Ha
votato "solamente" il 31% oltre 15 milioni di voti.
Come
lavoratrici e lavoratori del MEF ci siamo spesi in queste ultime settimane per
sensibilizzare l’opinione sull'esistenza del referendum e ancor di più
sull'importanza di votare SI per
trasmettere alla classe politica, che siamo stufi della loro arroganza e del
disprezzo con cui viene trattata la questione energetica.
Non
vogliamo dilungarci sulla gestione di questa votazione, il boicottaggio
mediatico, il breve lasso di tempo concesso per sensibilizzare la popolazione,
il mancato accorpamento con le elezioni comunali che si svolgeranno tra un
mese; certo, non ci aspettavamo una gestione più trasparente da parte
dell'esecutivo di Renzi: un governo che in nome della presunta efficienza e
semplificazione non si è mai fatto problemi a derogare e delegittimare gli
aspetti democratici e partecipativi delle istituzioni.
Ci teniamo però ad esternare
una nostra sensazione: noi non ci sentiamo sconfitti.
Non
ci sentiamo sconfitti perché abbiamo affrontato questa campagna referendaria
con lo spirito e la consapevolezza che lo strumento referendario non può
fermare la devastazione ambientale e la costruzione di grandi opere inutili.
Per
noi queste settimane di campagna sono state occasione per dibattere del tema
delle risorse, dell’inquinamento.
Adesso
il punto rimane come continuare a costruire un'idea incompatibile con questo
progetto di progresso, fatto di petrolio e sfruttamento, di favori e regalie
alle grandi aziende sulla pelle della gente, come contagiare chi ci sta intorno
con la nostra voglia di metterci in gioco affinché le decisioni non vengano
prese sulle nostre teste.
Questo,
per noi, è il valore del referendum di ieri.
Pensiamo
che si debba ripartire dalle 13 milioni di persone che hanno scelto di
schierarsi a difesa dell'ambiente e di un diverso progresso energetico,
ripartire da li per far si che questo coro unisono di voglia di cambiamento e
di sfiducia verso la classe politica non si fermi e cada nel vuoto.
Lasciamoci
il tempo, a chi si è speso per la campagna, di elaborare la sconfitta di questa
battaglia pronti a ripartire sul terreno che prediligiamo:
quello della lotta.
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