Ministero dell'Economia e delle Finanze

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giovedì 15 maggio 2014

SOMA: il maledetto sfruttamento capitalistico.


L'ennesima strage di operai nella miniera in Turchia, mostra ancora una volta il vero volto del capitalismo e come questo infame sistema sopravviva sul crescente sfruttamento dei lavoratori, il che spesso comporta la "distruzione" delle loro vite.
Non vuole e non può sopportare regole che lo disciplinino.
Lo dimostra il trasferimento della maggior parte della produzione industriale in paesi dove queste regole sono minori e meno rispettate perfino di quanto lo siano in Europa.
Il capitalismo è un mostro che o cresce o muore.
Ma il capitale, ingigantendosi e invecchiando, si isterilisce: il calo del saggio del profitto è una legge inesorabile del capitalismo, quanto lo è la gravità nel mondo fisico.
Il capitalismo corre irrimediabilmente verso la sua crisi storica di sovrapproduzione, quale è quella attuale e il solo modo che ha la borghesia per frenare questo processo è succhiare più plusvalore dal lavoro degli operai.
Costi quel che costi.
Dietro questo massacro ci sono, quindi, le politiche neoliberiste attuate dal governo, le privatizzazioni, i subappalti, la riduzione del numero dei lavoratori occupati e l’intensificazione del loro sfruttamento, l’aumento dell’orario di lavoro.
Una ricetta unica, portata avanti in Europa sotto l’impulso e con la supervisione della Troika (UE, BCE, FMI), attraverso strumenti implacabili come il Fiscal compact e il Trattato di libero scambio tra l'UE e gli Stati Uniti (TTIP), che servono gli interessi del capitale finanziario e liquidano un secolo di conquiste operaie, diritti e libertà democratiche.
Sfruttamento, morti sul lavoro, guerre: finché il capitalismo non apparterrà al passato la classe lavoratrice non potrà emanciparsi da questi suoi nefasti effetti.
Ma può combatterli, può resistervi lottando duramente.
Non basta affidarsi a leggi e norme dello Stato che, da sole, tutelino i lavoratori e per sempre: queste possono essere solo il risultato della forza messa in campo dalla classe operaia nella lotta in difesa dei suoi interessi.
Venendo a mancare questa forza la borghesia non perde tempo a sbarazzarsi, o non applicare, i pretesi diritti acquisiti.
Questo è esattamente ciò che è avvenuto negli ultimi tre decenni.
La lotta per la sicurezza sui posti di lavoro significa, per noi, ricostruzione della forza della classe lavoratrice.
Il nostro dolore per questa ennesima mattanza non ci farà, però, demordere dal continuare il nostro impegno quotidiano per un mondo dove la terra sia coltivata, non consumata, dove i beni comuni siano protetti, non svenduti, dove il lavoro e la casa siano un diritto, non un lusso.

Chi insegna che nulla può cambiare, in realtà vuole solo un altro schiavo.

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