatorie in tempi brevi e in ogni modo entro l’anno corrente” (comunicato inviato ai lavoratori da un’O.S. il 3.12.2010).
Intanto, in tutti questi mesi, le condizioni dei lavoratori del MEF sono continuate a peggiorare sia sul fronte dei diritti, sia su quello salariale.
Il pagamento dell’80% del FUA 2010, decurtato di 16 milioni di euro per le progressioni economiche, saccheggiato dalla remunerazione per le finte turnazioni e dall’iniqua e clientelare ripartizione delle somme dovute all’assistenza fiscale (tutte le organizzazioni sindacali glissano colpevolmente), avverrà con il cedolino unico di agosto 2011; della restante quota del 20% non si sa nulla; gli straordinari dei primi 5 mesi sono stati liquidati solo a fine luglio; si sono cancellate le DTEF e sono aumentati vertiginosamente i carichi di lavoro; è partito il SIVAP che prospetta tempi durissimi e lacerazioni tra colleghi.
A corollario di tutto questo, è intervenuta una manovra finanziaria “lacrime e sangue” che congela ulteriormente i contratti nazionali, taglia le detrazioni fiscali, aggredisce il sistema solidale con aumenti di tariffe e dei servizi primari, intacca le pensioni.
Per non parlare, poi, del recente decreto correttivo del D.Lgs 150/09 dove fasce retributive, mobilità forzata, licenziamenti sono i regalini che la compagine governativa ha fatto ai sindacati collaborazionisti che hanno contribuito alla macelleria sociale dei lavoratori pubblici.
Insomma, la penosità salariale e la compressione dei diritti, i lavoratori la subiscono quotidianamente, giorno dopo giorno.
Un secondo aspetto è l’architettura elaborata per il procedimento: la mancata unificazione del punteggio concernente l’anzianità di ruolo tra quella nel MEF e quella maturata presso altre pubbliche amministrazioni; la fallita valutazione degli anni di servizio pre-ruolo; l’eliminazione della validità triennale della graduatoria; il dimezzamento della retroattività; la decurtazione del punteggio per i provvedimenti disciplinari di lieve entità e la ciliegina finale dello spostamento dell’eventuale punteggio ottenuto a seguito della partecipazione ai precedenti processi di riqualificazione (idoneità) dal punteggio totale dei titoli di studio a quella dell’esperienza professionale, sono tutti presupposti che hanno minato fortemente l’equità e la sostenibilità della procedura.
Un terzo elemento di riflessione è la platea dei beneficiari di questi accordi. Si vocifera di una copertura del 90/95% delle domande pervenute (quindi non del personale in servizio).
Questo dato, preso in modo asettico, porterebbe a un’immediata e semplicistica valutazione positiva; però, siamo abituati a elaborare analisi che tengano conto anche dell’aspetto qualitativo oltre che di quello quantitativo.
Lo spirito primordiale delle intese sulle progressioni economiche è stato quello di dare sostegno salariale ai lavoratori che, negli ultimi 10/25 anni, sono stati esclusi, a qualsiasi titolo, dalle procedure di riqualificazione e non hanno avuto, quindi, possibilità e opportunità di ottenere benefici economici e professionali.
Sembrerebbe, invece, che se pur soddisfatta questa condizione, altre sono state ampiamente esaudite.
Basta pensare che beneficeranno delle progressioni economiche anche gli incaricati di funzioni dirigenziali ai sensi dell’art. 19 comma 6 del D.Lgs 165/01 che, di sofferenza salariale e di opportunità, certamente non sono afflitti; a numerosi lavoratori dell’area III, alla quale l’amministrazione pone da anni particolare attenzione, è garantito un ulteriore passaggio economico dopo i 2 o 3 (se si considera anche la “posizione super”) già ottenuti nell’ultimo quinquennio.
In conclusione, il dilemma “meglio un uovo oggi che una gallina domani”, non si pone.
I lavoratori del MEF, da qualunque parte si possa vedere, continueranno a essere stritolati, da tutti.
LAVORATORI AUTORGANIZZATI
Ministero dell’Economia e delle Finanze