Ministero dell'Economia e delle Finanze

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mercoledì 3 agosto 2011

Pomodoro rosso.

A Nardò, in Puglia, centinaia di braccianti immigrati sono in sciopero da alcuni giorni: nessuno va nei campi a raccogliere pomodori. L’obiettivo è il rispetto della dignità umana oltre che del contratto di lavoro che prevede un tariffario preciso per la raccolta di pomodori.

La realtà, invece, parla di condizioni disumane e di cifre molto diverse: 2,50 euro a cassone (pari a un’ora di lavoro), meno della metà del previsto.
Ogni immigrato-bracciante, infatti, deve riempire, per “fare la giornata”, dai quindici ai venti cassoni. Alla fine della giornata, ha racimolato circa 50 euro.
Alla paga già ridotta si deve sottrarre, poi, la mazzetta da versare al caporale per entrare a far parte dei gruppi che quotidianamente vanno sui campi (5 euro), oltre al prezzo da pagare per essere portati sui luoghi di lavoro (3 euro).
Inoltre, lo schiavo dovrà pagare anche per dormire e mangiare, anche se dorme sui cartoni e mangia pane e pomodoro.
Da 20 anni, quindi, nelle campagne leccesi cresce lo sfruttamento, strutturale e diffuso, di centinaia di stagionali migranti.
Nell'area che li ospita, manca l'acqua: non hanno acqua per bere o lavarsi.
Si tratta, quindi, di una vera mattanza di esseri umani, che si consuma da anni.
Mentre i braccianti scioperano a Nardò, a Bari altri migranti rinchiusi nel Cara di Palese sono evasi da quello che, di fatto, è un carcere, rivendicando il rilascio dei documenti, permesso di soggiorno o asilo politico.
Tra i migranti del Cara, quelli che passano dalla tendopoli di Manduria e quelli che sono sfruttati nelle campagne pugliesi, c’è un forte legame: sono tutti a disposizione degli interessi delle imprese (agricole e non solo), dei padroni e del caporalato, per fornire forza lavoro a basso costo e arricchire i loro profitti.
Le condizioni d’indigenza, la drammatica precarietà e le condizioni di sfruttamento in cui sono costretti a vivere questi lavoratori è il risultato delle politiche securitarie governative (nazionali e locali) che li rinchiude nei CIE (centri di identificazione e espulsione) o che li lascia volutamente nella clandestinità per essere sempre più ricattabili.
Si parla d’immigrati irregolari e poi li si ricatta: paghe da fame e lavoro da schiavi.
Lo sanno tutti.
Qualcuno dice che negli occhi degli immigrati si legge l’odio.
Solo dall’odio contro lo sfruttamento può nascere la rivolta.

La loro lotta per i diritti e per la liberazione dallo sfruttamento, è la nostra lotta.

LAVORATORI AUTORGANIZZATI
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