Ministero dell'Economia e delle Finanze

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lunedì 13 giugno 2011

Siamo ricchi e non lo sappiamo !

Secondo la Relazione annuale di Bankitalia, le retribuzioni lorde reali (al netto dell’inflazione) nella pubblica amministrazione sono cresciute del 22,47%, passando da una media di 23.813 euro l’anno a 29.165, un aumento triplo rispetto al totale degli stipendi (+6,8%, da 21.029 a 22.467 euro l’anno).
Quindi, per i lavoratori pubblici gli ultimi otto anni sono stati particolarmente generosi sul fronte delle retribuzioni rispetto alla media degli stipendi della totalità dei dipendenti.

Ma le novità non finiscono qui.
I lavoratori pubblici, infatti, oltre a guadagnare di più lavorano anche di meno rispetto al settore privato: in media 266 ore meno dei dipendenti del settore privato, un monte ore che equivale a oltre 33 giorni in un anno.
I dipendenti pubblici lavorano, secondo la relazione di Bankitalia, 1.438 ore l’anno a fronte delle 1.704 medie del settore privato. Se, poi, si divide lo stipendio medio per ora lavorata, nel 2010 i lavoratori pubblici, per ogni ora di lavoro, hanno percepito 20,28 euro a fronte degli appena 13,56 dei dipendenti dell’industria.

Non lo sapevamo, quindi, ma siamo ricchi.
Abituati a stringere la cinghia, nessuno si è accorto, invece, che abbiamo migliorato le nostre retribuzioni, anche con tale portata.
Eppure, basterebbe facilmente leggere quello che ha risposto l’Aran, che non brilla certamente di bolscevismo:
Nel biennio 2008-2009 gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti in termini reali solo dello 0,60%. I dati Istat contenuti nelle tabelle allegate alla relazione annuale di Bankitalia mostrano effettivamente una dinamica sostenuta per i pubblici tra l'anno 2002 e il 2010 ma va, tuttavia, osservato che il dato complessivo di crescita, pari al 22,4%, va scomposto in +17% tra il 2002 e il 2005 e un + 5,4% tra l'anno 2006 e il 2010.
In particolare, negli ultimi due anni (2008 e 2009) la crescita in termini reali si è limitata a un +0,60% confermando tutte le recenti evidenze sia della Corte dei Conti (+ 0,76% del 2009 sull'anno precedente) sia dell'Istat (che a 31 marzo aveva cifrato in +0,5% la crescita per l'anno 2010) sia dell'Aran che, nel proprio rapporto semestrale n.1/2010, aveva già da tempo stimato un sensibile raffreddamento delle dinamiche retributive da ascrivere sostanzialmente al blocco della contrattazione nazionale e alle stringenti disposizioni introdotte anche sulla contrattazione di secondo livello.
E se i salari sono fermi dal 2008, mentre l'inflazione ha viaggiato al ritmo di almeno il 2% annuo, ne deriva che a oggi gli stipendi nel pubblico impiego sono calati, in termini di potere d'acquisto, addirittura dell'8%.
Insomma, il misero stipendio del lavoratore pubblico, è accomunato alle laute retribuzioni dei generali, dei prefetti, dei magistrati, dei primari, degli ambasciatori, dei dirigenti di prima e seconda fascia, dei manager.
E’ chiaro, quindi, che ci troviamo di fronte ancora una volta al solito apripista propedeutico per l’imminente manovra finanziaria pluriennale, “necessaria” per centrare il pareggio di bilancio nel 2014: proroga al 2014 del blocco della contrattazione, congelamento delle assunzioni, innalzamento dell’età pensionabile.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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