Ministero dell'Economia e delle Finanze

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giovedì 13 novembre 2014

Batte il tempo dello sciopero sociale!


Il #14N in più di cento città italiane e in tantissime città europee, scenderanno in piazza tutti quelli che desiderano tornare ad essere protagonisti delle proprie vite e che vogliono riprendere parola per urlare il loro rifiuto ad un futuro fatto di povertà, di lavoro gratuito e di precarietà permanente.
Lavoratori e lavoratrici precari/e, lavoratori e lavoratrici garantiti/e, partite iva, migranti, studenti e studentesse scenderanno nelle piazze per chiedere l’immediato ritiro del jobs act e della legge di stabilità e l’istituzione di un salario minimo europeo, di un reddito di base incondizionato e di autoderminazione e di un welfare universale.
Durante la giornata di domani, tutte le soggettività e le biografie che dentro e fuori il mercato del lavoro vengono sfruttate e ricattate, che vengono espropriate della loro ricchezza senza che a ciò corrisponda una retribuzione, diventeranno degli Strikers!
Si sciopererà dal lavoro, dalla produzione di sapere, da tutte le forme di lavoro gratuito di cui è piena la vita di tanti.
La piattaforma dello sciopero non può che comporre le istanze che segnano il mondo del lavoro e della formazione, del non lavoro e della cooperazione sociale.
Rifiutare e respingere il Jobs Act e la riforma renziana della scuola, oltre alla nuova stagione di privatizzazione e mercificazione dei beni comuni, in generale la trasformazione neoliberale del mercato del lavoro e la rinazionalizzazione della cittadinanza, significa infatti battersi per un nuovo welfare, per il diritto all’abitare, per il reddito europeo sganciato dalla prestazione lavorativa, per il salario minimo europeo, per l’accesso gratuito all’istruzione, e lottare contro i dispositivi di selezione e di controllo che, attraverso le retoriche meritocratiche, aprono le porte delle scuole e delle università ai privati e fanno del sapere strumento docile degli interessi d’impresa.
Non c’è solo la disoccupazione a colpire giovani e meno giovani, non è solo la sottoccupazione a trafiggere milioni di donne e di uomini.
Si tratta del nuovo mantra dell’occupabilità che spinge ad accettare il lavoro purché sia, quello senza diritti e, addirittura, gratuito (vedi il modello Expo).
Rivendicare reddito garantito e salario minimo europeo deve, quindi, procedere di pari passo con la pretesa della libertà e della democrazia sindacale, del diritto di coalizione e di sciopero, dentro e fuori i posti di lavoro.
Ancora: senza la difesa dei beni comuni e la riappropriazione democratica del welfare è impensabile un processo di conflitto espansivo che sappia mettere all’angolo la gestione neoliberale della crisi.
Una piattaforma comune, amplia, quindi, per uno sciopero sociale che sappia combinare le diverse forme di lotta e di sciopero sperimentate e progettarne di nuove, potenzialmente capaci di estendersi su scala europea: lo sciopero generale del lavoro dipendente, lo sciopero precario e metropolitano, lo sciopero di chi non ha diritto di sciopero, il netstrike, lo sciopero nei luoghi della formazione, lo sciopero di genere.
Un caleidoscopio di pratiche che sono state costruite pazientemente attraverso dei veri e propri laboratori territoriali dello sciopero.
Domani, sciopero sociale perchè se ci vogliono precari, ci avranno inflessibili!
Il #14N incrociamo le braccia, incrociamo le lotte!

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