Ministero dell'Economia e delle Finanze

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venerdì 4 luglio 2014

Auguri di buon lavoro a tutte/i.

Lo scorso 1° luglio, il Sig. Ministro ha rivolto un augurio speciale di buon lavoro a tutti i lavoratori del MEF che direttamente o indirettamente sono coinvolti con il Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea.
Un augurio particolare, quindi, per coloro che in questi prossimi sei mesi, con proposte concrete, contribuiranno a mettere al centro dell'agenda politica la prospettiva di crescita economica indispensabile per creare nuova occupazione.

Un pensiero gentile, pertanto, che denota una particolare sensibilità e passione, certamente molto gradito da parte nostra.
Ma di fronte a tanta passione e coinvolgimento, per non essere scortesi, non possiamo anche noi che ricambiare gli auguri di buon lavoro, senza cadere né nella sufficienza né nella retorica.
Infatti, il 1° luglio è stato il primo giorno del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea; il Governo, di cui fa parte il Sig. Ministro, doveva inaugurarlo l’11 luglio a Torino con un vertice sulla disoccupazione giovanile.
Invece, ha preferito rinviare tutto nel tentativo di eludere critiche e contestazioni, lasciando immediatamente senza risposte un dramma sociale che è conseguenza diretta delle politiche di austerità e della precarizzazione del mondo del lavoro.
Quello che rimane sul tavolo, è un goffo tentativo di giustificare la continuità delle larghe intese anche a livello europeo, con presunte deroghe al rigore dei conti pubblici.
Le autorità europee, infatti, hanno già ribadito l'inderogabilità al divieto di oltrepassare il rapporto tra deficit pubblico e prodotto interno lordo pari al 3%, confermando le regole ancor più stringenti del patto di Stabilità e del Fiscal compact.
E' stata già respinta la richiesta italiana di spostare il pareggio di bilancio dal 2015 al 2016, così come respinta la richiesta di potere utilizzare i fondi europei senza dover contribuire con stanziamenti propri; rinviata alla nuova Commissione, poi, la facoltà di decidere su eccezioni nazionali nella tempistica.
Il tutto, viene condito da belle frasi sulla già esistente flessibilità in documenti di valore meramente consultivo e da generici inviti ad aumentare gli investimenti per creare più posti di lavoro, purché partano o si implementino "riforme strutturali" che agevolino la crescita e migliorino la sostenibilità dei bilanci.
Insomma, un ulteriore smantellamento della protezione dei lavoratori e del welfare.
Tante parole, troppe.
La prima uscita del Presidente del Consiglio a Bruxelles, come premier del Paese presidente di turno dell’Unione, è stata tutto un programma; slogan, richiami a Telemaco, parole d’ordine generiche come coraggio e orgoglio. 
La grande stagione delle "riforme strutturali" e della ricetta "rigore+crescita" è già macchiata dalle previsioni degli indicatori macroeconomici e dalle misure che saranno necessarie per rimanere dentro la gabbia dell’austerity, come le privatizzazioni di numerosi asset pubblici che fanno gola a investitori italiani e non.
In parallelo, continua a marciare la trattativa occulta per la ratifica del TTIP, il trattato di libero scambio USA-UE: il 14 luglio, infatti, potrebbe essere uno snodo decisivo di una trattativa che mette sul piatto la svendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni, potenzialmente anche di scuole, università e altri luoghi di formazione e cultura, per abbattere tutte le "barriere al commercio", ovvero i diritti di cittadinanza e la non profittabilità delle risorse e dei servizi fondamentali per vivere una vita degna (l’11 ottobre, giorno nel quale è prevista una giornata di mobilitazione mondiale "Stop TTIP", diviene, perciò, un appuntamento fondamentale nell’orizzonte delle mobilitazioni sociali).
C’è chi, tuttavia, non ha rinunciato a inaugurare il proprio semestre, quello sociale, delle mobilitazioni dal basso per un’altra idea di Europa, di democrazia, di saperi, di lavoro e di welfare.
Ed è questo il nostro autentico augurio che rivolgiamo ai lavoratori; quello di impegnarsi per la costruzione del semestre di mobilitazione sociale, un controsemestre popolare e di lotta che non dovrà conoscere soste.
Una forte mobilitazione per esigere la fine delle politiche di austerità e competitività, per abolire il Fiscal compact, il pareggio di bilancio e il Trattato transatlantico che ci portano diritti alla rovina; ribaltare le misure antioperaie e reazionarie, il blocco immediato dei licenziamenti per i profitti, lavoro per tutti, sicuro, stabile e a tempo pieno, l'aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro, la cancellazione della legge Fornero.
Il semestre europeo dovrà essere utilizzato per chiarire e denunciare il ruolo dell’UE, istituzione imperialista artefice e garante delle politiche di austerità dirette a scaricare tutto il peso della crisi sulle spalle dei lavoratori; per sviluppare la resistenza alle politiche neoliberiste e reazionarie, per esprimere la solidarietà con le lotte dei lavoratori e dei popoli che subiscono la stessa offensiva capitalista.
Per i gruppi dominanti del capitalismo, il semestre di presidenza sarà l'occasione per avanzare a tamburo battente nelle controriforme del lavoro, politiche e costituzionali.
Così come, per proseguire nella eliminazione delle libertà e dei diritti dei lavoratori, quali il diritto di sciopero e di espressione delle opinioni, attaccati in questi giorni dai padroni.
Da parte sua, l’UE spinge l'attuale compagine governativa per la riduzione del debito a costo di un ulteriore saccheggio sociale.
Altro che "allentamento dei vincoli di bilancio", l’aggressività, l’intensificazione dello sfruttamento nei luoghi di lavoro, la prosecuzione degli attacchi ai ceti popolari meno abbienti, il malaffare dell’Expo, del Mose e della TAV, rendono, pertanto, impellente un ampio fronte di resistenza e di mobilitazione.
Se precarietà e crisi sono il vostro presente, reddito e conflitto saranno il nostro futuro.
Non contate, quindi, sulla nostra fiducia, sul nostro impegno.
Tanti auguri di buon lavoro a tutte/i.

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