Ministero dell'Economia e delle Finanze

Ministero dell'Economia e delle Finanze

martedì 27 ottobre 2015

Una nuova aria


Nelle ultime 48 ore abbiamo assistito a due grandi mobilitazioni avvenute qui, al MEF di Via XX Settembre.
Centinaia di lavoratori hanno accolto l’appello lanciato dalla locale RSU e hanno fatto sentire la loro voce e la loro rabbia sull’ennesimo furto perpetuato da questo scellerato governo.
Erano anni che non si vedevano tante persone insieme scendere con determinazione in lotta e riappropriarsi degli spazi e dei luoghi comuni che le norme repressive emanate sui posti di lavoro, gli hanno da tempo tolto.
Certo, qualcuno potrebbe sostenere che quando si tratta di soldi, tutti si sensibilizzano immediatamente e la cosiddetta “coscienza di classe” si risveglia dal torpore; insomma, piove su bagnato.
Ma, questa volta, l’attacco alle tasche dei lavoratori è talmente feroce che in molti hanno messo da parte l’indolenza cronica che li attanaglia, quell’anestesia generale indotta dall’alienazione del lavoro salariato e hanno compreso che oramai non c’è più tempo da perdere.
Nessuna delega, ma solo partecipazione attiva.
Ed è quello che sta accadendo.
Chi ha i capelli bianchi, o chi li ha persi del tutto, si è ritrovato nel cortile centrale rivivendo momenti storici di lotta e mobilitazione che hanno segnato la vita di tanti; ma accanto, si sono viste anche facce nuove, di giovani, degli assunti nelle ultime procedure concorsuali che hanno respirato per la prima volta, un’aria del tutto nuova, quella della solidarietà della categoria e della vicinanza dei bisogni comuni.
Questo ci fa ben sperare per il futuro.
La violenza del padrone, di questo governo dei poteri forti è inaudita; mediante i suoi tecnici, consulenti e ragionieri, già dallo scorso mese di giugno, con il bilancio di assestamento approvato successivamente a settembre, non solo hanno tagliato i fondi unici ma, da esperti biscazzieri, inseriscono nel Ddl di stabilità la norma rapina con la quale si prevede che dal 1° gennaio 2016 le risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale siano congelate e, quindi, non superare quelle a disposizione per il 2015.
Et voilà, il gioco è fatto e, ancora una volta, unitamente all’elemosina messa sul piatto dei rinnovi contrattuali, i lavoratori dipendenti saranno coloro che dovranno pagare in prima persona il conto preparato dai pescecani della finanza, dai corruttori, dal malaffare e dagli evasori fiscali.
Ma se abbiamo individuato bene chi è la controparte dei lavoratori, occorre anche fare chiarezza ed eliminare alcuni equivoci.
In questi giorni, infatti, si notano i volti di alcuni rappresentanti di organizzazioni sindacali che, ormai messi all’angolo del ring, come pugili suonati tentano di “cavalcare” la protesta, di mettere la consueta bandierina con una squallida operazione di restyling.
Da sempre, sosteniamo che senza memoria, non c’è futuro e, per fortuna, considerata che la memoria è anche un ingranaggio collettivo, noi ci ricordiamo bene di quello che è avvenuto negli anni passati, di quelle organizzazioni sindacali che, in fase di rinnovo contrattuale, hanno siglato accordi con i vari governi che si sono succeduti, distraendo gli aumenti salariali spettanti ai lavoratori in via fissa e continuativa per deporli nella parte accessoria.
Non ci dimentichiamo, certamente, di come i loro rappresentanti sindacali rivendicavano, anche qui al MEF, con superbia e alterigia, la necessità inderogabile di differenziare il salario e, a chi gli faceva notare che quelli erano i veri aumenti salariali spettanti, rispondevano con la loro solita spocchia e presunzione.
Anzi, chi sosteneva il pericolo e l’aleatorietà di queste somme nel considerarle accessorie, il vincolo ricattatorio a cui venivano sottoposti i lavoratori nel loro utilizzo e proponeva la loro stabilizzazione con l’istituzione della 14ma mensilità, veniva emarginato e indicato come un povero e inutile demagogo.
E così, nei vari anni, fermi i contratti, con il loro salario accessorio i lavoratori si sono pagati di tutto, dalle riqualificazioni ai vari sistemi d’incentivazione alla produttività e al miglioramento dei servizi, fino ad arrivare ai giorni nostri con il loro drastico ridimensionamento.
E’ paradossale vederli ora gridare allo scandalo e tentare di esercitare persino il ruolo di “capopopolo”; in realtà, sono stati il loro carnefice.
 

Nessun commento:

Posta un commento