I mercati hanno reagito subito male.
Era ovvio, banche e
finanza volevano la vittoria di uno schieramento "progressista" alleato con l'ex
tecnico della Bocconi.
Se, poi, le elezioni
avessero dato addirittura il successo a quest'ultimo, per i mercati sarebbe
stato il massimo; comunque, erano disposti ad accontentarsi lo stesso.
E invece no, il flusso elettorale non ha seguito quel famoso "senso di responsabilità" tanto invocato.
E invece no, il flusso elettorale non ha seguito quel famoso "senso di responsabilità" tanto invocato.
Di fatto, le
politiche di austerità, perché questo hanno subito capito all'estero, sono state
bocciate.
Migliaia e migliaia di licenziamenti in meno di nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino della casta che ci ha governato fin'ora?
Il palazzo, e anche i sondaggisti, si erano illusi che sarebbe stato così.
Migliaia e migliaia di licenziamenti in meno di nove mesi, il più grave impoverimento di massa dalla fine della guerra, le previsioni sul futuro tutte pessimiste e gli italiani avrebbero dovuto farsi ammaliare ancora dal teatrino della casta che ci ha governato fin'ora?
Il palazzo, e anche i sondaggisti, si erano illusi che sarebbe stato così.
In fondo, le
terribili controriforme delle pensioni e dell'articolo 18, i tagli alla scuola e
alla sanità, erano passati senza quella rivolta sociale che abbiamo visto
crescere in Grecia, in Spagna e in Portogallo.
I sindacati hanno approvato di tutto e di più; i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e a quello del centrosinistra.
I sindacati hanno approvato di tutto e di più; i loro gruppi dirigenti si erano equamente distribuiti tra il sostegno al centro e a quello del centrosinistra.
Anche le ruberie
scandalose della classe politica, non ultima il MPS, sembravano suscitare più
rancore che protesta.
Tutto faceva presagire ad una rappresentazione di regime che vedeva un voto passivo, disposto a votare secondo le indicazioni di quella troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
Tutto faceva presagire ad una rappresentazione di regime che vedeva un voto passivo, disposto a votare secondo le indicazioni di quella troika europea che esercita la sua dittatura in Grecia.
Era tutto
fatto.
Un programma di
governo "responsabile" scritto in sede europea e noto come "agenda Monti"; una
coalizione costruita con la garanzia della "pace sociale" in modo tale da non
spaventare i moderati.
E invece sono andati in
minoranza.
Perché sia i leader
del centrodestra che del centrosinistra, che ora comunque fanno finta di aver
vinto qualcosa, raccolgono il peggior risultato della storia delle loro
coalizioni, rappresentando ciascuna poco più di un quarto dei voti
espressi.
Perché l'ex
Presidente del Consiglio, espressione diretta del potere bancario, ha mostrato
gioia per il solo fatto di essere riuscito ad entrare alla Camera per il rotto
della cuffia.
Perché tutti
costoro, che ci hanno governato in alternanza negli ultimi venti anni e assieme
negli ultimi tredici mesi, sono oggi minoranza nel corpo elettorale e nel paese.
Ed è stato duramente sconfitto, insieme a
loro, anche il Presidente della Repubblica che viene ora sottoposto ad una dura
legge del contrappasso.
Dopo aver imposto la
governabilità a tutti i costi in nome dello spread, dei mercati, si trova adesso
a dover amministrare il più ingovernabile dei responsi elettorali.
Certo, il disagio e
l'incredulità ci assale vedendo i milioni di voti che ancora raccolgono, ma le
dinamiche elettorali, tra cui quelle populiste e scambiste (giusto per rimanere
in tema!) sono ormai un impermeabile tessuto sociale.
Così come, in quel netto rifiuto
esercitato con l'espressione di voto, certamente sono allocati interessi locali
e individuali in contrapposizione con quelli collettivi e di giustizia
sociale.
Comunque, siamo
dentro ad una crisi di sistema che le vecchie politiche e i vecchi schieramenti
possono solo aggravare.
Siamo solo all'inizio
di un processo lungo e doloroso, dal quale si potrà uscire positivamente solo
con l'eguaglianza sociale e il rovesciamento dell'austerità, con la difesa del
pubblico al posto dei mercati, con una politica che difenda il territorio e
l'ambiente dalla devastazione, che stravolga il rapporto dominante del capitale
sul lavoro.
E questo, si potrà
fare solo cambiando sistema, facendo saltare i calcoli e i conti di banche e
finanza.
Sarà dura, molto dura; e noi, lavoratori pubblici del Mef, possiamo giocare un ruolo importante in questa partita.
Sarà dura, molto dura; e noi, lavoratori pubblici del Mef, possiamo giocare un ruolo importante in questa partita.
Condizioni
salariali disastrose (fondo di sede, cartolarizzazione, salario accessorio,
blocco dei contratti e delle retribuzioni per tutto il 2013 e 2014), una
ennesima "riorganizzazione" della struttura complessiva del ministero in
funzione solo degli equilibri di potere esistenti, restrizioni delle prerogative
democratiche e di partecipazione, odiosa gestione autoritaria dei lavoratori,
servizi scadenti erogati all'utenza, mantenimento di sacche di clientelismo,
sono un terreno di battaglia e di lotta al quale nessuno potrà
sfuggire.
Ci sarà da tremare e
da lottare, da pensare correndo.
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