Ministero dell'Economia e delle Finanze

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giovedì 22 novembre 2012

I pantaloni rosa.


Si chiamava Davide, ma i compagni, per offenderlo, lo chiamavano il "ragazzo dai vestiti rosa".
Davide è morto di omofobia, ieri pomeriggio.

Si è ucciso poco dopo le 17.
Non ce l'ha fatta più a sopportare quegli insulti che lo perseguitavano da troppo tempo.
I compagni lo denigravano da quando si era iscritto al liceo, in una zona centrale della Capitale.
Un tormento quasi quotidiano.
A scuola.
Ma anche sul web.
Avevano persino creato una pagina facebook, in cui lo prendevano continuamente in giro per i suoi modi di fare e anche per l'abbigliamento, per il suo colore preferito, il rosa.
Quella pagina era là, visibile a tutti, da tempo.
E questo Davide lo sapeva bene, forse si era anche rassegnato.
E martedì, quando si è presentato a scuola con lo smalto alle unghie, lo hanno deriso ancora e apostrofato "frocio", “ricchione”.
E dopo che una professoressa lo aveva ripreso per lo smalto, dicendogli che “non era il caso”, è tornato a casa e si è impiccato con la sua sciarpa.
A 15 anni.
Quel che è certo e che Davide voleva solo essere se stesso.
Voleva essere semplicemente Davide, un ragazzo con i pantaloni rosa.
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Riceviamo e pubblichiamo:

Salve,
ho ricevuto la vostra email e sono genitore di uno dei compagni di classe del ragazzo tragicamente scomparso.
Vi chiedo di non ripetere lo stesso errore commesso da molti organi di stampa in questi giorni, di non prendere lo stesso abbaglio, e di verificare le notizie prima di pubblicare commenti e opinioni non sostenute da fatti reali.
Noi, i compagni di classe, gli insegnanti, che stiamo vivendo in prima persona questo dramma sappiamo come stanno effettivamente le cose, ma nessuno si è preso l'onere di venircelo a chiedere prima di pubblicare articoli basati solo su supposizioni. Solo ieri qualcuno si è fatto vivo è ha iniziato perlomeno a porsi qualche dubbio, quando ormai le notizie false avevano iniziato a diffondersi in maniera incontrollata.  
Quindi, pur essendo consapevoli che, in questi casi, la cosa migliore che si può fare per rispetto dei familiari e delle persone coinvolte in questo dramma, è mantenere un rispettoso silenzio, vi chiedo cortesemente di pubblicare il comunicato che è stato redatto ieri dai compagni/insegnanti della classe del ragazzo (e concordato anche con il dirigente scolastico), e inviato a vari organi di stampa per rispondere alle numerose falsità che sono state diffuse.
Saluti.
(firmata).

Comunicato "Noi insegnanti"
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Gentile collega,
innanzitutto la ringraziamo per la sua testimonianza.
E' difficilissimo, di fronte ad una vita spezzata di un giovane ragazzo, trovare le parole e le modalità per discutere su quanto possano influenzare i luoghi comuni o le notizie a mezzo stampa.
Ci basiamo solo sulle poche frasi che una madre distrutta dal dolore ha pronunciato: "Lo hanno crocefisso come Gesù: ora voglio giustizia".
E lo stesso Presidente della Repubblica ha espresso preoccupazione "per il persistere di intollerabili atteggiamenti omofobi che ledono i diritti e la dignità della persona e ai quali bisogna opporre un fermo rifiuto".
Per questo, non possiamo condividere la logica che lei ci invita a praticare del "mantenere un rispettoso silenzio", perchè questo vuol dire solo continuare ad alimentare comportamenti e gesti che, invece, devono essere non solo condannati ma estirpati dalla coscienza civile.
 
Ci creda, non ci appartiene né la cultura del sospetto né tantomeno quella della diffamazione.
Nessuno vuole criminalizzare nessuno, e nessuno vuole generalizzare.
Noi siamo convinti, infatti, che saranno gli stessi compagni di scuola, i tanti ragazzi che lo hanno veramente amato, a fare giustizia di quello che è accaduto, aprendosi in modo trasparente così come faceva lui, con i suoi pantaloni rosa e lo smalto alle unghie.
 
Distinti saluti.



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