Si intravede all'orizzonte
un primo spiraglio in merito alla questione del furto del salario accessorio dei
lavoratori.
Vi trasmettiamo,
infatti, l'articolo tratto dal "Il Messaggero" di oggi, 7 novembre 2015, nel
quale si menziona il provvedimento di "restituzione" delle somme
distolte.
Ma i lavoratori, comunque,
non dovranno abbassare l'attenzione fino al momento certo della restituzione di
quanto sottratto.
Vi
segnaliamo, però, che resta nel provvedimento all'esame delle Camere (Disegno
di Legge di Stabilità 2016), quanto previsto dall'art.
16, comma 11, che recita testualmente: "......a decorrere dal 1° gennaio
2016, l'ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento
accessorio del personale, anche di livello dirigenziale, di ciascuna delle
amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, non può
superare il corrispondente importo determinato per l'anno 2015 ed è, comunque,
automaticamente ridotto in misura proporzionale alla riduzione del personale in
servizio, tenendo conto del personale assumibile ai sensi della normativa
vigente".
Questo comma, quindi, ci
conferma ancora di più quanto è immorale e indecente quello che è
accaduto.
Infatti, non solo i
lavoratori subiranno immediatamente una forte decurtazione del loro salario
mediante la decurtazione del FUA 2015 avvenuta con la legge di assestamento ma,
questo infame effetto, avrà ripercussione, con il comma sopra menzionato, anche
per il futuro.
Al contrario, invece,
la classe dirigente del
MEF, con
l'accordo dello scorso 22 ottobre 2015, aumentandosi cospicuamente le
indennità di posizione e di risultato per il 2015, non solo si garantisce un
forte beneficio nell'immediato ma, anche, successivamente, vaporizzando gli
effetti derivanti dall'entrata in vigore del famoso comma 11, dell'art. 16 della
predetta legge di stabilità.
Insomma, al contadino non
far sapere quanto è buono il formaggio con le
pere!
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