“Se voi, però,
avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò che,
nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in
diseredati e oppressi da un lato e privilegiati e oppressori
dall’altro.
Gli uni sono la
mia Patria, gli altri miei stranieri”.
Sono trascorsi
cinquant’anni da quando Don Lorenzo Milani scrisse queste
parole.
Cinquant’anni dopo
le sue parole sono, purtroppo, ancora molto attuali; si pensi alla guerra dei
poveri prodotta da questa globalizzazione non degli uomini ma delle merci e dei
capitali virtuali, una guerra causata dalle politiche neoliberiste a vantaggio
di un’ élite internazionale.
Proprio con queste
parole, vogliamo
ricordare le nostre sorelle e i nostri fratelli che nel mare hanno trovato la
propria tomba mentre fuggivano dalla miseria e dall’oppressione, inseguendo il
sogno e la speranza di una vita migliore.
Oggi piangiamo i
nostri fratelli e urliamo la nostra rabbia per l’ennesimo crimine annunciato,
vittime del neocolonialismo occidentale, delle sue politiche di rapina, di
guerra imperialista, di destabilizzazione.
Vittime delle
politiche proibizioniste, quindi migranticide, di un’ Unione Europea
che ha gettato alle ortiche perfino i più basilari dei diritti umani, quello
alla vita e all’asilo.
Il criminale che ha
ucciso i migranti nel Canale di Sicilia,
quello che devasta interi paesi dell’Africa e del Medio-Oriente, quello che alimenta il
terrorismo fondamentalista, che cresce nei paesi balcanizzati e che, a volte, ci
porta la guerra in casa, è sempre lo stesso e ha sempre lo stesso nome:
imperialismo.
Quello che è
successo non è una tragedia, ma un crimine.
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